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“Morte di un cardinale”: un thriller in cui il potere è una conquista fragile e il potente vulnerabile

Edito da SEM (Società editrice Milanese), è il racconto di Gaetano de Nittis che indaga sul decesso di uno dei potenti, in un periodo nel quale affidarsi a loro è l’unica via di uscita per salvarsi

Paolo Regina, avvocato scrittore, ci propone un personaggio che si colloca esattamente tra il thriller classico e quello moderno: il capitano di polizia economica e finanziaria Gaetano De Nittis, pugliese di Bisceglie di stanza a Ferrara. Dopo il successo del suo primo romanzo Morte di un antiquario, l’avvocato giallista torna a parlarci di un delitto e lo fa scrivendo Morte di un cardinale, che la casa editrice SEM, una delle più celebri del panorama nazionale nell’ambito dell’editoria, pubblica. È un’estate umida ed appiccicosa di quelle che solo a Ferrara e dintorni si presentano e Gaetano De Nittis, un capitano trascinato dalla marina di Bisceglie alla città di Ariosto si occupa di alcuni falsari, classica routine.

Sulle sponde del Po c’è un uomo che cammina, sbrigativo, con le mani insanguinate, con un arma della quale tenta di liberarsi il prima possibile. Ha appena commesso un omicidio: sotto i piloni del pontile, infatti, c’è un altro uomo con il foro di un proiettile sulla fronte. Si tratta di un uomo potente: il cardinale di Ferrara. Toccherà proprio a Gaetano De Nittis, brillante capitano della Guardia di Finanza, il Corpo più “odiato” d’Italia,l’incaricato per indagare su questa morte e, pian piano, il caso lo porterà a indirizzarsi verso gli interessi dei notabili della città, tra intrighi di palazzo, giochi di potere e grossi accordi economici. E’ solo allora che De Nittis, al ritmo della colonna sonora del suo idolo B.B. King, dà avvio ad un’ulteriore indagine “ufficiosa” nel tentativo di scagionare da un’accusa di omicidio un giornalista innocente.

Fulcro dello scritto di Regina è sicuramente il concetto dei “potenti”, che si slega su un modello noir e thriller. Il potente viene ucciso da qualcuno di meno potente o più potente ed è proprio il potere che rende vulnerabili. In un momento della nostra storia dove sono i potenti a comandare, anche, in alcuni casi, cedendo alla tirannia sottile e immorale che la legge non può punire perché si tratta di una forma indiretta di dispotismo, carabinieri, polizia e finanza collaborano  per riuscire a risolvere il caso, ma un altro tassello si aggiunge al puzzle quando un amico di de Nittis si trova coinvolto.

Paolo Regina è un giallista, ma non un giallista come gli altri: è spietato per amore del lettore, è delicato nello sviscerare scene crude, è l’ossimoro di sè stesso e, grazie a questa caratteristica, alla sua seconda opera continua a dimostrarsi uno scrittore di alto rango. “Morte di un cardinale” è un’opera di tiratura rara, che vede tessere le fila di un protagonista indimenticabile che si muove in una città di provincia che affonda le sue radici nell’invidia, nella cultura urbana e maldicente, nella vita mondana di chi ha qualcosa da nascondere.

Si tratta di un romanzo da uno stile diretto e tagliente: le parole di Paolo Regina, alla stregua di tante micro-lame, graffiano il lettore, ma con l’attenzione di non ferirlo, si fanno sentire, rimangono impresse. “Morte di un cardinale” affronta tante sfumature del giallo, molte delle quali al giorno d’oggi sono banalizzate, trascurate, quasi ridicolizzate.L’autore, invece, non solo dà importanza ad ogni faccia della narrazione, ma l’amplifica, la porta al suo punto massimo, la spinge fin dove pochi si sono spinti fino ad oggi.

Carlotta Casolaro

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Redazione La Voce

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