Il rapporto annuale dell’ISTAT sulle condizioni dell’Italia, ancora una volta consegna un quadro desolante. Il Paese invecchia e gli anziani sono sempre più soli e sempre di meno da un punto di vista numerico. Per il terzo anno consecutivo infatti, è calato di circa 100mila unità rispetto all’anno precedente. Siamo il secondo Paese più vecchio del mondo: il rapporto vuole 168,7 anziani ogni 100 giovani. Se si valuta la situazione nel contesto europeo, i numeri sono sempre impietosi: per quanto attiene il sostegno sociale, il 17,2% se ne sente privo o quasi privo rispetto al 15,5% della media europea.
Le nascite sono in calo per il nono anno consecutivo. I nuovi nati del 2017 sono stati 464mila, il 2% in meno rispetto al 2016. Siamo ai minimi storici. Rispetto al 2008, se ne registrano 100mila in meno, ovvero -19%. Il problema, afferma l’ISTAT, è più sentito nelle regioni centrali dove la percentuale segna -4,6.
Per quanto riguarda il lavoro, la maglia nera va alle regioni del Sud: “l’unica ripartizione geografica con un saldo occupazionale negativo rispetto al 2008 (-310mila, -4,8%)”. A risentirne maggiormente, i giovani tra i 15 ed i 29 anni, rispetto ai loro coetanei del Nord.
Gli artigiani e gli operai stanno sparendo. Dal 2008 al 2017 se ne contano un milione in meno. Crescono però gli occupati nel commercio e nei servizi che, nello stesso periodo, aumentano di oltre 860mila unità.
Circa l’ascensore sociale, questo è bloccato. Coloro i quali, partendo da realtà poco agiate, arrivano a laurearsi sono il 18,5% e a trovare un lavoro consono agli studi svolti, la percentuale di chi riesce non supera il 14,8%. Per trovare un lavoro, fil 47,3% delle persone lo ottiene da familiari e amici; il 52,7% lo trova tramite concorsi ed annunci.
Antonio Marino