Amore

Investire nel formare sé stessi…

…L’unico patrimonio cumulativo e rivalutabile a vita.

Amiche ed Amici carissimi, come ho più volte scritto, ho maturato una lunga esperienza nel settore della Formazione e dell’Addestramento Commerciale, orientato ai diversi livelli gerarchici aziendali (dal Funzionario Commerciale neofita ai Vertici Direttivi).

Poiché spesso  non è percepito il rilevante distinguotra le due tipologie educative – Formazione eAddestramento – mi preme chiarire che la Formazione agisce nella sfera del “saper essere”, quindi sulla persona, mentre l’Addestramentoimpartisce all’individuo insegnamenti nell’area del “saper fare”.

Va da sé che i due percorsi, seppure diversi, sono complementari ed agiscono sinergicamente.

L’Addestramentoè mirato all’aspetto professionale in termini operativi, pertanto, è “tecnicamente indispensabile” per svolgere un dato lavoro.  Esso è soggetto ad aggiornamento e, quindi, per logica deduzione, è talvolta suscettibile di obsolescenza. La Formazione, viceversa,  è esclusivamente e preziosamente cumulativaogni informazione acquisita – se ben assorbita – incrementa l’arricchimento del nostro patrimonio interiore.

Da queste precisazioni si evince che, se per addestrare è necessario “saper fare”,per formare è indispensabile “essere” formatori. “Formarsi per formare”non è uno slogan pubblicitario: è sensibilizzazione alla responsabilità intrinseca che detiene il formatore nello svolgimento della sua attività.

Non ci si improvvisa formatore ed un formatore impreparato può arrecare l’ingente danno da “mal-formazione”che è assai peggiore della “non formazione”.  E, soprattutto, chi si accinge ad iniziare un percorso formativo, deve aprioristicamente comprendere che il formatore non è né l’animatore del villaggio né il prestigiatore. Attenzione, dunque, a chi racconta davanti a migliaia di persone di aver vissuto in disgrazia fino al giorno in cui ha deciso di partecipare al corso “miracoloso” – che  vi vuole vendere  – ed è diventato immediatamente ricco ed amato.

Come ho detto, ho alle spalle una lunga esperienza nella formazione delle risorse umane, tanto da poter affermare, a ragion veduta, che qualsiasi momento di crescita personale comporta un disagio.Disagio che, è ovvio e momentaneo:non siamo più “quelli di prima” (abbiamo perduto quello stato dell’essere che ci generava sicurezza o che quantomeno ci era familiare) e non abbiamo ancora acquisito le nuove certezze… non siamo ancora “quelli di dopo”.

Non per scoraggiare, bensì per esortare alla consapevolezza  le persone che intendono intraprendere un corso di formazione, è mia premura illustrare loro  la cosiddetta “scala della formazione”.Essa è correlabile anche all’addestramento, tuttavia nella formazione, diviene un processo assai più profondo. Composta da quattro “gradini” – fasi –  imprescindibili, seppur soggetti  nell’assimilazione  alla tempistica individuale di “percorrenza”.

  • incompetenza inconscia
  • incompetenza conscia
  • competenza conscia
  • competenza inconscia

Incompetenza inconscia: ignoriamoche esista un dato argomento, cioè“non sappiamo di non sapere”.

Incompetenza conscia: attraversouno stimolo esterno veniamo casualmente a conoscenza dell’esistenza di un argomento e realizziamo di non conoscerlo: “sappiamo di non sapere”. In questa fase scegliamose e quanto approfondiretale argomento, oppure decidiamo di non fare nulla.

Competenza conscia: se, nella fase di incompetenza conscia, abbiamo optato per la conoscenza dell’argomento, stiamo studiando nuove teorie.

Nel proseguo di questa fase ci rendiamo conto che “sappiamo di sapere” sempre più. E, in questa fase,inizia il periodo di disagiosopracitato:  non siamo più “quelli di prima” e non abbiamo ancora acquisito le nuove certezze… non siamo ancora “quelli di dopo”.

Avere appreso informazioni non significa averle interiorizzate a livello mentale/comportamentale. Il momento di disagioè proprio quello che ci induce costantemente a confrontareil nostro istintivo atteggiamento con quanto ci suggerisce la nuova teoria appresa.  Un continuo, a volte estenuante, dibattito (combattimento!) con noi stessi, caratterizzato da irritante insicurezza: “cosa farei, “cosa dovrei fare”, “cosa faccio”.E’ il passaggio più lungo e delicato dell’intero percorso formativo. Intensità e tempistica sono strettamente personali.

Le tecniche per velocizzare apprendimento e messa in pratica delle teorie sono varie, ma personalmente esorto arispettare i propri tempi affinché  possiamo  sempre essere noi stessi.Diversamente, imponendoci un comportamento, solo appreso e non ancora interiorizzato, ci sentiamo impacciati. E’ terribile percepirsi impacciati, desta un inevitabile rifiuto al  proseguo formativo,portandoci a pensare che “tanto abbiamo sempre fatto a modo nostro e possiamo continuare evitando questo sforzo”. Sarebbe un vero peccato, aver sprecato tempo ed energie. Ma se rispettiamo  i nostri ritmi, in amorevole osservazione di noi, proseguiremo il nostro cammino formativo, giungendo serenamente, con gioia e, talvolta,  con stupore al “passaggio successivo”.

Competenza inconscia: Questo è il massimo livello della formazione. La teoria che abbiamo acquisito è divenuta parte di noi. Abbiamo interiorizzato le informazioni acquisite, al punto che istintivamente ci comportiamo “come da manuale” e ci sarebbe impensabile agire diversamente.

Alla luce di quanto sinora illustrato, credo non vi siano più dubbi sul fatto che formarsi significhi “tras-formarsi”, fase dopo fase, di bene in meglio e, come ci hanno insegnato al meglio non c’è fine.

Il formatore deve essere una figura preposta all’insegnamento, al supporto e talvolta all’affiancamento nella fase formativa – solo in rari casi – successivamente. Deve essere attento a non creare un rapporto di dipendenza.Ecco perché ho precisato l’eccezionalità dell’affiancamento post formazione.

Ho sinora enfatizzato l’importanza della formazione – dilungandomi presa dalla passione –  tuttavia non posso esimermi dall’evidenziare altri tre aspetti altrettanto importanti e strettamente correlati: motivazione, tempo, investimento economico.

Prometto di essere breve, anzi, demando a voi le riflessioni, attraverso le seguenti domande:

Motivazione:

In quali aree della mia vita sono soddisfatto e in quali mi percepisco carente?

Rafforzando la mia  “competenza” in queste aree, quanto migliorerebbe la mia vita? Proiettati mentalmente nella realizzazione del miglioramento che desideri.

E’ dunque, per me,  importante colmare tali carenze?

Tempo:

Quante volte trascorro il fine settimana senza un programma, magari annoiandomi?

Anche se non mi annoio mai, in funzione della motivazione, sono disposto a sacrificare parte del mio tempo libero per dedicarmi al mio miglioramento personale?

Investimento economico:

Non ho problemi economici. Se volessi seguire un percorso formativo potrei farlo senza problemi?

Possiedo solo il mio modesto stipendio, però quanti soldi spendo ogni mese per acquisti piacevoli, ma superflui? Quanto potrei investire per il mio miglioramento personale?

Se l’azienda per la quale lavoro mi proponesse un corso di formazione, accollandosi l’investimento economico, sarei disposto a mettere a disposizione il mio tempo libero, oppure contesterei che la formazione è accettabile solo se erogata nelle ore lavorative?

Ricordiamoci che investire su noi stessi è l’unico “titolo” davvero sicuro e rivalutabile nel tempo.

Un corso – come un diamante –  è “per sempre”!

Un abbraccio!

Daniela Cavallini

Mostra Altro

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio