Storia

Il “tercio”: un secolo di schiaccianti vittorie per la fanteria spagnola

La formazione tattica che permise alla Spagna di dominare i campi di battaglia

In un precedente articolo ci siamo occupati dei picchieri svizzeri, la formazione a quadrato di fanti armati di picca, che hanno dominato con la loro efficacissima tattica i campi di battaglia rinascimentali, riuscendo a far venire meno la forza d’urto della cavalleria pesante medievale; abbiamo visto come in contrapposizione ai picchieri siano poi nati i lanzichenecchi tedeschi (generalmente i primi erano al soldo dei re di Francia, mentre i secondi erano al servizio degli Asburgo, ossia dell’Impero). In una seconda fase, queste formazioni di fanti armati di picca ed alabarda, stretti a formare densi quadrati, poterono usufruire dell’appoggio di soldati armati con le armi da fuoco del tempo (l’archibugio, antenato del moschetto, da cui deriverà il moderno fucile); gli archibugieri operavano esternamente al quadrato, trovandovi riparo all’interno quando erano oggetto della carica della cavalleria nemica. Questo tipo di formazione, che vedeva l’unione di picchieri ed archibugieri, viene definita in lingua inglese “pike and shot”.

La successiva evoluzione di questo tipo di tattica fu opera degli spagnoli, particolarmente del generale Gonzalo Fernández de Córdoba (1453-1515), che migliorò la tipica formazione di picchieri ed archibugieri. Difatti furono create delle unità (disposte sempre con la classica formazione compatta a quadrato) costituite da circa 3.000 uomini e così organizzate: 1.500 picchieri misti a 1.000 soldati armati di spada (più idonea rispetto alla picca nel combattimento ravvicinato), e 500 archibugieri che si disponevano in quattro piccoli quadrati, ciascuno posto ad uno dei vertici del quadrato di picchieri. Dato che, come abbiamo detto, la formazione comprendeva in tutto 3.000 uomini, ossia un terzo del quadrato dei picchieri svizzeri, ad essa fu dato il nome di “tercio”.

Questo tipo di tattica si rivelerà particolarmente efficace, dato che in essa si fondevano in un’unica formazione le tre specialità della fanteria dell’epoca: i picchieri, che erano in grado di infrangere con le loro picche l’urto della cavalleria nemica, gli spadaccini che garantivano un efficace corpo a corpo qualora il quadrato avesse ceduto all’urto nemico, ed infine gli archibugieri che con le loro armi da fuoco erano in grado di colpire a distanza. L’efficacia del tercio come tattica di combattimento era poi ulteriormente rafforzata dalla consuetudine di disporne un certo numero in formazione a scacchiera, affinché le varie unità di archibugieri appartenenti ciascuna al proprio tercio potessero appoggiarsi reciprocamente generando un micidiale fuoco incrociato. Il tercio diveniva così una sorta di infrangibile “fortezza mobile”, e la tattica ad esso associata rese la Spagna una vera superpotenza militare tra il Cinque ed il Seicento.

Come formazione tattica il tercio aveva dunque numerosi pregi, ma naturalmente vi erano anche dei difetti. La complessa formazione a quadrato, inserita in più formazioni sul campo di battaglia, rendeva estremamente difficoltoso realizzare movimenti coordinati, cosa che comportava necessariamente una notevole lentezza di movimento; inoltre le dense formazioni di fanti nel tercio le rendeva estremamente vulnerabili ai tiri dell’artiglieria nemica: se il tiro dei cannoni andava a segno, i fanti venivano letteralmente falciati.

E fu proprio la numerosa e mobile artiglieria svedese di re Gustavo Adolfo II, durante la fase svedese della Guerra dei Trent’anni (1618-1648), a determinare pesanti sconfitte a carico dei tercios spagnoli, fino ad allora dominatori dei campi di battaglia. I cannoni e la nuova tattica del fuoco di fila dei moschetti, che falciavano i soldati ammassati nei tercios, stavano facendo tramontare l’epoca delle dense formazioni di fanti disposti a quadrato; andava così prendendo corpo la nuova tattica che avrebbe caratterizzato la guerra nel periodo successivo, in cui le battaglie non saranno più combattute con la tattica del quadrato, ma con la formazione lineare, ossia con le lunghe file di soldati che con i loro moschetti si affronteranno nelle  battaglie del Settecento.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa
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