Amore

Inappagate dal nostro rapporto sentimentale… cosa fare?

Esprimiamoci e non aspettiamo che “lui ci arrivi da solo”!

Carissimi Amici, carissime Amiche, questa è una trattazione che oso definire dedicata alle Donne, tuttavia può essere – vorrei che lo fosse – un elemento di riflessione anche per gli Uomini:  lo sgomento nel percepire il lassismo del partner nei nostri confronti.

Ho in programma – a breve – uno sviluppo del tema, con un’intervista ad un noto Psicologo sul diverso modo di comprendere/ragionare/agire tra i due sessi, ma nel frattempo, chiacchieriamo fra noi “ragazze”… così… come siamo solite fare in privato.

Il problema non è certo inedito, così come non lo è il vostro turbamento… strettamente confinante con il dispiacere… talvolta con l’angoscia. Che sia un rapporto consolidato, recente o in fase embrionale… in questo caso la differenza non è poi così rilevante. Quando si soffre… si soffre: non esiste il “soffrometro”!

Sconcertate, avvertite che qualcosa non va…, c’è un po’ di stanchezza nel vostro rapporto sentimentale, siete inappagate per la penuria di attenzioni, spesso mortificate e deluse per mancanza di corresponsione ai vostri prodighi gesti ed è preponderante quella scarsità di entusiasmo che vi trascina sempre più a fondo nel chiedervi “uffa, cosa ci sto a fare ancora con lui che non mi considera?”. Immagino gli abbiate detto che vi sentite  trascurate (se non l’avete fatto, credo fermamente che sia onesto non tacere – in nome del pericoloso concetto “è lui che deve capire” – ed offrire così a “lui” la possibilità di esaminarsi)  e che questa sua “lontananza” affievolisce i vostri sentimenti verso di lui…

Se  “Lui” pare comprendere, adducendo magari a scuse più o meno plausibili (leggi “tanto improbabili quanto scontate e patetiche”, tra le quali la stanchezza ed i problemi di lavoro vincono il premio “Banalità”!) la sua latitanza emotiva e,  vago, non promette nulla, ma a parole  pare comunque tenere a voi? Sebbene questo sia un articolo dedicato alla desolante condizione femminile, in questo preciso contesto non formulo differenziazioni di ruoli  tra partner o corteggiatore, uomo o donna: il presupposto è che chi tiene a qualcuno, lo esprime. Se il “come” è caratteriale e degno di rispetto, resta, a mio avviso,  escludibile il palesato menefreghismo, a prescindere dalle parole.

Credo che istintivamente – se non ci “automanipoliamo” – per convincerci di ciò che vogliamo credere – tutti noi avvertiamo/comprendiamo la differenza. Nel dubbio, in merito ai suoi sentimenti, se tenete a lui, un sorriso se di persona od un emoticon – che magari scorgerà mentre devastato dalla stanchezza chatta bellamente con altri/e – è sufficiente… se vuole capire.

Questa volta non voglio essere dissacrante e mi sforzo – davvero molto, ma ci provo –  di ricercare “il lato buono” che potrebbe consistere in un intento auspicabile, in fase di sviluppo. Mi spiego: non tutti possediamo la  stessa tempistica nello stabilire sintonia ed assumere un impegno nei confronti di un’altra persona. E questo concetto è valido anche per noi Donne. Credo sia ininfluente l’aver trascorso qualche piacevole notte insieme o frequentarsi da più tempo: a volte si privilegia il “vivere giorno per giorno”.

La mia interpretazione potrebbe incoraggiare – sì –  l’idea di un buon indizio, a patto che sia suffragata da dimostrazioni coerenti con l’interesse per voi. Questo non significa che dal momento del cosiddetto “chiarimento” lui diventerà immediatamente prodigo di manifestazioni, anzi mi parrebbe addirittura falso – perché non l’ha fatto prima? – tuttavia anche un’accennata maggiore sollecitudine mostrerà accoglienza e considerazione alla vostra esternazione. (Mi raccomando, resistete dal dirgli “tutto qui?”!! Lo scoraggereste irrimediabilmente.  Considerate che avrebbe potuto non fare nulla).

Non esorto nessuno ad accontentarsi con rassegnazione: la mia opinione è che se tenete ad una persona un motivo c’è e, pertanto,  forse vale la pena di porsi, per un tempo limite, in una fase  attendista – lunga quanto vi pare –  nella quale osservare ogni suo comportamento, ma senza mai proferire alcuna lamentela – o richiesta di attenzione –  per poi decidere se al “niente è meglio accontentarsi di un mediocre, ma consapevole piuttosto” oppure congedarsi definitivamente – soprattutto con la propria testa – da quell’inappagante non rapporto.

Personalmente sono una detrattrice di coloro che non decidono e si lamentano: manifestano debolezza e annoiano. Chi può essere attratto da una persona lamentosa che – a torto o a ragione – ci accusa per manchevolezze? Inoltre, colei che  “resta nonostante tutto” – o non è così infelice o ha i suoi buoni motivi. E questo “lui” lo sa. Lo sa ed il suo ego ne trae vigore. La dignità del silenzio è d’oro!

Viceversa, sono una fautrice della gratificazione: quando “lui” mostra una carineria nei vostri riguardi, il significargli la vostra percezione di gradimento, lo gratifica e lo stimola a procedere in quella direzione. Non è il caso di battere le mani come le scimmie… un sorriso ed uno sguardo valgono più di gesti plateali. Un Uomo trae piacere – dunque stimolo –  nel fare felice la donna che ha a fianco, a prescindere dalla solidità del rapporto. Ed il piacere stimola la ricerca di altre, sempre più numerose, condizioni atte a riprovare la preziosa sensazione.

In sintesi il mio pensiero, seppur generico, in funzione di tutte queste situazioni:

“parlare con onestà dei propri sentimenti ed obiettivi una sola volta: se “lui” non è scemo capisce e se è scemo… cosa ve ne fate?!

Può capire, ma non condividervi e quindi non accondiscendere: è un suo diritto! Ricordate che voi detenete il libero arbitrio di lasciarlo!!!

Osservare le reazioni attraverso parole e comportamenti, senza  fare più alcun cenno lamentoso – avete un piano: rispettatelo! Mostrate sincero apprezzamento quando vi offre un gesto gradevole, ma non lasciatevi fuorviare: esternate il vostro piacere, senza però “mangiargli sulla mano”, ricordando che non vi ha fatto un favore – un rapporto si alimenta in due –  e non cedete subito abbandonando il vostro piano!!

In ogni caso, né l’amore né le sue esternazioni, possono essere pretese da nessuno e, ancora una volta, ribadisco: a prescindere dai ruoli. Per questo sostengo che esporre i propri desideri è più che legittimo, ma non deve  trasformarsi nella matrice di  successive pressanti richieste.

Interpretando la classica domanda “E se non ottengo nulla?”  Qualora “lui” si limitasse a prendere atto del vostro malcontento, senza però porre alcun “rimedio”, credo che il dichiarare di tenere a voi sia imputabile ad opportunismo ( mai sentito parlare della famigerata “ruota di scorta”?) oppure a codardia (delega a voi la dichiarazione di  rottura del rapporto) o a semplice cortesia: in realtà non gliene importa nulla!

Un abbraccio!

Daniela Cavallini

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