Storia

Bologna, 2 agosto 1980

Quella strage vista con gli occhi di un bambino

Milano, 2 agosto – Bologna, 2 Agosto 1980, ore 10.25. Un boato squarcia il consueto brusio della stazione ferroviaria. Un ordigno ad alto potenziale esplode lasciando a terra 85 morti e oltre 200 feriti. Antonio era un bambino di 11 anni, e quel giorno si trovava in vacanza dai nonni in Calabria; pochi giorni dopo sarebbe ripartito in treno con i suoi genitori alla volta di Milano.

Di quanto accaduto, al momento ne capisce sì la gravità dalle immagini in televisione, ma alla fine è solo un bambino con un orizzonte ancora molto contenuto.

Qualche giorno dopo, giunge il momento della partenza e, dalla lontana Calabria, il treno si mette in movimento alla volta del nord. E’ mattina presto quando il convoglio varca il territorio dell’Emilia Romagna; avrebbe dovuto far fermata anche a Bologna, ma le ovvie ragioni di sicurezza e di impraticabilità della stazione cancellano quella sosta. Il treno si avvicina lentamente a quel luogo che Antonio aveva visto distrutto in tv; lui sta guardando dal finestrino e quando, quasi a passo d’uomo, il treno entra nella stazione, il percorso verso la maturità di quel bambino subisce un’accelerazione inversamente proporzionale alla velocità del convoglio ferroviario.

Davanti ai suoi occhi gli si para un’immagine di devastazione totale. Metà della stazione non esiste più: solo macerie e quell’orologio, fermo alle 10.25, come a dire che in quel momento si era fermata la vita di tanti, così come a simboleggiare uno spartiacque per molti, per un’intera Nazione. Gli occhi di un bambino mai dovrebbero subire un impatto così micidiale, ma Sua Maestà, Il Caso, per Antonio aveva disposto diversamente ed ora poteva realmente veder quelle immagini, fino a poco prima solo televisive, prendere una forma assolutamente reale, concreta.

Antonio si rattrista, quasi sta per piangere cominciando a capire che la vita è purtroppo anche questa, che c’è qualcuno pronto a far del male a chi non lo merita per perseguire disegni ancora oscuri, ed avvisa un sentimento di paura vera; pensa al suo papà che fa il poliziotto, e mai come in quel momento comprende l’importanza di quel lavoro, ma comprende anche che il suo papà è tra quelli che si oppongono ogni giorno al male e per questo possono anche morire. Lo cerca all’interno dello scompartimento, e lo abbraccia forte come a cercare garanzie che tutto ciò che ha appena visto, quel vento di morte e distruzione, non toccherà mai né lui, né la sua famiglia. Ma molto di più c’è in quell’abbraccio: la trasmissione della fedeltà e del rispetto incondizionato delle Leggi di uno Stato democratico anche laddove la democrazia e le sue Leggi appaiono revocate dall’esplosivo.

Il treno lentamente esce da ciò che rimane della stazione per proseguire il suo percorso, ma le immagini devastanti non abbandonano quel bambino che oggi, da uomo, le conserva ancora nitide come se fossero state viste pochi minuti prima. E che, sommessamente, in punta di piedi, nel riguardo a chi da quel giorno non è più tra noi ed a chi ne porta ancora i segni indelebili, da queste colonne ha provato a raccontarle, per non dimenticare.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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