Calcio, Mondiali: Francia campione vent’anni dopo

Croazia battuta 4-2

Vent’anni dopo, la Francia è nuovamente in trionfo. Nella finale di ieri, al “Luzhniki” di Mosca, i “Bleus” hanno tramortito la Croazia per 4-2 e si sono laureati per la seconda volta Campioni del Mondo dopo il successo del 1998 quando, dopo essersi imposti proprio contro i croati in semifinale, ebbero la meglio sul Brasile per 3-0. La fascia di capitano dei francesi, in quell’occasione, era stretta attorno al braccio di Didier Deschamps, che grazie al successo in Russia si è aggregato a Mario Zagallo e a Franz Beckenbauer per comporre l’esclusiva triade di coloro i quali hanno vinto il Mondiale tanto da calciatori quanto da allenatori.

Il copione dell’incontro si è snodato in modo quasi prestampato. La Nazionale di Dalic, reduce da tre turni prolungati dai tempi supplementari, ha provato ad aggredire immediatamente l’incontro nel tentativo di sfruttare con profitto le scarse energie rimaste; i francesi, consapevoli dell’inevitabile limite fisico in cui a lungo andare sarebbero incorsi gli avversari, hanno invece inizialmente vissuto sull’attesa, per poi esplodere in fulminee e pungenti sortite offensive.

Il vantaggio francese, in realtà, arriva però per una sventurata deviazione di Mario Mandzukic, che al 18° minuto interviene su una velenosa punizione dalla trequarti di Griezmann, infilando l’incolpevole Subasic. L’orgoglio croato è tuttavia impagabile e al 28° viene premiato dallo splendido pareggio di Ivan Perisic, che dopo essersi liberato in area, sfodera un violento diagonale mancino su cui Lloris non può opporsi. Dopo dieci minuti prende però corpo l’ascesa transalpina. Perisic colpisce di mano in area il pallone deviato di testa da Matuidi, inducendo l’arbitro argentino Pitana a rivedere l’azione sullo schermo a bordo campo; la prolungata indagine del direttore di gara testimonia la difficoltà della decisione, con il croato che è sì molto vicino all’avversario, ma è anche scomposto nel movimento e con il braccio largo. Non senza il residuo di qualche dubbio, l’arbitro sudamericano propende per la concessione del penalty, che Griezmann trasforma con freddezza olimpica spiazzando Subasic per il 2-1 a favore dei “galletti” con cui si chiude il primo tempo.

Nella ripresa i croati cedono fisicamente e nel giro di sei minuti la Francia dilaga implacabilmente. Al 59° minuto Pogba raccoglie dal limite la ribattuta susseguente ad un proprio tiro e fulmina Subasic con una staffilata di sinistro; poco dopo arriva la replica di Mbappé che con un diagonale chirurgico dalla distanza fissa momentaneamente il risultato sul 4-1, punteggio severissimo, ma che descrive il divario tra le due squadre in termini di potenziale offensivo e di concretezza in zona gol. Al 69°, però, Lloris incappa in una gravissima leggerezza nel tentativo di dribblare Mandzukic a pochi metri dalla porta e viene bruciato dall’attaccante bianconero, che restituisce una speranza più vaga che reale alla Croazia. La squadra di Dalic, infatti, non ne ha più e per i francesi non è difficile condurre in porto la vittoria.

Il successo della squadra di Deschamps è limpido non solo nel suo atto conclusivo, ma anche lungo l’intero cammino mondiale, composto da sei vittorie e da un solo pareggio, peraltro ininfluente, maturato contro la Danimarca nel terzo incontro del girone. Ancora meno discutibili, inoltre, sono i meriti dell’allenatore transalpino, la cui costruzione del gruppo comincia due anni fa con la sconfitta nell’Europeo di casa contro il Portogallo, peraltro privo di Cristiano Ronaldo; da allora, Deschamps non ha temuto di operare anche esclusioni eccellenti (vedi Benzema) per puntare su una generazione d’oro che ricorda quella che egli stesso due decenni fa contribuì a comporre. Dall’altra parte, la sconfitta finale non deve ridimensionare l’eccellenza del percorso compiuto dagli uomini di Dalic, giunti, è vero, all’epilogo mondiale grazie a tre pareggi ottenuti entro i novanta minuti negli scontri ad eliminazione diretta (poi seguiti da due vittorie ai calci di rigore e dal successo ai supplementari contro l’Inghilterra), ma capaci altresì di esibire un’ottima organizzazione, esente, per di più, dalle storiche amnesie che da sempre contrassegnano il calcio slavo, grazie ad un centrocampo in cui ha brillato la luce di Luka Modric, non a caso nominato miglior giocatore del torneo.

Gigi Bria

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