CORONAVIRUS. Autocertificazioni: i dubbi degli operatori di Polizia

L'attuale DPCM non fa chiarezza sul fatto che sia ancora obbligatorio far sottoscrivere le autocertificazioni. SIPPE (Sindacato Polizia Penitenziaria) e LeS (Libertà e Sicurezza) scrivono a Conte

La sequenza di DPCM emanati dal Governo in materia di epidemia da coronavirus e le relative autodichiarazioni, hanno generato non poca confusione nell’ultimo mese. Secondo le sigle sindacali degli operatori di Polizia, SIPPE (Sindacato Polizia Penitenziaria) e LeS (Libertà e Sicurezza), l’ultimo Decreto della Presidenza del Consiglio, avrebbe di fatto eliminato, attraverso l’Articolo 8, ogni effetto dei precedenti DPCM datati 8, 9, 11, 22 marzo e 1° aprile.

Il problema sta nel fatto che a quei decreti erano connesse le autodichiarazioni che i cittadini avevano l’obbligo di compilare per spiegare le ragioni dei loro spostamenti, in caso di fermo da parte degli agenti della Polizia di Stato come dei Carabinieri, Guardia di Finanza e polizie locali. Stando ad un’interpretazione letterale, con l’abrogazione dei precedenti DPCM, sarebbero venuti meno anche gli obblighi connessi alle autodichiarazioni delle quali il vigente Decreto del 10 aprile, non fa menzione se non per chi entra o transita nel nostro Paese. In questo caso, la dichiarazione è consegnata al vettore d’imbarco ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica del 28 dicembre 2000, n.445. Quanto al resto, non c’è chiarezza. Come si devono comportare gli operatori di Polizia, allorquando fermano un cittadino? E’ ancora obbligo fargli sottoscrivere l’autodichiarazione?

Giovanni Iacoi, Segretario Generale di LeS ed Alessandro De Pasquale, Presidente del SIPPE, hanno rivolto la domanda al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ed al Capo della Polizia Franco Gabrielli.

Iacoi e De Pasquale hanno scritto una lettera alle suddette cariche dello Stato, facendo notare che: “… gli appartenenti alle forze di polizia rischiano di agire nella totale incertezza” e nel caso in cui dovessero trovarsi nella condizione di elevare verbali nei confronti di chi circola senza averne una valida ragione, i sanzionati potrebbero rivolgersi al Giudice per impugnare il provvedimento, cosa che andrebbe a comportare, “un serio pregiudizio alle delicate ed importanti funzioni delle Forze di Polizia”, messe nella condizione di imporre al cittadino la sottoscrizione di un documento la cui validità potrebbe essere annullata da parte dell’Autorità Giudiziaria, poiché non contemplato nell’ultimo DPCM, nonché l’unico avente forza di legge. A questo si andrebbe ad aggiungere il tempo investito dagli agenti per accertare la veridicità delle dichiarazioni formulate dal cittadino, sottraendolo ad altre mansioni non meno importanti.

Dubbi di legittimità sulle autodichiarazioni, come ricordano Iacoi e De Pasquale nella loro lettera, sono già state espresse da una parte della magistratura che ha reputato “inapplicabili gli articoli del codice penale in essa indicati”. In importante considerazione è da tenere inoltre il parere del Prof. Giovanni Maria Flick, Presidente Emerito della Corte Costituzionale, il quale “considera illegittimi eventuali arresti penali per il delitto di falso, in relazione ai decreti COVID_19”.

Proprio per non cadere in confusioni dannose, Iacoi e De Pasquale hanno chiesto alle Autorità destinatarie della loro lettera, l’emanazione di circolari a chiarire nel merito ed affermare al di là d’ogni dubbio, se oggi occorre ancora obbligo nel far sottoscrivere le autodichiarazioni ai cittadini fermati sul territorio nazionale.

Per leggere la lettera inviata dai Segretari Nazionali delle due rappresentanze sindacali, cliccare sul link sottostante.

Lettera_Autodichiazioni_DPCM_10_Aprile

La Voce

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