La "Sophia"

Il piccione è “sporco” e “portatore di malattie” e l’essere umano cosa porta di diverso?

Forse gli unici che necessitano una guarigione siamo noi esseri umani

Oggi vi parlo del piccione e del mio incontro che ho avuto con lui qualche giorno fa. 

Su internet si trovano alcuni riferimenti storici e simbolici sul piccione, ovvero il piccione messaggero che portava le lettere da un posto all’altro, animale che simboleggia l’amore (fare i piccioncini) e il cosiddetto “portatore di malattie e sporcizia”. 

Varie leggende ruotano intorno a questo animale ma non voglio soffermarmi sulle storie di piccioni d’altri tempi ma raccontarvi piuttosto una storia attuale di un piccione appartenente al nostro mondo moderno. 

Qualche giorno fa sono entrata in un bar e oltre agli esseri umani seduti al tavolo ho notato anche un piccione seduto sul tavolo. 

Quale sarebbe stata la vostra prima reazione? 

La mia è stata un’immensa risata, tanto da suscitare lo stupore degli altri esseri umani nel bar che vedevo piuttosto seri di fronte a un incontro di tale importanza e meraviglia. 

Dopo aver salutato il piccione e ringraziato di aver portato una frequenza di allegria nella mia giornata decido anche io di sedermi.
Mentre leggevo il mio libro in attesa della persona che dovevo incontrare ho notato come il piccione passeggiava elegantemente tra i tavoli, muovendosi con molta grazia e esplorando qua e là qualche sedia libera.

Trovavo molto affascinante come anche il piccione era diventato parte di quel luogo insieme a noi. Ho riflettuto allora su quanto siamo superficiali e banali nel considerare scontato il fatto di muoverci tranquillamente nel luogo degli animali, facendo magari anche qualche danno.

E su quanto invece reagiamo in maniera schizzata quando qualche animale viene a farci visita nei luoghi costruiti da noi. 

Dopo qualche istante l’altro tavolo aveva terminato il caffè e si alzò sbuffando “adesso vengono pure i piccioni qua dentro”. Il piccione, all’avvicinarsi degli esseri umani verso la porta, accelera il passo e trova giusto qualche secondo prima il modo di sfuggire sotto la porta per lasciare quel posto.

Ero un pò dispiaciuta che se ne era andato ma d’altra parte ho pensato chi non scapperebbe da una tale frequenza malata e di disprezzo?

E’ difficile convivere e stare bene con chi ci disprezza. Noi sì, siamo sempre a ripetere quanto sia difficile la nostra vita, quanto lavoriamo, quante disgrazie e sofferenza. E gli animali? Quanto è difficile per loro convivere con un essere come noi? Che li disprezza e li definisce addirittura sporchi e malati. Quando è poi l’essere umano a buttare tutta la sua spazzatura nel loro ambiente e a riversare la propria malattia interiore su di loro. 

Perché dico malattia interiore? Perché credere che sia quel piccione la causa delle malattia è l’atteggiamento più povero e malato al quale l’essere umano possa attingere.

L’uomo non pratica il rispetto verso se stesso, vive in modo malsano, improduttivo, non sa più cosa è la dignità verso se stesso e verso il creato (animali, piante e minerali), crede di non avere un’anima e se tutto questo porta a malattie riversa anche le proprie colpe sugli animali e in particolare sul piccione.

Dovremmo riflettere chi qua è il vero portatore di malattia. Io credo che l’essere umano sia molto più qualificato per avere quel ruolo rispetto al piccione.

Inoltre credo che il piccione viene ed è stato denigrato in quella situazione perché in lui possiamo vedere la libertà.
Basta fermarsi un istante e osservarlo nei suoi movimenti graziosi e puri che simboleggia l’essere liberi. 

Tutti da piccoli abbiamo provato a volare senza riuscirci e quel fallimento è bastato per convincerci che essere liberi non è possibile. In realtà, anziché scegliere di rimanere i bambini offesi e frustrati che non riescono volare come gli uccelli, avremmo dovuto scoprire le nostre potenzialità e la nostra forma di volare. 

Inconsciamente quando le persone vedono un piccione lo definiscono sporco perché vedono se stessi in lui, lo cacciano via perché vedono in lui la libertà che loro hanno deciso di sacrificare per una paura di vivere, lo definiscono “portatore di malattie” perché ancora una volta vedono se stessi in lui. Ovvero un essere incapace di guarire se stesso e vivere senza ammalarsi.

Immersa nelle mie riflessioni vedo tornare il piccione e girare intorno a me. Secondo me stava ascoltando le mie riflessioni ed è tornato per mostrarmi di avere fiducia nell’umanità, che prima o poi guarirà se stessa. 

Trovo onorevole la forza e la stima che hanno gli animali di credere nell’evoluzione superiore. Noi esseri umani quando qualcuno non è d’accordo con noi ci offendiamo e cadiamo in un baratro di insicurezze e cerchiamo di ottenere disperatamente e a tutti costi l’attenzione e il consenso da parte degli altri.
Loro no, viaggiano su altre frequenze e nonostante le offese e il disprezzo riversato su di loro dall’umanità loro tornano e vanno oltre e ringraziano anche quella sola persona che li ha apprezzati e onorati.

Chiniamo la testa e anziché mettere a guinzaglio gli animali mettiamo a guinzaglio noi stessi. 

Chiniamo la testa di fronte alla saggezza degli animali e facciamoci mostrare come si sta al mondo. 

Chiniamo la testa e se vogliamo guarire perdoniamo noi stessi.

Sophia Molitor 

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