Intervista al prof. Adolfo Panfili: “stavo partendo per la Cina, ma…”

Coniugare la cura del coronavirus ad un’esemplare generosità 

Amiche ed Amici carissimi, oggi, grazie alla disponibilità del Prof. Adolfo Panfili, già mio gradito ospite in questa stessa rubrica, otterremo ulteriori – e non certo scontate informazioni – in merito alla cura del Coronavirus.

Il Prof. Panfili, in qualità di Presidente dell’Associazione Internazionale di Medicina Ortomolecolare ed allievo diretto del pluripremio  Nobel Linus Paulingè stato invitato in Cina allo scopo di formare un gruppo di colleghi  relativamente alle modalità di utilizzo e  somministrazione della vitamina C per via endovenosa.

Come è noto, in Cina, in occasione di questa epidemia da coronavirus, è stata intrapresala più grande ricerca mai effettuata sull’utilizzo della vitamina C. 

Questo protocollo potrebbe rivelarsi estremamente utile per rinforzare il sistema immunitarioanche nei confronti delle malattie virali.

Riguardo al “viaggio della guarigione” proposto al Prof. Adolfo Panfili, purtroppo, le recenti restrizioni di quarantena imposte dallo stesso Governo Cinese,inibiscono il raggiungimento dell’obiettivo.Obiettivo che, dato il rischio, avrebbe rappresentato davvero un grande esempio di generositàda parte del Prof. Panfili in quanto, l’essere Medico, non costituisce l’immunità dal contagio.

Daniela Cavallini:

Bentornato Prof. Panfili! Quando ho appreso del suo imminente viaggio in Cina, il mio primo pensiero è stato “ma… non ha paura del contagio?!”.Pertanto, dato che solo a causa d’imposizioni imprescindibili dalla sua volontà lei resterà a Roma, le rivolgo comunque la domanda.

Prof. Adolfo Panfili:

Le avrei risposto – ed il mio pensiero non è affatto cambiato – che non temo  e dunque, non avrei temuto – tanto il contagio, quanto il disagio di un’eventuale quarantena al rientro. 

Nella mia vita ho affrontato di tutto nelle vesti di medico, da spedizioni Himalayane  con il CNR, sul tetto del mondo, chirurgia assistenziale d’urgenza in zone disagiate a scopo umanitario e devo dire che avrei affrontato con entusiasmo  ed energia  (e spero con il sostegno morale di tutti voi) anche questa prova, senza paure di contagio e malattie. 

Certo il coronavirus  alla fine è’ arrivato ed ora dilaga anche “ il Virus della paura “complice anche la non perfetta integrazione fra la comunicazione e la gestione politica di tale evento di portata mondiale che vede talora emergere comprensibilmente  la mancata coordinazione delle nazioni coinvolte in questo flusso epidemico .

Certo è che il Covid-19 potrebbe somigliare a un’influenza, e che le epidemie si affrontano con sangue freddo, ordine e coordinazione, altrimenti si rischia di fare danni e di generare il panico.Il sistema sanitario italiano sta reggendo l’impatto, sembra in maniera egregia e, per la prima volta, partiti  al governo ed opposizione stanno finalmente collaborando per il bene degli italiani.

Una regola aurea per combattere la sindrome ansiosa anticipatoria della paura di contrarre il virus e’ quella di conoscere il nemico nei suoi dettagli per poterlo affrontare e gestirlo senza sfociare nella episodi di isterismo collettivo che spingono a razziare le scorte di Amuchina ,mascherine i farnacia e cibi nei supermercati nel timore di un’improbabile carestia o di ipotetiche privazioni di belliche reminiscenze.

Il primo farmaco per contrastare la paura e mantenere i nervi saldi, consiste nell’affidarsi alla scienzasostituendo la paura con un sano e ponderato rispetto e conoscenza delle regole nei confronti di questo virus.

Daniela Cavallini:

Dunque, nonostante i possibili rischi, non avrebbe esitato a partire…

Prof. Adolfo Panfili:

Non avrei potuto farne a meno e le spiego il motivo.

Da oltre trent’anni divulgo con ardore gli insegnamenti tramandati dal mio Maestro Linus Pauling (due volte premio Nobel, conseguito rispettivamente per gli studi fatti sulla vitamina C oltreché per la Pace), pertanto, avrei sperato e, mi creda, tuttora spero dal profondo del cuore, di poter  essere all’altezza di di poter alleviare con il mio minimo contributo, i disagi che in questo momento di tsunami mediatico mondiale così delicato, ciascuno sta vivendo.

In linea di massima, nella maggioranza dei casi, la malattia è paragonabile, come severità, ad una banale sindrome influenzale:l’81% dei pazienti noti in Cina ha sviluppato una malattie lieve, senza polmonite o al più con una in forma lieve, il 14% ha sviluppato sintomi severi, che non mettono comunque a rischio la vita, e solo il 5% ha sofferto invece di una sintomatologia critica, che ha reso necessario il ricovero in terapia intensiva per le cure del caso .

I morti sono stati registrati solamente in quest’ultimo gruppo di pazienti, con un 49% dei casi critici conclusosi con un decesso, avvenuto principalmente per due cause: polmonite o sepsi.

A rendere particolarmente insidioso Sars-Cov-2 è infatti la capacità di causare facilmente la polmonite, cioè un’infiammazione degli alveoli polmonari che complica la respirazione fino ad arrivare (nei casi più gravi) a comprometterla del tutto. Il virus replica nelle cellule delle mucose delle vie respiratorie e ne determina la morte per citolisi (distruzione delle cellule).

È proprio questa la causa che determina  i sintomi: l’infezione inizia dalle vie respiratorie superiori determinando una rinite, e poi può scendere progressivamente più in profondità provocando faringiti, bronchiti, sinusiti ed eventualmente anche polmoniti quando raggiunge i polmoni.La sepsi avviene invece in presenza di sovrainfezioni batteriche, solitamente in pazienti con uno stato di salute già compromesso dall’età o da patologie preesistenti.

Le polmoniti causate da Covid-19 sono quindi principalmente di origine virale, con possibile sovrapposizione batterica o micotica che può complicare il quadro clinico.

Nel caso di una polmonite batterica, legata a patogeni come lo pneumococco, i medici hanno a disposizione gli antibioticiper aiutare il paziente a sconfiggere l’infezione; per il coronavirus, invece, non esistono antivirali specifici (al momento se ne stanno sperimentando diversi, ma mancano dati definitivi di efficacia). I pazienti gravi vengono sottoposti a ventilazione meccanica, in modo da aiutarli a respirare nelle fasi più acute della malattia.

L’utilizzo della vitamina C per via endovenosa e’ stato assunto come presidio terapeutico in Cina    per supportare l’organismo a sconfiggere  autonomamente l’infezione. 

Ovviamente questo tipo di epilogo e’ fortemente condizionato dallo stato clinico del paziente affetto da insufficienza respiratoria”.

Rischi molto bassi per una persona in salute. E’ quindi evidente la relazione prognostica tra lo stato di salute del paziente e la virulenza  del coronavirus.

Lo stato di ansia e di eccitazione, preoccupazione che può  scaturire dall’eccessivo allarmismo, può porre il paziente in uno stato di allarme neurovegetativo che concorre a diminuire le difese immunitarie globali e mai come in questo momento dovrebbero invece mantenersi solide ed efficaci.

 

Lo stato  di salute individuale e’ il barometro dell’evoluzione prognostica futura  della malattia; l’incidenza della mortalità e’ subordinata anche all’età dei pazienti .

Infatti il rischio aumenta  principalmente tra anziani e persone con malattie croniche: la letalità del virus (intesa come percentuale di decessi tra i casi noti) è infatti pari all’8% tra i 70 e i 79 anni, al 14,8% dagli 80 anni in poi, al 10,5% per pazienti con patologie cardiovascolari, 7,3% tra i diabetici, 6,3% in presenza di patologie respiratorie croniche, 6% per ipertensione, 5,6% tra i pazienti oncologici specialmente se sotto chemioterapia

In conclusione, una persona in salute corre rischi veramente minimi: la letalità assoluta per ora si assesta attorno al 2,3% (i dati ormai hanno qualche giorno), ma i numeri sono probabilmente viziati dalla presenza di un’ elevata percentuale di infezioni che non arrivano all’attenzione dei sistemi sanitari per via dei sintomi troppo lievi, e non vengono quindi conteggiate.

Se infatti nella provincia di Hubei, centro dell’epidemia cinese e quindi anche luogo dove si concentrano le infezioni, la letalità del virus è circa del 2,9%, nel resto della Cina il numero scende ad un ben più misero 0,4%. Cosa significa? Una possibile lettura è che nell’epicentro dell’epidemia, dove è ormai difficilissimo testare tutti i sospetti, il numero di infezioni sia molto superiore a quelle accertate e quindi la letalità (che si calcola sui casi accertati) risulti estremamente sovrastimata, rispetto a un dato reale più vicino a quello registrato nel resto della Cina e del mondo.

Per mettere i numeri in prospettiva può aiutare un confronto con l’influenza.

Un paragone scorretto sotto molti punti di vista, che può però aiutare a comprendere perché non bisogna preoccuparsi eccessivamente per la propria vita.

Si sente spesso citare come indice di letalità dell’influenza una percentuale bassissima, dell’ordine dello 0,1-0,03%, ma bisogna ricordare che si tratta di stime fatte nella consapevolezza che la maggioranza dei contagi non viene registrato dai sistemi sanitari.

Guardando al numero di persone che muore dopo essere stata ricoverata in ospedale, le percentuali sono molto diverse: uno studio svolto guadando agli accessi negli ospedali australiani ha calcolato, ad esempio, un indice di letalità per l’influenza del 2,3% nei pazienti ricoverati senza polmonite, e del 10% per quelli che sviluppano una polmonite.

Percentuali e rapporti di reale incidenza statistica ben più vicini a quelli registrati attualmente per il coronavirus.

È molto probabile che i dati disponibili ci stiano portando a sovrastimare la letalità del coronavirus, infatti, come per l’influenza, i casi che arrivano in ospedale sono solamente la punta dell’iceberg ovvero quelli più gravi e, secondo me, quando avremo a disposizione un quadro epidemiologico più completo è plausibile che anche per Covid-19 emerga un rischio individuale sovrapponibile a quello delle influenze stagionali. 

Questo aspetto non deve fare sottovalutare – nè banalizzare – la situazione anche perché l’influenza è una malattia che uccide migliaia di persone ogni anno.

Certo è che l’osservazione attenta e dettagliata di questa curva statistica, ci aiuterà a capire che non è il caso di farsi prendere dal panico.

Daniela Cavallini:

Quando si dice “la differenza tra ‘fare’ il medico ed essere Medico”…Non certo per piaggeria, le esprimo la mia ammirazione. Tornando al Coronavirus, qual è la sua opinione in merito alla pericolosità?

Prof. Adolfo Panfili: 

La malattia da Corona virus sembra diffondersi velocemente, raggiungendo in questi giorni  una dimensione epidemica che sta testando la tenuta del nostro sistema sanitario che si sta rivelando di altissimo profilo ed efficienza .

Sul piano individuale, statisticamente, attualmente i rischi sono però relativamente  bassi e comunque le norme igienico profilattiche suggerite vanno tenute nella giusta considerazione .

Daniela Cavallini:

Lei è un grande sostenitore della vitamina C: ritiene dunque che somministrando per via endovenosa questa preziosa, citata vitamina C, si possa prevenire e/o curare il temuto virus?

Prof. Adolfo Panfili:

La vitamina C, la scienza e le scoperte, senza la disseminazione e l’assimilazione, sono prive di alcun significato. 

Nessun beneficio tangibile potrà’ mai scaturire da una scoperta  che raggiunge solo poche menti elette,  senza essere compresa e spiegata ,  ecco perché apprezzo e stimo il lavoro che  instancabilmente lei  Daniela svolge per rendere  la scienza condivisibile.

Sulla vitamina C sono disponibili enormi riferimenti bibliografici scientifici,  evidenti ed inconfutabili, riguardo alla sua azione sulle malattie infettive batteriche e virali e sulle intossicazioni, ma molto c’è’ ancora da studiare e dimostrare e per ora non la considererei assolutamente un farmaco, ma un buon coadiuvante per rinforzare il sistema immunitarioe combattere al meglio queste battaglie.

Confido primariamente in strategie vaccinali opportune e miratee sembra che in Cina abbiamo già cominciato sperimentazioni in proposito .. Vedremo, intanto speriamo bene!

La vitamina C è molto efficace per via orale nella cosiddetta formula della miscela degli ascorbati di Pauling. L’emivita circolatoria (durata nel circolo sanguigno dopo l’assunzione, ndr) della vitamina C  e’ di circa otto ore, pertanto, la sua assunzione dovrebbe essere effettuata  tre volte al dì allo scopo di mantenere la sua concentrazione ematica costante ed efficace.

Diverso il discorso per la somministrazione per via endovenosa che deve essere ovviamente eseguita da personale rigorosamente medico non può essere improvvisata.

Daniela Cavallini:

Seppur tenendo conto della soggettività dei pazienti, seguendo scrupolosamente le sue istruzioni, in quanto tempo è ipotizzabile la totale guarigione?

Prof. Adolfo Panfili:

Questo sarà l’obiettivo della ricerca scientifica intrapresa in Cina in queste recenti settimane, comunque i risultati e miglioramenti sono molto veloci e consistenti sulla base del riscontro clinico e di laboratorio. Mi sento di dire che possiamo essere ragionevolmente ottimisti sulla utilità del supporto integrato della vitamina C  nella maggior parte delle malattie virali e batteriche.

Daniela Cavallini:

E’ noto che vi sono persone “allergiche” alla citata vitamina C.Le virgolette sono dovute in quanto mi ha precedentemente informata che l’acido ascorbico iniettato per via endovenosa è esso stesso un antidoto alle allergie. Dunque,  se ho ben compreso, è “solo”Il prezioso distinguo tra somministrazione per via endovenosa e via orale a costituire l’efficacia della cura, rendendola priva di controindicazioni?

Prof. Adolfo Panfili:

L’assunzione della miscela degli ascorbati testé descritta è scevra da effetti collateralianche se reazioni idiosincrasiche a nutrienti e alimenti, sono comunque almeno potenzialmente possibili e all’occorrenza trattate con gli idonei farmaci antiallergici. 

Daniela Cavallini:

Non tutti, soprattuttoi bambini e gli adulti fifoni, per i motivi più vari, non possono/vogliono sottoporsi ad iniezioni endovenose:è possibile offrire un protocollo probabilmente meno efficace, ma in ogni caso utile?

Prof. Adolfo Panfili:

Come già specificato, l’utilizzo della miscela di gas turbati è fruibile da chiunque, in idonea proporzione, nei bambini negli adulti e negli anziani.

Daniela Cavallini:

Prof. Panfili, nell’esprimerle un sentito ringraziamento, le anticipo l’invito ad essere presto di nuovo mio ospite.

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