Intervista al Prof. Paolo Becchi – Si può proibire la vita in nome della salute?

Il Green pass ci spinge inevitabilmente a mettere in discussione l’Essere Umano e i suoi valori mettendo a confronto due carte Costituzionali esistenti: quella italiana e quella tedesca.

Paolo Becchi, laureato in filosofia, si è poi trasferito in Germania, dove ha collaborato come assistente alla cattedra di filosofia e sociologia del diritto della facoltà di giurisprudenza dell’Università del Saarland, e in seguito come borsista per il Deutscher Akademischer Austauschdienst (DAAD). Attualmente è professore ordinario di filosofia del diritto presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Genova. Essendosi occupato anche di Immanuel Kant e di Georg Wilhelm Friedrich Hegel dal punto di vista etico e politico oggi è in grado di fornirci una visione importante e originale sul panorama attuale e per quanto riguarda l’obbligo del Green pass in Italia.

Durante il convegno “Mettiamo in comune la salute” del 25 settembre 2021 presso “Bocciofila della Martesana” a Milano, organizzato in collaborazione con il Candidato Sindaco di Milano Sen. Gianluigi Paragone, ho avuto modo di conoscere il professore Paolo Becchi. Ciò che mi ha colpito subito è stata la sua capacità di fornire una visione rassicurante sull’attuale situazione. Dico rassicurante perché la saggezza ci dà la possibilità di individuare una via d’uscita nei momenti di criticità come quelli che stiamo attraversando.
Parliamo tanto di efficacia e inefficacia dei vaccini, sì o no Green pass, morti covid-19, lookdown e restrizioni, mascherine e misure di protezione ma difficilmente ci mettiamo in discussione come esseri umani, difficilmente facciamo prevalere la saggezza umana che dovrebbe essere alla base delle decisioni politiche. La tesi del professore è stata come uno spiraglio di luce che mi ha spinto a voler condividere con voi le sue riflessioni perché la verità è che abbiamo bisogno di comprendere ciò che sta succedendo nella società da un punto di vista filosofico e coscienziale.

Sophia Molitor: Sulla base delle conoscenze di cui disponiamo oggi, perché l’essere umano ha permesso che una carta come il Green pass sia il nuovo motore della sua vita? Come può la filosofia rispondere a questo quesito?

Prof. Paolo Becchi: L’essere umano è una specie che si lascia facilmente addomesticare. Questo è dovuto al fatto che egli vive di socialità, ama entrare in contatto con gli altri. La società si crea proprio grazie a questo desiderio dell’essere umano di entrare in contatto con il prossimo. Tuttavia, per far funzionare una società, l’essere umano è disposto ad adottare una forma di auto-addomesticamento, che è quella forma di convivenza che permette di darsi una controllata senza agire come un animale, maturare un senso di rispetto verso il prossimo e agire appunto come essere umano e non come un animale.
Nel panorama attuale possiamo vedere, invece, come questa forma di auto-addomesticamento abbia superato ogni limite e abbia distrutto il sano equilibrio che distingue l’essere umano da un cane.  Non si parla più soltanto di auto-addomesticamento ma di una vera e propria “servitù volontaria”. La servitù volontaria spinge le persone ad accettare tutto ciò che viene loro proposto senza minimamente opporsi. La servitù volontaria però è stata raggiunta gradualmente. L’addomesticamento dell’essere umano, infatti, attraversa stadi differenti e questo lo conferma l’ordine degli obblighi a cui siamo stati sottoposti. Dalla mascherina ai disinfettanti fino all’inoculazione del vaccino di cui sappiamo ben poco. La maggior parte della popolazione umana è disposta ad accettare qualsiasi cosa pur di continuare a vivere e socializzare. Attualmente ¾ della popolazione è addomesticata mentre soltanto ¼ della popolazione si distingue da questo addomesticamento e mostra un’opposizione basata sui valori principali della vita. Questa opposizione è un processo naturale che avviene proprio perché l’uomo non è un cane.
L’uomo è l’unico essere dotato di una coscienza libera e finché ci sono gli uomini la libertà è possibile.

Sophia Molitor: Quale è la sua tesi che avanza per mettere in discussione l’obbligo del Green pass, ovvero l’obbligo vaccinale indiretto?

Prof. Paolo Becchi: L’imperativo categorico kantiano dice: “non bisogna mai ridurre a mero mezzo gli esseri umani neppur per raggiungere un obiettivo collettivo benevolo”. Se anche l’obbiettivo è quello di difendere la società dal virus e dalla malattia non è possibile ridurre l’essere umano a mero mezzo tramite un obbligo vaccinale indiretto (Green pass). Dando per scontato che lo scopo finale sia benefico e sia quello di difendere la popolazione dal virus, ridurre l’essere umano a mero mezzo (rendendogli la vita talmente difficile da doversi vaccinare per continuare a viverla), mette fortemente in discussione la dignità umana su cui si fonda l’imperativo categorico di Kant.
Non si tratta di negare assolutamente l’esistenza del virus e della malattia ma piuttosto di mettere in crisi le azioni compiute in questa fase particolare in cui si trova l’umanità. Se ci trovassimo veramente di fronte alla peste bubbonica che mette a rischio la sopravvivenza di gran parte della popolazione umana, allora si potrebbe valutare la necessità dell’obbligo vaccinale; ma dal momento che il covid-19 presenta poco più di 4 milioni di morti e in più abbiamo ottimi strumenti per contrastare il virus l’obbligo vaccinale deve essere messo assolutamente in discussione.
Immanuel Kant è il filosofo più letto nel mondo e che va nella direzione dello stato di diritto ed è pertanto assurdo che non lo si prenda in considerazione nelle decisioni attuali.

Sophia Molitor: Due principi costituzionali a confronto – quello italiano e quello tedesco. Secondo una visione filosofo- politica, cosa rende illegittimo l’obbligo del Green pass e quali sono le differenze notevoli tra Italia e Germania in questo attuale panorama?

Prof. Paolo Becchi: Seppur nella nostra costituzione sia presente il diritto alla salute, il principio cardine su cui si basa la nostra costituzione non è la cura e la salute ma il lavoro.
Il primo comma dell’art. 1 della Costituzione recita:” L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Rendendo, quindi, obbligatorio il Green pass ci troviamo di fronte a un rovesciamento complessivo dei valori della nostra Costituzione e di fronte a una repubblica democratica italiana fondata sui vaccini e sulla salute e non più sul lavoro. Il fatto che l’Italia sia una repubblica democratica fondata sul lavoro è una caratteristica peculiare della nostra società e nasce da un contesto politico della fine della Seconda guerra mondiale in cui le forze che hanno contrastato il fascismo si sono trovate d’accordo sull’introdurre questi valori nella Costituzione. Non è detto che la Costituzione non possa essere modificata ma attualmente si basa su questo e pertanto deve essere rispettata in tal senso.

L’articolo 1 della Carta dei diritti fondamentali in Germania recita: “La dignità umana è intangibile”, in originale “Die Menschenwürde ist unantastbar”.
Sicuramente si tratta di una notevole differenza che ha influenzato le misure che sono state adottate fin dall’inizio della pandemia. I tedeschi hanno la dignità umana e noi abbiamo il lavoro.

In Germania ci sono stati notevoli controlli, tuttavia, c’è stato un lookdown molto più lieve. I funerali erano ammessi anche nei periodi più duri. In Italia i cadaveri sono stati bruciati. Inoltre, al momento non c’è un obbligo del Green pass proprio perché il loro principio fondante è la dignità che nasce dall’imperativo categorico kantiano. L’uomo nell’universo ha una dignità.
La Costituzione italiana è troppo particolaristica perché non parte da una premessa universale ma parte dal lavoro e parliamo pertanto di una definizione di dignità sociale. Per i tedeschi la dignità umana è intangibile, inoltre, c’è scritto che questo articolo non è modificabile, succeda quel che succeda ed è per questo che si parla di una definizione di dignità universale.
Sulla base di questa premessa è molto più difficile introdurre in Germania una cosa come l’obbligo di Green Pass.

La ringrazio Prof. Paolo Becchi per il suo tempo e per dare la possibilità a me e ai lettori di valutare una chiave di lettura differente dell’attuale situazione che in pochi hanno compreso nella sua totalità.

Nell’ultimo libro di Paolo Becchi “L’ incubo di Foucault. La costruzione di una emergenza sanitaria” egli affronta il tema dell’addomesticamento dell’essere umano e si pone un quesito importante:
“Torneranno gli alunni a scuola, gli studenti all’università, i lavoratori e gli imprenditori nei loro luoghi di lavoro, torneremo noi tutti a vivere o dovremmo limitarci a sopravvivere con la paura costante di ammalarci? Tutte le nostre principali occupazioni avverranno ancora prevalentemente ‘da casa’?”.

La lettura del libro intende indurci a non smettere assolutamente di pensare, né accettare tutto ciò che ci viene dato e ordinato, soprattutto dal potere.

Quando parlo con le persone e affronto la tematica attuale la maggior parte si limita ad affermare che ormai la situazione è quella che è e che non vi è via di ritorno se non quella di accettare ciò che ci viene chiesto. Questa è una follia.

Non possiamo riconoscerci così poco valore e ridurci noi stessi a dei non pensanti. La saggezza dell’essere umano è alla base di una vita dignitosa e la nostra evoluzione è da sempre l’obbiettivo centrale della nostra esistenza sulla terra. Coloro che oggi non si arrendono e che si oppongono a favore dei diritti umani sono la luce per la nostra società e la speranza di una svolta umanitaria.

Sophia Molitor

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