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Milan: difetti originari e guai sopravvenuti

Per il quarto posto sarà battaglia

Quando il campionato è ormai giunto a quasi un terzo del proprio percorso, le gerarchie in vetta sono definite con proporzioni che erano tendenzialmente prevedibili alla fine dell’estate. La Juventus domina senza contrattempi, il Napoli insegue, bello come sempre; l’Inter fa capolino tra le prime, ma dopo una galoppata di sette partite si è vista affossare dall’Atalanta. La Lazio ha ripreso ritmo dopo un avvio col freno a mano tirato ed è quarta.

E poi c’è il Milan, che del quarto posto, obiettivo dichiarato ad inizio stagione, ha potuto annusare l’aroma per una sola domenica, in coabitazione con i biancocelesti. La squadra di Gattuso è però, a differenza delle quattro squadre che la precedono, senza una vera fisionomia, aspetto che tuttavia non si può imputare integralmente all’allenatore calabrese. La classifica parla al momento di 21 punti, frutto di 6 vittorie, 3 pareggi ed altrettante sconfitte; numeri che possono reputarsi accettabili e che in fondo rispecchiano il reale peso del Milan nell’economia della serie A. Le affermazioni più nette sono arrivate contro Sassuolo e Chievo, mentre nelle altre occasioni i rossoneri non sono riusciti ad andare oltre il singolo gol di scarto; con Roma, Genoa e Udinese, peraltro, i tre punti sono arrivati solo durante il recupero, mentre con la Sampdoria il vantaggio acquisito è stato difeso strenuamente fino al novantesimo e più.

Le tre vittorie conquistate sul filo di lana giocano poi in perfetto equilibrio con i tre pareggi consecutivi infilati nella seconda metà di settembre contro Cagliari, Atalanta ed Empoli e che a suo tempo furono digeriti con qualche rimpianto. Le sconfitte contro Napoli, Inter e Juventus, infine, confermano il persistente divario tra il Milan e chi lo precede; in occasione di ciascuno dei tre confronti, i rossoneri possono rievocare una punta d’amaro (il doppio vantaggio sprecato contro i partenopei, il gol subito al 90° nel derby, il rigore fallito domenica scorsa contro i bianconeri) ma la conclamata onestà di Gattuso si è indirizzata più a riconoscere i meriti degli avversari, che a mascherare le proprie mancanze con le recriminazioni.

Il resoconto, in sostanza, delinea un panorama piuttosto limpido, con una squadra che paga i propri limiti contro le grandi e che, in ogni caso, deve faticare contro le altre. Se di difetti bisogna parlare, questi risultano per lo più sopravvenuti anziché originari; basti pensare all’acquisizione di Caldara, che aveva tratteggiato, con Romagnoli, una luccicante coppia di centrali per il futuro. Ma l’ex atalantino, ad eccezione di una comparsata in Europa League, non si è mai visto ed è poi sprofondato tra le mani dei medici. E non è il solo; Biglia ci resterà a lungo, Bonaventura sta vedendo dilatarsi i tempi di recupero, Musacchio si è aggiunto agli infortunati con un fior di spavento, Kessie e Calhanoglu entrano ed escono dall’infermeria. E Conti, dopo oltre un anno di degenza, non può che risultare un oggetto misterioso.

In termini di gioco, poi, la squadra raramente ha esaltato. Le indecisioni legate ad un modulo definitivo sono spesso dipese dagli elementi a disposizione; certo è, che in più di una circostanza il Milan abbia dato l’impressione di vivere delle lune buone di Suso e Higuain, oltre che di una vocazione, evidentemente mutuata dal proprio allenatore, a non deporre le armi prima del triplice fischio. Alla ripresa, dopo la sosta dedicata alle Nazionali, i rossoneri affronteranno la Lazio; non ci sarà Higuain, squalificato per due turni dopo l’incontrollata reazione esplosa in occasione del match contro la Juventus. Sarà il quarto banco di prova per il Milan, che poi, nel confronto del Pireo contro l’Olympiacos nell’ultima giornata del girone, dovrà presumibilmente giocarsi la qualificazione ai sedicesimi di finale di Europa League. E con gli uomini contati, non sarà impresa semplice.

Gigi Bria

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Gigi Bria

Le cose migliori arrivano per caso. Per caso, ormai dieci anni fa, iniziai ad insegnare diritto ed economia politica in una scuola superiore di Milano. Sempre per caso, qualche anno fa, mi fu proposto di scrivere. Ho visto "La Voce" quando era ancora un embrione; ora è il giovane figlio di cui mi prendo cura ogni giorno parlando di sport e dirigendone la relativa redazione. Seguo il mondo del calcio, confidando di riuscire a non far mai trasparire la mia pur blanda fede calcistica.
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