Cronaca

CORONAVIRUS. Quando l’emergenza infrange il riscatto sociale

La storia di Alessandro Angeletti, un uomo che dopo molti anni bui, stava provando a risorgere professionalmente ma poi, il virus...

Un paio di sere fa, anche per ingannare la noia data da questo periodo di isolamento forzato per l’emergenza coronavirus, stavo leggendo alcuni post pubblicati su Facebook. Ovviamente prevalenti in questi giorni, gli scritti che hanno per denominatore comune lui, COVID-19, con tutto quello che comporta. C’è chi pubblica video che ricordano quanto sia bella la nostra Italia, chi sceglie la linea dell’ironia e del sarcasmo per alleggerire la situazione oggettivamente pesante da sostenere, c’è chi ricorda un congiunto o un amico portato via dall’infido ed invisibile nemico e chi si preoccupa per il cosiddetto “giorno dopo” l’emergenza.

L’ultimo DPCM ha chiuso molte delle linee produttive del Paese con conseguenze facilmente immaginabili per gli imprenditori e per i loro dipendenti. Oggettivamente insufficienti le risorse stanziate sino a questo momento.

Nel caos, ognuno vive la propria situazione e tra le persone maggiormente colpite c’è chi, dopo un periodo buio vissuto, ha cercato di ripartire tra mille difficoltà. E’ questo il caso di Alessandro Angeletti. Con Alessandro non ci conosciamo personalmente ma è tra i miei contatti Facebook. Il caso ha voluto che mi sia trovato a leggere un suo post dove, con la più totale trasparenza, ha raccontato la sua vita, i suoi guai con la Giustizia, la voglia di ricominciare, reinventandosi professionalmente, agevolato dal regime di semi-libertà.

Ho scritto ad Alessandro per chiedergli il permesso di poter pubblicare questa lettera-aperta su La Voce. Gentilissimo, non ha avuto difficoltà a dirmi di sì. Ci siamo sentiti anche al telefono: abbiamo parlato di molte cose e comunque, tutte figlie del COVID-19. Una conversazione molto piacevole nonostante la situazione in essere, conclusa con la promessa di risentirci presto per affrontare altri temi dei quali, suo malgrado, negli anni è diventato esperto.

Riporto fedelmente quanto Alessandro ha scritto. Oltre al racconto della sua storia, muove un preciso atto di accusa verso quelle Istituzioni che, con sconcertante disinvoltura, parlano di “reinserimento sociale” ma che la tutela di queste fasce deboli, la manifestano solo a parole non suffragate da fatti concreti, né da misure sufficienti. Che le parole di Alessandro Angeletti siano un pungolo per le Istituzioni ed una leva motivazionale verso chi vive situazioni simili, per far sì che emergano. Non il grido di un uomo solo ma il grido di tanti! E’ quello che serve per avere ascolto e quindi, considerazione.

Vi lascio alla lettura del pensiero di Alessandro, augurandogli ogni bene come a chiunque sarà chiamato a combattere un’altra guerra non meno importante, quando quella in corso sarà finita.

Antonio Marino

Piccola storia. la mia. Dopo aver tanto studiato, una laurea a pieni voti, grazie ai sacrifici dei miei genitori, una professione appagante, arriva il giorno che per colpe non tue, ma non è una scusante, conosci il carcere. Undici anni di condanna per 36.000 euro di bancarotta neanche fraudolenta.

In un attimo perdi tutto. Non puoi più esercitare, perdi amici, la tua vita non esiste più. Tutto quello che avevi costruito con mille sacrifici non esiste più. Pochi attimi e dalla tua casa fatta con tanti sacrifici e con il mutuo da pagare, ti ritrovi in una cella a San Vittore con undici sconosciuti, Alcuni dei quali capitati come te li per caso. Passi giorni, anni bui nei quali per te che non sei abituato a quell’ambiente, esiste solo la voglia di farla finita. Poi però la ragione ha il sopravvento ed allora cominci a chiederti cosa puoi fare. Cosa devi fare per te. Te lo devi. Non può finire tutto così. Ma gli spazi di manovra sono esigui. Puoi avere mille idee ma ti scontri con la difficoltà di metterle in pratica. Ti devi reinventare un lavoro perché quello che hai sempre fatto non esiste più. Anni di studi, di aggiornamenti, di master buttati nel cesso. Ed ecco che con l’aiuto di un compagno lungimirante come te crei una cooperativa e ti reinventi un lavoro. Inizi a disegnare e realizzare articoli in pelle e poi ottieni commesse sartoriali. Ti proietti finalmente fuori dal carcere ed inizi a lavorare. E le cose vanno bene. Altroché, Non abbiamo un attimo di respiro, Non conosciamo sabati e domeniche ma va bene così. Non ci crediamo ancora.

Poi, una sera di dicembre, Marco il mio socio, che non era un socio ma più di un fratello, viene investito e mi lascia da solo. Mi rialzo per l’ennesima volta e da solo mando avanti la baracca. E per l’ennesima volta esco vincitore. 10/12 ore al giorno ma ce la faccio.

Ma poi arriva un imprevisto. Un virus che attanaglia e paralizza il Paese. Arriva la chiusura totale adesso perché, probabilmente, viste le dichiarazioni dei nostri governanti, non avevamo nulla da temere. Sta di fatto che ora non si può più lavorare e per chissà quanto tempo. Tutto quello che ho costruito per rifarmi una vita rischia ancora una volta di finire nel cesso. Alla faccia del reinserimento sociale. Ora, andatelo a dire voi al Ministro Gualtieri che afferma che nessuno perderà il lavoro per il coronavirus. o ieri (sabato ndr), quando Conte ha affermato che non ferma il sistema produttivo ma lo rallenta. NO, LO UCCIDE. Ci invita a ricominciare quando tutto sarà finito ed a rialzare la testa. Ma l’avremo ancora??????

Scusate lo sfogo ma vedo solo nero davanti a me. Una riprova. Mentre scrivo mi arriva un post da un mio amico che ha una pizzeria,(da vent’anni direi) che mi dice che non riaprirà più. Scusate lo sfogo.

Alessandro Angeletti

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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