Abuso di farmaci: in aumento quelli impiegati per potenziare l’attenzione sul lavoro

Il sondaggio, su migliaia di persone in 15 nazioni, ha rivelato che provengono da amici, internet, familiari o ricette

Uno studio pubblicato sull’International Journal of Drug Policy e ripreso da Nature online, ha lanciato un allarme preoccupante: è cresciuto l’uso di farmaci impiegati in modo improprio per potenziare l’attenzione, studiare o migliorare le prestazioni sul lavoro. Il risultato è stato frutto di un sondaggio eseguito su decine di migliaia di persone in 15 nazioni nel mondo. I dati emersi hanno rivelato che il 14% ha dichiarato di aver utilizzato “droghe intelligenti” almeno una volta nei 12 mesi precedenti nel 2017, rispetto al 5% del 2015, con una crescita del 9% in due anni.

Larissa Maier è la psicologa dell’Università della California – San Francisco, che ha guidato lo studio: “I partecipanti alla Global Drug Survey – ha dichiarato commentando i risultati ottenuti – sono più propensi della popolazione generale a essere interessati all’uso di droghe, il che potrebbe influenzare i risultati”. La Maier ha poi aggiunto: “Tuttavia, percentuali simili di uso non medico di smart drug sono osservate anche negli studi sulla popolazione generale, e ciò suggerisce che i risultati dell’indagine sono robusti”.

Ed essere preso in esame è stato l’uso di sostanze normalmente prescritte nel trattamento del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), così farmaci studiati per curare i disordini del sonno in chi fa turni notturni; ma anche stimolanti illegali come la cocaina.
 Il tasso più alto di utilizzo è stato riscontrato negli USA: nel 2017 quasi il 30% degli intervistati ha dichiarato di aver usato smart drug almeno una volta nei precedenti 12 mesi, rispetto al 20% del 2015. Non da meno l’Europa: dal 2015 al 2017 l’uso in Francia è salito dal 3% al 16%, nel Regno Unito dal 5% al 23%, in Olanda dal 10% al 24%, in Irlanda dal 4% al 18%.

Come sono entrate in contatto le persone con questi farmaci? Quasi la metà (48%) delle persone ha dichiarato di averli avuti attraverso gli amici, il 10% li ha acquistati da un rivenditore o su internet, il 6% li ha ottenuti da un membro della famiglia e il 4% ha dichiarato di avere le proprie ricette.
 Barbara Sahakian, neuroscienziata dell’Università di Cambridge nel Regno Unito ha osservato: “C’è un crescente uso legato agli stili di vita di farmaci che potenziano le capacità cognitive da parte di persone sane e questo solleva preoccupazioni etiche”.

Beatrice Spreafico

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