Il ciclo mestruale: il dolore e la guarigione della propria integrità

Un saggio su come guarire il dolore. La responsabilità della donna verso il proprio potere

Questo articolo si riferisce soprattutto alle donne ma non intendo escludere l’uomo in quanto anch’esso si relaziona con lei e conoscere parte del compito femminile può contribuire alla sua crescita.

Per qualcuno può forse essere strano parlare del ciclo mestruale della donna ma io intendo andare a fondo a una tematica che oggi purtroppo viene poco discussa nonostante sia così importante.

Quando oggi viene affrontato l’argomento e in che modo?

Nei primi anni in cui una ragazza comincia ad avere il suo ciclo si trova spesso a vivere questa esperienza circondata da un ambiente che la educa a tenere l’esperienza per sé. La scuola non affronta in nessun modo la tematica se non dando la sensazione che sia un’esperienza da nascondere, la famiglia alcune volte da un maggiore appoggio ma non tutti i genitori sono capaci di parlare apertamente della tematica se non dando qualche consiglio su dove comprare gli assorbenti e la società educa la donna a vivere quel momento come se fossero dei giorni privi di significato, mostrando immagini in cui anche per le minime imperfezioni in quei giorni ci sono pillole che risolvono la problematica. 
Il risultato di questo panorama culturale e sociale è che quasi ogni donna vive i giorni del suo ciclo come qualcosa di fastidioso che non vorrebbe avere.
Parlare dell’esperienza del ciclo non significa però soltanto comprendere cosa fare quando arriva, cosa fare “contro” i dolori ma significa anche affrontare la tematica da un punto di vista evolutivo e con la consapevolezza profonda attraverso la quale dovremmo sempre vedere ogni aspetto della nostra vita.

Insomma, quando una donna oggi viene veramente preparata a questa conoscenza? Perché dico conoscenza? Perché le mestruazioni della donna possono essere un vero e proprio modo di conoscere un aspetto importante di Lei.

La tematica è molto vasta ma in questo articolo voglio porre l’accento sui dolori mestruali. Cosa sono, perché esistono e cosa vogliono insegnarci veramente?

Ritornando al panorama di prima: vaste pubblicità di farmaci mostrano delle donne che un momento prima stanno malissimo e dopo aver buttato giù la pasticca sono pronte per uscire e fare qualsiasi cosa, fin dall’adolescenza si ha la possibilità di consumare regolarmente ormoni dati dalla pillola anticoncezionale per contrastare i dolori provenienti dal ciclo.
Negli ultimi anni si sta tornando a considerare nuovamente la medicina naturale e abbiamo così diverse piante che possono aiutare le donne ad alleviare i dolori mestruali.

Ciò di cui voglio parlarvi io però è una medicina differente che viene dal profondo, oso dire dall’anima e che ci mette bruscamente davanti alle nostre inconsapevolezze, alla nostra società dissacrante, il lato nascosto della sessualità ma al tempo stesso cura definitivamente da ogni dolore che si verifica dentro di noi.

Tuttavia prima di risolvere questa problematica ho passato gli ultimi anni a studiare ogni aspetto del ciclo della donna, indagando sulle possibili cause fino a comprendere che ho causato io stessa i dolori dentro di me. Ho compreso per questo che forse anche altre donne possono avere lo stesso problema che si trasmuta in una vera e propria malattia, una malattia che diventa societaria e culturale.

Dire che ho sempre sofferto di dolori mestruali non sarebbe corretto, ci sono stati anni in cui non ne conoscevo neanche l’esistenza. Il primo passo per conoscere il dolore da un punto di vista più profondo è quello di capire quando è apparso. A volte questo può richiederci di andare a scavare nel passato e questo può essere già un ottimo lavoro su se stessi.
Nel mio caso, per esempio, ho scoperto che i miei dolori si sono manifestati al termine della mia relazione adolescenziale.

Negli anni a seguire ho cominciato a relazionarmi per la prima volta con il mio corpo rendendomi conto che fino a quel momento (il termine della relazione) non avevo mai notato il mio corpo e che mi parlasse attraverso un linguaggio, allora, sconosciuto.

Dando sempre più ascolto al mio corpo (smettendo di mangiare e bere alcune cose e soprattutto smettendo di condividerlo nel modo in cui mi era stato insegnato) con ogni ciclo i dolori diventavano più forti e più devastanti. Sentivo il mio corpo rivolgersi con dolore e grido verso di me ma io continuavo a non comprendere cosa mi stesse chiedendo.

Vi racconto una breve storia ma che per me è stata la più significativa che mi ha permesso di avvicinarmi alla comprensione profonda dei dolori mestruali.

Un giorno sono partita con il treno al primo giorno di ciclo (allora lo vivevo ancora inconsapevolmente, ovvero uscivo e viaggiavo sottovalutando il processo che avevo permesso dentro di me) alla stazione della mia destinazione comincio a sentirmi letteralmente svenire dal dolore. Sdraiata davanti ai binari della stazione, qualcuno chiama l’ambulanza, non so chi fosse stato, sentivo solo un ragazzo di sottofondo dire “incredibile che possa fare veramente così male”.

Ringrazio quell’ambulanza perché una signora mi ha preso le mani cercando di tranquillizzarmi ma una volta arrivata in ospedale l’accoglienza non era così amorevole. Durante il picco dei dolori il dottore riteneva più importante chiedermi una serie di informazioni burocratiche per propormi in fondo un’infusione di antidolorifico in vena. Rifiuto ovviamente la proposta e decido di tenermi i dolori e uscire (per quanto possibile) dall’ospedale. I medici cercando a tutti i costi di dare a qualcuno il loro farmaco mi rincorrono minacciandomi che avrebbero chiamato la polizia se me ne fossi andata. Debole e in dolore mi fermo e lascio che mi trascinino indietro per iniettarmi l’antidolorifico. Una volta partita l’iniezione mi è venuto un forte pianto, mi sentivo sola e incompresa e che quel farmaco stava facendo qualcosa dentro di me che avevo rifiutato. Nonostante il mio rifiuto questo il medico era riuscito a mettermi il suo farmaco. Avrei voluto parlare dei miei dolori in quel momento, spiegare come mi sentivo e indagare sul mio stato d’animo, invece ero lì sdraiata e l’unica soluzione sembrava un antidolorifico. Dopo qualche istante mentre piangevo si avvicina il medico dicendomi: Signorina io davvero non capisco… perché sta piangendo adesso, il dolore non c’è più no?
Io gli ho risposto che piangevo perché l’antidolorifico mi avrebbe distrutto il corpo. La sua risposta fu: La smetta di dire queste follie, un po’ di antidolorifico non ha ucciso ancora nessuno.

Il mio pianto era per il farmaco in quanto non ero abituata a consumare farmaci ma il pianto era soprattutto verso una parte profonda di me che sentivo essersene andata.

Molte persone che mi conoscono si chiedono perché fossi così drastica riguardo ai farmaci e agli ospedali. Li definisco dei luoghi da evitare dove all’interno circolano energie che non hanno intenzione di aiutare ma fare proprio il contrario. Qualcuno lo potrebbe definire “esagerato” e dire che negli ospedali si trova sempre aiuto e che ti curano.
Dipende dalla cura che stiamo cercando, se con cura intendiamo mangiare soluzioni farmaceutiche allora sicuramente è un ottimo luogo in cui trovare questo ma se intendiamo curarci veramente attraverso l’anima sono luoghi da evitare.

Quel giorno in ospedale ho sentito una tale violenza proveniente da quel luogo e dalle persone e questo mi ha fatto evolvere. Sicuramente qualcun altro l’avrebbe vissuto diversamente da me e sarebbe stato felice di ricevere qualcosa contro i dolori. Io però ero alla ricerca di un aiuto differente, avevo bisogno di comprendere quale era l’origine dei miei dolori, non avevo bisogno di medici laureati ma di una consapevolezza profonda.

Da quel giorno non ho mai più ricercato un aiuto all’esterno e mese dopo mese ho cominciato ad accogliere il dolore come parte della mia vita. Il primo giorno del ciclo sapevo che avrei vissuto un qualcosa che mi avrebbe prima o poi condotto alla verità.
Il dolore che sentivo era un dolore che proveniva dalla parte dell’utero e dal secondo chakra. Arrivava sotto forma di onda, ogni volta che arrivava l’onda di dolore la accoglievo e piano piano sentivo che il dolore uscisse dalle gambe fino a sparire totalmente. Era un lavoro energetico impegnativo e dopo mi addormentavo quasi sempre qualche istante. Quando mi svegliavo potevo muovermi ma mi sentivo sempre come dopo un’operazione, ovvero avevo bisogno di restare comunque tranquilla senza fare grossi sforzi.

Tutto questo mi ha condotto a considerare un aspetto di cui non ho ancora parlato: la sessualità. Avvolta nei miei dolori pensavo sempre ma come è possibile tutto questo dolore?

Quando pensavo all’aspetto sessuale durante quel lavoro energetico percepivo sempre la sensazione di ribrezzo e come se dentro mi dicessi “questa parte è mia”, “non voglio condividerla con qualcuno”.  

Una sera in cui non avevo il ciclo sono andata a fondo a questo pensiero che puntualmente usciva durante la fase acuta del dolore.

“Perché percepivo una certa tristezza quando immaginavo l’aspetto sessuale?”

 La risposta che sentivo dentro di me era che c’è stato un tempo in cui ho vissuto la sessualità in maniera inconsapevole.

Cosa intendo con inconsapevole?

Quando ci approcciamo per la prima volta alla sessualità impariamo determinate cose sul piano fisico: sul corpo fisico, sul fatto che la persona con cui ci andremo a condividere deve essere una persona di cui ci fidiamo e l’importanza di proteggersi da eventuali malattie e gravidanze indesiderate.

Nessuno parla invece dell’aspetto energetico/spirituale (e quando superati alcuni passi anche animico) che viene coinvolto nella sessualità e questo fa si che usiamo in modo inconsapevole le nostre energie più sacre e più intime senza sapere cosa succede realmente. Solitamente questo appartiene ai primi anni di vita sessuale ma se non ci svegliamo viviamo una vita sessuale malsana e dissacrante per tutta la vita.

Cosa succede quindi durante il rapporto sessuale?

Sicuramente non sono solo uno o due aspetti da considerare ma per quanto riguarda la tematica dei dolori mestruali è sufficiente intanto porre l’attenzione su due punti importanti.

Durante il rapporto sessuale nella donna, e anche nell’uomo, vengono coinvolti soprattutto il secondo e terzo chakra. Il secondo chakra è anche il chakra delle relazioni, dei bisogni, dei desideri, delle intenzioni, della creatività e della capacità di lasciar andare. Il terzo chakra è anche il chakra della volontà e del proprio potere interiore. Spesso durante i rapporti sessuali e nelle relazioni condividiamo i nostri desideri, bisogni, intenzioni con l’altra persona e questo fa sì che svuotiamo inconsapevolmente l’energia dentro i chakra mettendoli dentro il rapporto. Quando la relazione finisce, noi andiamo via ma il nostro potere, la nostra capacità di lasciar andare, i nostri desideri e sogni restano nella relazione. Questo significa che parti importantissime dentro di noi mancano e questo è doloroso.
I dolori mestruali si verificano infatti soprattutto nell’altezza del secondo chakra, ovvero le ovaie.

Mi è stato chiesto se è possibile svuotare le energie dei due chakra anche attraverso esperienze diverse e non solo quelle relazionali/sessuali.

Quando crediamo fortemente in qualcosa, quando desideriamo fortemente qualcosa utilizziamo l’energia creatrice del secondo chakra e la volontà del terzo chakra, ma se non si dovesse verificare perché magari non è la strada per noi, il nostro intento, la nostra volontà e i nostri desideri restano intrappolati in quell’esperienza. Perciò le cause possono essere anche un lavoro, un sogno, la famiglia ecc.
La conseguenza è che non riusciamo ad abbandonare totalmente ciò che non si è verificato e concentrarci così su un nuovo inizio perché ci manca l’energia dei due chakra per realizzare ciò che è veramente giusto per noi.

Può essere un lavoro, una relazione, un rapporto sessuale o una qualsiasi altra cosa. Dobbiamo per questo riflettere dove abbiamo lasciato parti di noi senza averle mai recuperate nel profondo di noi stessi e questo vale anche per l’uomo.   

Per quanto riguarda l’argomento specifico dei dolori, se non siamo consapevoli del lato almeno energetico in un rapporto sessuale, sarà sempre doloroso.

Per guarire dai dolori non basta riempirsi di pasticche; il lavoro che ci è richiesto è più grande.

Guarire il dolore significa guarire la propria sessualità e guarire la sessualità significa imparare a gestire il proprio potere e le proprie energie per infine utilizzarle senza farsi del male.

Guarire il dolore significa diventare donne veramente.

Guarire dal dolore significa tornare integri nella propria energia e utilizzarla a fin di bene, piacere ed evoluzione.

Comprendo che non tutte sono pronte a vedere i propri dolori immediatamente sotto un punto di vista differente e guarirli nel profondo.
Elencherò per questo qua sotto delle cose da fare che aiutano ad avvicinarsi a una comprensione più profonda del dolore e che aiutano ad alleviarlo in modo naturale:

  1. Prenditi il tempo al primo giorno di ciclo e smetti di pensare che sia un giorno come un altro;
  2. Avvicinati al mondo delle tisane, di seguito te ne consiglio un paio: lapacho, melissa, camomilla, liquirizia, calendula, zenzero e cannella. Bevi tanti liquidi durante quei giorni;
  3. Fai esercizi in cui hai la possibilità di scogliere i crampi nelle parti basse. Esercizi che permettono di muovere e stirare il bacino, sentirai un sollievo nelle ovaie e avrai la sensazione che tutto scorre meglio. Questi esercizi fisici aiutano a comprendere meglio il dolore e aiutano ad alleviarli;
  4. Fai docce con sale o bicarbonato, se hai una vasca riempila con sale o bicarbonato e camomilla/melissa.
  5. Mangia cioccolato fondente al 90/100 % oppure prendi del magnesio
  6. Consapevolizza che il dolore durante il ciclo non è una cosa che fa parte di esso ma è lì per mostrarti la via verso la guarigione;
  7. Chiedi al tuo dolore cosa ricerca e cosa vuole che tu faccia;
  8. Indaga, conosci di più te stessa e il tuo valore;
  9. Ringrazia il ciclo, rispettalo e lascia scorrere tutti gli schemi che hai acquisito fino ad adesso
  10. Impegnati con te stessa e diventa la Donna-Medicina che sei.

Sophia Molitor

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