Parlare d’amore con amore

Arroganza e presuntuosità: “La bulimia dell’aver ragione!”

Un atteggiamento prevaricatore, maleducato, diffuso

Carissimi Amici, carissime Amiche, la causa primaria dei conflitti – piccoli o grandi che siano – consiste nel voler avere ragione a tutti i costi.

E allora tu?” è la tipica risposta di chi a fronte di un’osservazione, adotta una comunicazione di difesa attaccando l’interlocutore.

Niente di meno efficace se l’obiettivo non è precorrere il litigio. Questo perché, “ovviamente”, la persona che muove un’accusa, a prescindere dalla rilevanza oggettiva costituita dal fatto in sé, si ritiene lesa in un suo diritto e, pertanto, il suo livello di equilibrio è compromesso; in altre parole – essendo esasperata – è già pronta ad inveire ed a meditare vendetta qualora la sua rimostranza non venisse accolta, perché ritiene di “avere ragione”.

L’interlocutore “accusato”, interpreta come una perdita del proprio potere personale sia l’atto di scusarsi per il fastidio arrecato oltreché il modificare – come richiestogli – il comportamento “incriminato”. Si percepisce coercizzato e sottomesso alla volontà dell’altro. Se ha assunto ed assume un certo comportamento è perché “ha ragione” e non intende recedere.

Tipico è l’esempio delle classiche liti condominiali: “disattendi il regolamento di condominio, tenendo alto il volume della musica. Ti chiedo di abbassarlo”, esordisce l’accusante. “E allora tu che parcheggi abusivamente l’auto fuori dal box?”si difende incoerentemente l’accusato. E da qui in poi è un’ escalation di colpevolizzazioni. Il risultato? Non salutarsi più e vivere entrambi – prevaricati – nell’esasperazione.

Forse basterebbe argomentare le reciproche motivazioni – una alla volta pero!! – evitando d’interrompersi vicendevolmente a sostegno dei torti dell’altro, più ancora che delle proprie ragioni, per addivenire ad un accordo. Sulla tolleranza, quando si tratta di trasgressioni oggettive ed ovviabili – in nome del buon vivere civile – dichiaro le mie riserve personali.

“Figurati se io, in casa mia, non posso ascoltare la musica come voglio per quel rompiscatole, anzi alzo ancora di più il volume e che mi dica ancora qualcosa che gliela faccio vedere io”, è il pensiero – che si traduce in comportamento – conferito da un atteggiamento prevaricatore. Certo, anche arrogante e maleducato, tuttavia purtroppo molto diffuso.

“Che fastidio gli crea la mia auto? In fin dei conti la posteggio fuori dal mio box, non davanti al suo. E’ solo un cafone che vuole avere ragione”, è il pensiero dell’accusante, divenuto ora anch’egli accusato. Peccato che i millesimi della comproprietà dispongono di regole ben precise in merito alla loro (non) occupazione. Ma, anch’egli, non vuole recedere perché vuole avere ragione.

Ho descritto un esempio di banale quotidianità, al quale potrei aggiungerne molti altri, constatabili anche tra amici oltreché all’interno della coppia e della famiglia. Un altro – però – mi sta proprio a cuore segnalarlo: coloro che vanno in bicicletta sul marciapiede o nelle zone pedonali, ben consapevoli che sia vietato! Disturbano i pedoni, i più sfrontati suonano pure il campanello, e se gli si dice qualcosa… vi mandano a fare… avete ben inteso cosa. “Vogliono avere ragione”. A costoro, si aggiungono quelle persone che definisco i “tarocchi della cortesia”, ovvero coloro che commettono identica infrazione e si scusano: una vera presa in giro. Certo, come avrebbero potuto evitare di passare sul marciapiede e mantenersi sulla strada?! In ogni caso le risposte sono sempre arroganti, dal vaffa all’accusa d’intolleranza. Ed inevitabilmente si litiga!

Per evitare le sgradevoli situazioni sopracitate, basterebbero “solo” il rispetto e la buona educazione, tuttavia sono parametri divenuti talmente soggettivi e strumentalizzati che è necessario il ricorrere a regole scritte, sottoscritte e – comunque – spesso disattese, in nome del fatto che “io ho ragione perché lui è peggio di me”.

Un antico detto popolare asseriva che “la ragione si dà ai matti”…

Poiché a volte capita – seppure in buona fede – di arrecare fastidio a qualcuno, credo che la segnalazione debba essere sempre esposta con gentilezza. Di fronte ad un interlocutore intelligente, corretto e, soprattutto non affetto da “bulimia da ragione”… la risposta, in termini dialettici e comportamentali, non può che essere pertinente.

Un abbraccio!

Daniela Cavallini

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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