Economia

La Germania abbassa l’Iva: prendere esempio o usare il cervello?

L’Iva più bassa porta grandi vantaggi ma chi trae veramente un vantaggio da questa iniziativa?

Il 3 giugno, in Germania, la grande coalizione tra i due partiti “CDU” e “SPD” ha accordato un pacchetto di miliardi per sostenere la ripresa dell’economia tedesca. Questo pacchetto comprende tra l’altro l’iniziativa di abbassare l’iva del 3% (dal 19% al 16%) a partire dal 1. luglio 2020 fino a dicembre 2020. In questo modo si intende dare sostegno alle imprese e alle grandi industrie e permettere così una più rapida ripresa dell’economia.

Una notizia che nel panorama attuale appare come un grande sollievo non solo in Germania ma soprattutto in Italia che come sempre si mette a confronto e sta valutando in questi giorni dei possibili interventi sull’iva.

In questo articolo voglio sottolineare un problema che forse passa inosservato sia alla Germania sia a un’Italia che vede nei paesi dell’estero un esempio da seguire.  È vero che a primo impatto una diminuzione del valore dell’iva risulta come un aiuto per l’economia ma cosa significa questo per i cittadini? Per le famiglie e le persone comuni che fanno di un paese una comunità? Le difficoltà, post- pandemia, non riguardano solo le imprese e le industrie come spesso viene sottolineato ma anche e soprattutto le persone del popolo.

Nel concreto per il consumatore finale non cambia assolutamente nulla in quanto dovrà sempre pagare lo stesso prezzo al venditore se non addirittura di più.

Perché di più?

Il confronto con alcuni cittadini tedeschi ha portato alla luce il seguente problema e un’ipotesi futura allarmante: abbassare l’iva comporta in prima battuta un miglioramento per le imprese e le industrie che hanno meno iva da versare allo stato. Allo stesso tempo però da la possibilità all’impresa di aumentare il prezzo al netto dei prodotti e dei servizi destinati ai consumatori finali che sono le persone del popolo.
L’esempio che mi è stato fatto è il seguente: un’azienda di traslochi che anziché versare il 19% di iva ne versa soltanto il 16%, ha la possibilità di mettere il 3% nel prezzo al netto. Su una somma di 500 euro versando il 19% di iva il prezzo al netto è di 405€, versando soltanto il 16% il prezzo al netto diventa 420€. L’impresa guadagna quindi 15€ in più sul suo servizio, ciò non toglie però la probabilità che le imprese possano cogliere questa occasione per inserire la differenza (nel esempio citato 15€) nel prezzo al netto che il consumatore finale dovrà pagare.

Non solo ancora una volta al consumatore finale non viene nulla in tasca ma si presenta anche il rischio che i prezzi al netto possano aumentare per generare un ulteriore profitto alle imprese e all’industria.

Inoltre questo intervento sull’iva comporta grandi cambiamenti e costi in quanto su ogni prodotto e in tutti i sistemi contabili sarà necessario apportare la modifica dal 19% al 16%. Questo è un fatto ovvio ma considerando che tale modifica entrerà in vigore soltanto per sei mesi per poi tornare alla situazione precedente, molti cittadini tedeschi credono che sia una modifica che non porterà nulla se non dei costi e un’ulteriore lavoro per i collaboratori.

Ripeto, queste sono riflessioni che provengono dai cittadini tedeschi che come anche il popolo italiano si pone domande in merito ai provvedimenti proposti, non prendendo come oro tutto ciò che viene messo loro davanti.

Con l’attuale crisi che si sta affrontando sarebbe opportuno riflettere sull’intero sistema monetario (moneta a debito e non a credito) e come questo può essere ancora sostenibile soprattutto per il bene delle generazioni future.

Stanziare pacchetti di miliardi all’interno di un sistema finanziario non comporta soltanto dei benefici temporanei per coloro che sono già al vertice, tralasciando gran parte del popolo, ma comporta anche un enorme debito, oltre a quello già esistente, a carico delle future generazioni.

Nel nostro sistema finanziario, infatti, non è possibile generare profitto senza generare contemporaneamente anche un debito.

Secondo il detto “meglio fare che restare a guardare” i provvedimenti restano comunque necessari ma essi dovrebbero anche essere spunto di riflessione per consapevolizzare che ormai il sistema finanziario è basato su un detto popolare e non su una concreta strategia che porta beneficio a tutti e su una moneta a credito.

I sistemi finanziari a credito esistono già oggi grazie al progresso tecnologico che è evidente per tutti.

La domanda, quindi, non è quale paese sta reagendo meglio alla crisi ma piuttosto perché quando si tratta di controllare le persone la tecnologia utilizzata è altamente avanzata mentre nel mondo finanziario spaventa così tanto integrarla?

Sophia Molitor

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