Esiste una felicità per l’anima?

Compiere scelte per la felicità del corpo, dello spirito, dell’anima e della mente

Questa settimana ho riflettuto molto sulla felicità e su quanto sia difficile compiere le scelte giuste per sé stessi e nel rispetto di chi e cosa ci circonda.

È forse strano parlare di felicità d’anima vivendo in un mondo dove essere felici veramente è diventato uno degli ultimi obiettivi. Nella società materialistica in cui viviamo non troviamo al primo posto una felicità animica, quella che deriva dalla conoscenza di sé stessi e dalla realizzazione del proprio progetto di vita come Essere Umano; al contrario la felicità che troviamo al primo posto è quella data dalla pura sopravvivenza alla vita quotidiana.

Soprattutto nell’ultimo periodo l’umanità si è ridotta al solo desiderio di sopravvivenza. Oggi è importante arrivare a fine mese, riuscire in qualche modo a sopravvivere e non vi è spazio per obiettivi più elevati che vanno ben oltre la sopravvivenza, quegli obiettivi che danno un vero senso alla nostra esistenza.

Non è però soltanto nell’ambito economico che si tende a sopravvivere ma anche in molti altri aspetti come quello relazionale e famigliare. Sembra che l’essere umano sia stato progettato, dal suo ambiente, in tal modo che pur sapendo di essere profondamente insoddisfatto tende a perseverare nell’infelicità piuttosto che sconvolgere la propria vita. Molti trovandosi di fronte a un cambiamento si aspettano di inserirsi semplicemente in una nuova comodità, una routine e in un qualcosa che già conoscono, in modo da avere il controllo sulla situazione.
Capiamo bene come questo sia assurdo e come non porti ad alcuna crescita. Questa comodità in cui l’essere umano è avvolto è ben lontano dal vivere veramente la vita perché come può esserci una crescita senza lo stupore di ciò che ci accade e senza la magia dell’ignoto.

Ma perché è così difficile inseguire una soddisfazione e una felicità d’anima?

Innanzitutto, perché non è semplice distinguere una felicità effimera da una felicità che dura nel tempo. Questa difficoltà di discernimento deriva dal fatto che l’essere umano tende a seguire lo schema che ho descritto sopra, ovvero, quello della comodità e di ciò che conosce già. Qualcuno potrebbe affermare che la felicità sia individuale per ognuno di noi e che molte persone stanno bene in ciò che gli altri definiscono insoddisfacente. È vero, ma come può qualcuno sapere di essere felice se non ha mai corso neanche il rischio di scombussolare la propria vita?

L’umanità ha attraversato molti momenti storici e quello attuale è sicuramente il periodo in cui si crede di aver già conosciuto tutto dalla vita. Ognuno è convinto che ciò che ha raggiunto oggi sia sufficiente e che non ci sia molto di più nella vita rispetto a ciò che già si ha. Ed è proprio per questa presunzione che nessuno corre più il rischio di provare qualcosa di nuovo, di provare timore di fronte all’ignoto e di salire su quell’onda che ci porta a un livello successivo della vita.

Questa riflessione potrebbe essere confusa con il fatto di non sentirsi mai soddisfatti ma, attenzione, questo vale soltanto quando inseguiamo una felicità fine a sé stessa. Quando desideriamo di essere felici in ogni aspetto della nostra vita, nel corpo, nello spirito, nell’anima e nella mente è normale creare molto movimento. Anzi, in alcuni istanti può capitare anche di non avere più chiarezza in niente.

Quando vogliamo partire per un viaggio per vedere un posto molto lontano rispetto a dove ci troviamo, non è sufficiente schioccare le dita e trovarsi di fronte al paradiso che tanto desideriamo vedere. Al contrario, è necessario scombussolare i propri orari prendendo probabilmente un aereo o un treno, trascinare sudati un paio di valige, dormire poche ore e male e lasciarsi trasportare da quella sensazione di euforia e stupore di trovarsi in un posto nuovo.

Questo vale anche per tutta la nostra quotidianità in cui non possiamo pretendere di raggiungere grandi traguardi senza scombussolare e senza causare quel movimento, necessario per poter salire il gradino successivo che conduce a una piena realizzazione di sé e a una felicità che varrà veramente la pena.

Il modo migliore per comprendere se ciò che stiamo vivendo ci porti a una felicità più grande è osservare se siamo influenzabili o meno in ciò che facciamo. Perdiamo le staffe di fronte a ciò che viviamo? Riusciamo a portare avanti ciò che abbiamo scelto o sentiamo di lasciar perdere tutto da un momento all’altro solo perché la vita ci sta mettendo davanti una visione diversa?

Sicuramente in alcuni casi può essere necessario lasciar andare alcune convinzioni ma in altri casi un’esperienza può anche rappresentare una prova per verificare se crediamo veramente in ciò che siamo e facciamo. Questo sta ad ognuno di noi valutare ed è per questo che un cambiamento porta sempre del movimento perché abbiamo noi stessi in mano il nostro futuro e in base a ciò che scegliamo esso cambia.

Siamo sulla terra e tutta la nostra esistenza è un grande percorso di evoluzione d’anima; è per questo che non abbiamo mai il pieno controllo su ciò che ci accade pur avendo il potere di sceglierlo. Per quanto ci sforziamo, non ci è concesso sapere sempre tutto perché altrimenti l’essere umano non evolverebbe neanche un minimo. La prova più grande è veramente conoscere sé stessi e sapere cosa è in risonanza e cosa invece stona con noi. Se non fossimo sulla terra non avremmo bisogno di affidarci alla magia dell’ignoto, all’inaspettato perché sapremmo già chi siamo veramente.

Quando intraprendiamo con coraggio quel cambiamento nella nostra vita che ci avvicina a ciò che siamo, alla nostra piena realizzazione di cui anche la nostra Anima può gioire allora significa che seguiamo il flusso con la piena fiducia in noi stessi e nel mondo divino.

Affidatevi, ma osservate sempre con attenzione e la massima sincerità il vostro sentire perché è lì che si trova la vostra personale verità.

Sophia Molitor

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