Politica

Autostrade: nervi tesi tra Conte e Benetton

L'ira del premier: "Niente ricatti: chi sbaglia, paga". Intanto Atlantia ieri sprofonda in Borsa: chiusura di seduta a -15,1% e rischio concreto di fallimento

E’ scontro duro tra il premier, Giuseppe Conte ed il Gruppo Benetton circa la concessione per la gestione delle autostrade. Nel corso di due interviste rilasciate a ‘Il Fatto Quotidiano’ e a ‘La Stampa’, Conte non ha usato mezzi termini.

“Non siamo disponibili a concedere ulteriori benefici. I Benetton non hanno ancora capito che questo governo non accetterà di sacrificare il bene pubblico sull’altare dei loro interessi privati – ha tuonato il premier dalle colonne del quotidiano piemontese -. Non prendono in giro il presidente del Consiglio e i ministri, ma i familiari delle vittime del ponte Morandi e tutti gli italiani”.

“La verità è che le varie proposte transattive fatte pervenire da Aspi non sono soddisfacenti”, ha detto poi il premier a ‘Il Fatto Quotidiano, rimarcando la linea della fermezza nell’ambito della trattativa con il Gruppo veneto.

Immediata la replica dei Benetton i quali hanno affermato di aver “sempre rispettato le istituzioni: quando in passato è stata sollecitata ad entrare in diverse società – è quanto filtra da ambienti vicini agli imprenditori veneti (ricordando gli investimenti in Alitalia, Autostrade e altre società in via di privatizzazione) – così come oggi”.

Non è tardata neanche la controreplica di Conte: “In una logica corretta di rapporti in equilibrio tra concedente pubblico e concessionario privato, se c’è stato un problema di cattiva manutenzione, di inadempimenti, la responsabilità va sul management, non sulla cittadinanza che deve subire il ricatto di eventuali conseguenze di incertezza che avrebbero le decisioni pubbliche sul concessionario privato”. “Sicuramente ci sarebbero dei problemi in una società sottoposta a revoca – ha proseguito il premier -. Non andare avanti vorrebbe dire che è “possibile continuare il dispendio di risorse pubbliche e che bisogna dar prevalenza all’intervento privato”. “Se ci sono ponti e questi ponti crollano, dobbiamo saper sanzionare chi è responsabile di questo crollo”, ha detto ancora Conte. Circa la possibilità di revocare la concessione, il presidente del Consiglio  ha spiegato: “Se arriveremo a questo, abbiamo delle risposte, delle soluzioni da offrire”, anche se “certamente ci sarebbero dei problemi per una azienda sottoposta a revoca”.

Intanto, per Atlantia è stato profondo rosso ieri in Borsa. Il titolo ha perso il 15,1% con le azioni a 11,36 euro. Sullo sfondo comincia a materializzarsi lo spettro del fallimento, alla luce di un crack da 19 miliardi di euro in caso di revoca della concessione. 10 miliardi si tradurrebbero in debiti causati dalla riduzione della penale inserita nel Milleproroghe che andrebbe a colpire ASPI. 9 miliardi invece si riverserebbero come rosso sui bilanci di Atlantia. Larga parte di questi importi sono detenuti da investitori istituzionali e grandi istituzioni finanziarie italiane ed europee. 750 milioni poi, sono dati da un prestito obbligazionario retail Aspi in possesso di 17.000 piccoli investitori.

Data la situazione, Atlantia ha convocato per stamattina un CdA straordinario dal quale però, non dovrebbero emergere decisioni definitive. Nelle stesse ore si terrà anche un Consiglio dei Ministri che, con ogni probabilità, affronterà anche questo rovente tema.

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