Andrea Doria: il più grande, abile e longevo ammiraglio italiano di sempre

La vita straordinaria di un grande ed insuperato condottiero del mare

Pensando alla storia di Genova e alle glorie che la grande repubblica marinara seppe conseguire sul mare, il primo nome che viene alla mente è senza dubbio quello di Cristoforo Colombo; ma un altro grande ligure merita di essere ricordato per le sue imprese, anche se non come esploratore e scopritore di nuovi continenti, ma come “corsaro”: Andrea Doria.

Andrea Doria non era esattamente un genovese, essendo nato ad Oneglia (oggi in provincia di Imperia), ma genovese è considerato avendo compiuto gran parte delle imprese che lo resero famoso proprio al servizio della repubblica di Genova. Il nostro personaggio nacque il 30 novembre del 1466 da famiglia non nobile e rimase orfano di padre quando aveva appena dieci anni; da allora Andrea condusse con i suoi fratelli e la madre una vita normale per quei tempi, studiando, imparando a maneggiare le armi e dedicandosi con passione allo studio dell’arte della navigazione. All’età di diciassette anni perse anche la madre e così decise di trasferirsi a Genova in cerca di fortuna; ma a quell’epoca Genova non era più la grande repubblica marinara che era stata un tempo, ed era continuamente preda di conquistatori spagnoli o francesi a seconda delle circostanze storiche. Andrea decise allora di partire e girare per l’Italia: si recò prima a Roma dove trovò lavoro come ufficiale della guardia pontificia, e nel 1492 passò al soldo di un grande condottiero del tempo quale Federico da Montefeltro; fu poi sotto le insegne del re di Napoli Ferrante d’Aragona intento a combattere i francesi di Carlo VIII (quello della battaglia di Fornovo del 1495). Successivamente Andrea Doria partì per Gerusalemme dove venne in contatto con i mussulmani, ossia coloro che divennero i suoi acerrimi nemici e contro i quali compì le grandi imprese sul mare che lo resero famoso. Tornato in Italia riprese a combattere nella contesa tra francesi e spagnoli che si contendevano il dominio della penisola, ma questa volta sotto le insegne francesi; fu poi al servizio dei Della Rovere e successivamente combatté per la città di Genova impegnata a sedare una rivolta in Corsica. Nel 1512 il doge di Genova (si, perché il titolo di Doge è famoso riguardo la Serenissima Repubblica di Venezia, ma in realtà era in uso anche presso altre repubbliche) lo nominò capitano del Mare.

Quando Leone X divenne papa, fu organizzata una lega per affrontare i pirati musulmani che imperversavano nel mediterraneo e prendevano continuamente di mira le coste e le città italiane; Andrea Doria vi partecipò come comandante della flotta genovese, sotto le cui insegne riportò grandi successi. Successivamente però, Genova passo in mano spagnola ed il nuovo pontefice Clemente VII affido al Doria il compito di riportare Genova sotto l’influenza francese, dato che lo Stato Pontificio faceva parte della Lega di Cognac in funzione anti-spagnola, assieme a Venezia, Firenze e la Francia. In questa veste Andrea Doria riporterà ancora notevoli successi sul mare, mentre le forze di terra non riusciranno ad impedire la calata dei lanzichenecchi che porranno al sacco Roma nel maggio del 1527. A questo punto, col papa prigioniero degli spagnoli, il Doria si mise al servizio del re di Francia avendone il titolo di Ammiraglio di Francia all’età, per quei tempi ragguardevole, di sessant’anni.

Col re di Francia nacquero però dei dissapori (soprattutto di carattere economico), per cui il nostro personaggio fece un bel “giro di valzer” e nel 1528 si mise al servizio nientemeno che dell’imperatore Carlo V, acerrimo nemico dei francesi. Questa scelta non deve stupire ne scandalizzare, ma va necessariamente contestualizzata: il Doria, al pari dei suoi colleghi mercenari (che a quell’epoca erano assai numerosi), combatteva per il soldo, per cui era assolutamente normale e niente affatto immorale cambiare bandiera se il “datore di lavoro” del momento non pagava.

Arriviamo quindi al 1530, anno in cui l’ormai anziano ammiraglio fu mandato a combattere la flotta mussulmana di Solimano il Magnifico; lungo le coste del Mediterraneo orientale la flotta comandata dal Doria inflisse ai turchi delle cocenti sconfitte. Dopodiché venne il momento di vedersela col pirata algerino Barbarossa, che sarà il più acerrimo nemico del Doria, la cui flotta di pirati musulmani imperversava lungo le coste italiane di area spagnola. In questo ambito Andrea Doria riuscì a sottrarre al suo nemico la città di Tunisi, base operativa dei pirati musulmani, conseguendo così uno dei più grandi successi della sua carriera di ammiraglio. Il 28 settembre del 1538 vi fu poi la grande battaglia di Prevesa (Grecia nordoccidentale) tra la flotta del Barbarossa e quella alleata di Spagna, Francia, Genova, Venezia e Stato pontificio; la battaglia non fu risolutiva, ma viene comunque ricordata come una delle più cruente battaglie navali nel Mediterraneo.

Da questo momento in poi Andrea Doria dovette soprattutto occuparsi delle questioni interne di Genova, città le cui fazioni erano perennemente in lotta per la contesa del potere cittadino. Ma nonostante l’impegno interno e l’età ormai avanzatissima per l’epoca, nel 1550 (oramai quindi più che ottantenne), il vecchio ammiraglio riprese la lotta sul mare contro i musulmani infliggendo loro altre dura batoste lungo le coste della Tunisia.

Andrea Doria, il più grande ammiraglio italiano di ogni tempo, concluse la propria carriera nel 1559 nella difesa di Napoli contro le truppe francesi, per poi morire il 25 novembre l’anno successivo alla veneranda età di novantaquattro anni.

Marco Ammendola

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