Tutto il bello che c’è

“Casa dolce casa…”

Lo spazio intimo che rappresenta la nostra personalità

Carissimi Amici, carissime Amiche, la casa è il luogo in cui viviamo, attorniati da arredi ed oggetti attraverso i quali maggiormente esprimiamo la nostra personalità, scevri da condizionamenti; il nostro spazio intimo che accoglie e raccoglie le manifestazioni della creatività insita in ognuno di noi.

Vi sono i sostenitori dello stile “minimalista” che privilegiano un ambiente essenziale, composto da pochi mobili moderni e squadrati, spoglio di suppellettili ornamentali, in netta contrapposizione a coloro che amano attorniarsi di molti oggetti, posati su mobili d’epoca Barocca. E, questi, sono i due estremi; tuttavia vi sono molte fantasie “di mezzo” che suggeriscono uno stile meno appariscente, ma non meno affascinante: un elegante equilibrio.

Personalmente esprimo la mia personalità contrastante, attraverso la contrapposizione sacro/profano, abbinando con istintiva passione arte ecclesiale ad opere artistiche moderne, spesso raffiguranti nudità. Magico – a mio parere – l’accostamento di una statua lignea di carattere religioso e rigorosamente appartenente all’alta epoca, accostata ad una scultura modernissima – astratta – con induttivo riferimento sensuale! Altrettanto affascinante considero la coesistenza di mobili antichi con strutture moderne di design, così come arricchire le pareti con alternanza di opere figurative antiche ed astratte. Identica dicotomia epocale nella scelta dei tappeti.

Sorrido nel pensare all’espressione contrariata dei fautori del “minimal”, tuttavia ho visitato case di amici che, arredate con sobrietà minimalista, mostrano un “look” altamente sofisticato. E’ indubbio che l’abbondanza di oggetti penalizzi l’esaltazione del singolo, ma, per un collezionista, l’amore per l’oggetto in sé, può talvolta oltrepassare il limite della proporzione estetica.

E… per amore di “pari opportunità”, come non annoverare l’intramontabile “stile classico”?! Equilibrato e compito, è certo antitetico con personalità esuberanti, ma è assai apprezzabile per la rilassante pacatezza che emana.

Innegabile un cenno a “Sua Maestà” il colore che pur rinnovandosi – variando se stesso – nelle sfumature e nell’utilizzo stilistico oltreché nelle tecniche di applicazione, resta fedele a se stesso in ogni epoca. Si pensi ad esempio alla preziosità del mobile veneziano che raggiunse l’apoteosi nel XVIII secolo con arte povera e laccature, in confronto con gli odierni mobili laccati che risplendono tonalità e fantasie appariscenti, alternative ad un sofisticato monocromatico.

A prescindere dallo stile prescelto o dalla miscellanea di stili diversi, penso che il denominatore comune debba essere la qualità dei pezzi. Certo si può obiettare che la “qualità costa cara”, ma è altrettanto vero che il “costo della non qualità” si rivela – tempo al tempo – ancor più alto se paragonato alla durata ed allo scarso piacere visivo e tattile.

Da non sottovalutare la sensibilità all’obsolescenza dell’arredamento contemporaneo “economicamente invitante”, considerando che solo pezzi di design di eccellente qualità trascendono tale limite, resistendo al cambiamento di tempi e mode, mantenendo intatto oltre al valore, il fortissimo impatto visivo, sino a vantare – nel tempo futuro – l’annoveramento nella prestigiosa area dei “Classici del design”. Ne costituisce un esempio la peculiare modernità dei pezzi disegnati da alcuni architetti famosi nei primi decenni del XX secolo, quali Le Corbusier, Ludwig Mies van der Rohe, Eero Saarinen, Charles Eames, Verner Panton, tanto per citarne solo alcuni, le cui progettazioni sono tutt’oggi riedite con successo, da marchi sinonimi di alta qualità.

Da appassionata, mi riconduco al contrasto antico/moderno/design, con un suggerimento nella scelta del mobile antico – che può rivelarsi utile soprattutto per chi dispone di un budget limitato – e che consiste nel rivolgersi ad antiquari professionalmente qualificati che possano offrire pezzi di epoca relativamente recente – XIX secolo, inizi XX, sino al periodo Decò, strizzando l’occhio al Modernariato – ancora in ottimo stato, anziché puntare ad arredi di epoche precedenti – economicamente assai più impegnative se di pregio – versanti in cattive condizioni. Lasciarsi lusingare dall’antecedenza del periodo – a scapito della qualità – è un errore. Anche nell’antichità costruivano mobili e soprammobili di dubbio gusto e fattura ed alcuni mostrano eccessivi segni di deterioramento a causa di cattività subite. Evitiamo quindi banali mitizzazioni.

Inconfutabile che ogni epoca vanti arredi di rara bellezza e fattura, pertanto è – a mio parere – preferibile, ad esempio, un cassettone ottocentesco tipico dell’epoca, rispetto ad uno coevo, ma ricalcante stilemmi di ere antecedenti, tipo un canterano del ‘500 rifatto nell’800.

Un’osservazione più attenta merita il periodo eclettico – dal 1830 sino a fine XIX secolo – per la tipica filosofia della corrente, ovvero sprigionare inventiva e fantasia generando nuove interpretazioni di mobili appartenuti al passato, combinando più stili anche in un solo pezzo, all’insegna del virtuosismo e dell’eleganza. Un vero e proprio revival storico, ispirato alle forme gotiche, barocche, sino alle più recenti neo classiche.

Altro elemento che personalizza con originalità la casa e libera la personale istintualità – non escludendo talvolta la bizzarria – riguarda le collezioni di oggetti. Per un risultato gradevole e non “raccogliticcio”, tali oggetti dovranno integrarsi con l’ambiente convivendo armoniosamente, tuttavia, nulla osta ad un angolo tutto nostro, riservato alla filosofia “mi piace e lo voglio”.

Infine, prescindendo da ogni considerazione, credo che l’aspetto davvero vincente resti sempre e comunque il circondarsi delle cose che amiamo.

Un abbraccio!

Daniela Cavallini

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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