Cultura e Spettacolo

Coronavirus, profezie di una pandemia: da Nostradamus a Bill Gates

Cosa pensare a fronte di previsioni così catastrofiche?

In questi giorni in cui imperversa l’emergenza coronavirus c’è stata una ricerca quasi affannosa di indizi e profezie che in qualche modo avessero previsto l’evento.

Naturalmente, il primo personaggio a cui si è pensato è stato l’astrologo e speziale francese Michel de Nostredames, meglio noto come Nostradamus, che nel suo libro “Le Profezie” scritto in quartine nel 1556 avrebbe già previsto l’attuale epidemia. Lo sostiene Renucio Boscolo considerato tra i più esperti studiosi del “veggente” francese, il quale fa sapere che “ben prima della diffusione globale del contagio avevo letto i suoi versi e avevo avvertito che sarebbe diventata una pandemia”.

A dimostrazione dell’assunto, Boscolo cita la quartina 75 della centuria III in cui si dice “Pau, Verona, Saragoza di sangue terre irrorate da lunghe spade…..peste immensa verrà”, dove le tre città stanno ad indicare, appunto, la Francia, l’Italia e la Spagna (evidentemente Nostradamus non era ancora ben informato riguardo territori allora semisconosciuti come la Cina e le Americhe!). E non solo; anche nella sestina 11-30 si parla chiaramente di “un grande male” che porterà “infermità di costa in costa”. Per non parlare di un altro studioso del “veggente” di Salon che, sulla base dell’interpretazione di alcune quartine successive, ne fissa addirittura l’inizio al 4 marzo e la fine al 1° luglio di quest’anno!

Non solo, ma per questo sfortunato anno 2020 Nostradamus prevede anche grandi cambiamenti climatici, tempeste ed uragani spaventosi, crisi economiche e, per non farci mancare nulla, anche la fine di un grande regno (la Gran Bretagna?) e la morte di un Pontefice a cui ne succederà uno più giovane che resterà sul soglio fino al 2029.

Per tornare all’attuale epidemia, è stata scomodata per l’occasione anche una sensitiva inglese, Sylvia Browne la quale, nel 2012, un anno prima della sua morte, aveva scritto insieme a Lindsay Harrison un libro dal titolo “End of Days” con sottotitolo “Cosa ci riserva il futuro” in cui la scrittrice profetizza che entro il 2020 gireremo tutti con mascherine e guanti per proteggerci da una epidemia che attacca i polmoni e che sarà particolarmente sconcertante perché dopo aver provocato un periodo di panico se ne andrà completamente salvo ripresentarsi dopo dieci anni.

Per rimanere nel campo letterario possiamo anche ricordare un romanzo scritto nel 1981 dal titolo “The Eye of Darkness” in cui l’autore americano Dean Koontz narra della creazione di un virus letale definito “un’arma perfetta che colpisce solo gli esseri umani”. Nell’edizione originale tale virus ha il nome di “Gorki-400” (siamo ancora nel periodo della guerra fredda e l’Unione Sovietica veniva vista come il nemico principale), ma nell’edizione italiana uscita, guarda caso, proprio quest’anno con il titolo “Abisso” il terribile virus si chiama “Wuhan-400”.

E poi ancora avrebbe previsto l’epidemia il giornalista americano James Howard Kunstler nel suo libro “Collasso” pubblicato nel 2005 e poi, per rimanere in casa nostra, anche Pier Calvi ne “Le profezie di Papa Giovanni” profetizza “una pestilenza” al tempo in cui ci saranno “due imperatori. E la Madre non ha padre perché molti vogliono essere padri” frase in cui si vuole vedere il riferimento ai due Papi oggi esistenti, Benedetto XVI e Francesco. E “at last but not least” ci si mette anche Bill Gates, il fondatore di Microsoft, che nel 2015 diceva “a uccidere nei prossimi anni dieci milioni di persone non sarà una guerra ma un virus”.

Cosa pensare a fronte di previsioni così catastrofiche? La cosa migliore è prenderle per quelle che sono, opinioni e timori della morte che tutti noi esseri umani ci portiamo sempre dentro salvo esplodere nei momenti particolarmente difficili; solo vivere il futuro potrà dirci la verità!

Riccardo Bramante

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Riccardo Bramante

Laureato in Giurisprudenza, iscritto alla USPA (United States Press Agency), ha svolto attività con la RAI nel settore della postproduzione e marketing in diversi Paesi europei ed extraeuropei. Collabora con una multinazionale giapponese di produzioni televisive e cinematografiche svolgendo attività di Relazioni Pubbliche
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