Calcio Serie A

Calcio: se ne va Gigi Simoni. Vinse l’ultima Coppa UEFA con l’Inter

L'omaggio ad un signore del mondo del pallone

Il mondo dello sport brulica di personaggi capaci di consegnarsi alla storia della propria disciplina in virtù di una bacheca che deborda di trofei oppure di garantirsi visibilità grazie alla capacità di bucare lo schermo dispensando frasi ad effetto.

Ma ci sono anche personalità come Gigi Simoni – a cui in carriera, tanto da giocatore quanto da allenatore, non sono mancate le vittorie e le soddisfazioni – che invece si è riservato un posto nei ricordi del calcio in ragione di una signorilità quasi anacronistica, tale da garantirgli il rispetto di tutto il movimento calcistico.

Da Milano a Napoli, da Genova a Cremona, da Cosenza a Sofia, il mondo del pallone saluta con commozione un uomo ed un allenatore apprezzato trasversalmente e senza eccezioni; nato a Crevalcore nel 1939, il tecnico si è spento ieri all’ospedale di Lucca, esattamente undici mesi dopo essere stato colto da un ictus che ne aveva compromesso gravemente le condizioni di salute.

La carriera di calciatore del giovane Simoni muove nel 1959 dal Mantova di Fabbri, con un intermezzo al Napoli in serie cadetta; con i partenopei nel 1962 arriva peraltro la conquista della Coppa Italia. Trascorre poi quattro anni a Torino (tre con i granata ed uno con i bianconeri), prima di dividersi tra Brescia e Genoa, conquistando con entrambi i club la promozione nella massima serie e con i grifoni anche il campionato di serie B nel 1973.

Da allenatore brucia le tappe. Appesi gli scarpini al chiodo nel 1975, assume nello stesso anno la guida tecnica dei liguri, sulla cui panchina siederà in tre distinti periodi fino al 1988. Dopo Pisa, Lazio, Empoli, Cosenza e Carrarese approda nel 1992 a Cremona, dove trascorre quattro anni che gli fanno meritare un posto di spicco negli almanacchi del club grigiorosso, tanto da essere nominato “allenatore del secolo“ in occasione del centenario della squadra lombarda; arrivano infatti una promozione in serie A e due salvezze, ma soprattutto la conquista del Torneo anglo-italiano grazie al successo per 3-1 sul Derby County nel prestigioso scenario di Wembley.

Il fulcro della carriera di Simoni ruota però intorno a Milano e al nerazzurro; dopo una parentesi alla guida del Napoli, Moratti infatti lo vuole alla guida di un’Inter ambiziosa anche grazie all’arrivo di Ronaldo, che in quegli anni è nella propria fase apicale. La sensazione che i nerazzurri possano riassaporare la gioia dello scudetto quasi dieci anni dopo l’ultima volta viene però frustrata il 26 aprile 1998, giorno in cui nello scontro diretto con la Juventus l’ormai famigerato contatto in area tra Iuliano e Ronaldo non viene giudicato punibile dall’arbitro Ceccarini; in tale occasione persino un uomo di rara compostezza come Simoni perde le staffe arrivando ad ingiuriare il direttore di gara, senza tuttavia smettere di rivolgergli il Lei (“Si vergogni…”).  Nello stesso anno arriva però il fregio più scintillante della sua carriera quando i nerazzurri demoliscono per 3-0 la Lazio al “Parco dei Principi” e si aggiudicano la Coppa UEFA.

È questo il punto più alto del percorso professionale del tecnico, che successivamente si fa declinante. Esonerato dall’Inter, accetta la guida del Piacenza, ma la breve esperienza – verrà esonerato dopo quattro mesi – viene funestata dalla tragica morte del figlio Adriano, che non sopravvive alle conseguenze di un tremendo incidente stradale alle porte di Bologna. Il lavoro diventa una fuga dal dolore e Simoni fa tappa nella Torino granata; poi trascorre qualche mese in Bulgaria, dove accetta la panchina del CSKA Sofia sfiorando la vittoria nella Coppa nazionale, quando la sua squadra viene battuta in finale dal Levski. Dopo la puntata tra i Balcani, ottiene una promozione in serie A con l’Ancona, per poi fare ritorno al Napoli e successivamente assumere l’incarico proposto dal Siena.

Spende gli ultimi anni all’interno del mondo calcistico alternando panchina e scrivania (in qualità di direttore tecnico) tra Lucchese, Gubbio e Cremonese, società nella quale ricopre gli ultimi incarichi dirigenziali fino ad assumerne la presidenza. Nel 2016 gli subentra Michelangelo Rampulla e fa ritorno nella sua amata Toscana, terra che ne ha accompagnato gli ultimi anni di vita.

Gigi Bria

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Gigi Bria

Le cose migliori arrivano per caso. Per caso, ormai dieci anni fa, iniziai ad insegnare diritto ed economia politica in una scuola superiore di Milano. Sempre per caso, qualche anno fa, mi fu proposto di scrivere. Ho visto "La Voce" quando era ancora un embrione; ora è il giovane figlio di cui mi prendo cura ogni giorno parlando di sport e dirigendone la relativa redazione. Seguo il mondo del calcio, confidando di riuscire a non far mai trasparire la mia pur blanda fede calcistica.
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