Salute

Diabete: battuta d’arresto in Italia ma mai abbassare la guardia

Una patologia che colpisce principalmente gli anziani: due persone affette su tre hanno un’età pari o superiore ai 65 anni

Sono circa 4.000.000 le persone colpite da diabete in Italia. Un numero sostanzialmente stabile da cinque anni, frutto delle tante campagne di prevenzione fatte e di una maggiore consapevolezza sull’importanza di investire sulla salute.

A rilevarlo è l’ultima edizione del Rapporto ARNO Diabete, i cui dati sono stati anticipati lo scorso 14 novembre dalla SID – Società Italiana di Diabetologia- alla vigilia della Giornata Mondiale del Diabete.

Tuttavia, nonostante questa battuta d’arresto, “ non bisogna abbassare la guardia -sottolinea il Prof. Francesco Purrello, presidente della SID- perché il diabete resta una patologia complessa e pericolosa;  sono, comunque, 4 milioni gli italiani con diabete diagnosticato e, probabilmente, c’è un altro milione che non ha ancora scoperto di avere la malattia”.

Sempre secondo il Rapporto ARNO, il diabete è una patologia che colpisce principalmente gli anziani: in Italia, due persone affette su tre, infatti, hanno un’età pari o superiore ai 65 anni, ma quasi 1 su 3 ha dai 20 ai 64 anni. Pertanto, circa un milione di persone con diabete si trova nel pieno dell’età lavorativa.

Cos’è il diabete.

Il diabete mellito è una malattia cronica, nota come iperglicemia, caratterizzata da un eccesso di zuccheri nel sangue. Può essere causata da un’insufficiente produzione di insulina (ormone che regola il livello di glucosio nel sangue), o da una sua inadeguata azione.

Il diabete si divide in due forme:

  • diabete di tipo 1, caratterizzato dall’assenza totale di secrezione insulinica
  • diabete di tipo 2, determinato da una ridotta sensibilità dell’organismo all’insulina (prodotta da parte di fegato, muscolo e tessuto adiposo) e/o da una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas (dalle cellule chiamate beta-cellule)

I soggetti con diabete di tipo 1 o 2 sono particolarmente esposti alle complicanze derivanti dall’elevato livello di glucosio. Tuttavia, dal momento che il diabete di tipo 2 potrebbe essere insorto ben prima della sua diagnosi, le complicanze potrebbero essere più serie quando vengono scoperte.

Esistono poi altre forme di diabete legate a difetti genetici della funzione beta cellulare o dell’azione insulinica, malattie del pancreas esocrino -indotto da farmaci o sostanze chimiche- e il diabete gestazionale, che può insorgere durante la gravidanza.

 

I sintomi del diabete.

Provocato sia da fattori genetici (familiarità), che da quelli ambientali (vita sedentaria, abitudini alimentari, etc…), il diabete si presenta inizialmente senza dare segno alcuno. Questo è il motivo per cui viene considerata una malattia subdola.

Spesso, infatti, i sintomi si manifestano quando il diabete è già ad uno stadio avanzato. E sono stanchezza, aumento della sete (polidipsia), aumento della diuresi (poliuria), perdita di peso, dolori addominali, sino ad arrivare, nei casi più gravi, a confusione mentale e perdita di coscienza.

Trattamenti.

Diagnosticabile attraverso l’esame del sangue, il diabete viene trattato a seconda del tipo.

Il diabete di tipo 1 viene curato attraverso la terapia insulinica, ovvero attraverso iniezioni sottocutanee che, grazie anche ad un corretto stile di vita, consente ai pazienti di prevenire l’insorgenza delle complicazioni a lungo termine della malattia.

Per il diabete di tipo 2, invece, ad oggi non esiste un farmaco valido per tutti i pazienti. Pertanto, per ognuno di loro occorre una terapia individuale, in relazione alla diversa situazione clinica e alle differenti caratteristiche personali.

Ad ogni modo, per correggere i sintomi della malattia e, soprattutto, per prevenire le complicanze acute e croniche, le società diabetologhe internazionali raccomandano:

  • glicemia a digiuno e pre-prandiale compresa tra 90-130 mg/dl
  • glicemia post-prandiale (circa 2 ore dopo i pasti) inferiore (<) 180 mg/dl
  • emoglobina glicata inferiore (<) 7%
  • valori pressori diastolici (pressione minima) <80 mmHg e sistolici (pressione massima) <130 mmHg
  • valori di colesterolo LDL <100 mg/dl, livelli di HDL >40 mg/dl nell’uomo e >50 mg/dl nella donna

Complicanze.

La costante presenza di valori di glicemia superiori alla norma aumenta il rischio di complicanze macrovascolari e microvascolari. I danni possono essere:

  • neurologici (neuropatia): alterazione anatomica e funzionale del sistema nervoso centrale e periferico; la neuropatia di quest’ultimo rappresenta la forma più comune e interessa principalmente i nervi sensitivi dei piedi. La presenza di lesioni al sistema nervoso, infatti, può comportare nelle persone con diabete lo sviluppo del cosiddetto piede diabetico, problema che aumenta il rischio di infezioni, ulcere e amputazione. I sintomi si manifestano come formicolio, dolore, perdita di sensibilità.
  • renali (nefropatia): i reni possono presentare alterazioni funzionali, fino ad arrivare alla malattia renale cronica che, nel tempo, può richiedere la dialisi (in Italia, il 30% dei pazienti in terapia dialitica sono diabetici), se non addirittura il trapianto del rene
  • oculari (retinopatia): iperglicemia cronica e ipertensione portano ad un’alterazione dei vasi sanguinei, con un conseguente peggioramento della vista che, se non adeguatamente trattato, può causare anche cecità
  • cardio – cerebrovascolari: infarto miocardico o cardiopatia ischemica, ictus cerebrale

Prevenzione.

Attività fisica costante (20-30 minuti al giorno) e una corretta alimentazione (meno grassi animali, più omega 3) rappresentano, senza dubbio, i punti dai quali partire.

Uno screening, poi, volto ad identificare la patologia anche nei soggetti asintomatici, viene in genere raccomandato a tutta la popolazione, trattandosi di un semplice esame del sangue (glicemia a digiuno).

Cristina Svegliàti

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Redazione La Voce

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