Storia

Mukden, marzo 1905: l’astro nascente del Giappone umilia la Russia zarista

I giapponesi sconfiggono i russi e si propongono come potenza mondiale

Tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del ‘900 le grandi potenze europee si erano accaparrate vasti territori in Africa ed Asia, originando tensioni che spesso sfociarono in conflitti armati. Viene subito da pensare alle rivalità tra Gran Bretagna e Francia, che si contendevano il dominio di quelle terre, fino a quando la crescente potenza tedesca porto le due grandi nazioni storicamente rivali ad appianare i loro dissidi coloniali per far fronte al pericolo comune. Ma nell’accaparramento di territori extra nazionali anche la Russia non fu da meno, mirando la politica zarista ad espandere la propria influenza soprattutto nell’area balcanica. Una serie di sconfitte militari e diplomatiche portarono però ad un netto ridimensionamento delle mire russe in quell’area, motivo per cui la Russia cercò di soddisfare la propria vena imperialista volgendo l’attenzione ad oriente, spesso a discapito della Cina. Ma con l’affacciarsi alle coste del Pacifico, i russi andarono ad urtare contro un paese che stava uscendo dal proprio medioevo per porsi come potenza moderna sullo scenario mondiale, ovvero il Giappone; da poco i giapponesi si erano lasciati alle spalle la propria organizzazione statale ancora di tipo feudale, ma già avevano fatto presente alle grandi potenze che il nuovo Giappone non si sarebbe accontentato di un ruolo marginale nello scacchiere asiatico, e i primi ad accorgersene furono i russi.

Abbiamo detto di come la Russia si fosse spinta parecchio ad oriente con le proprie acquisizioni territoriali, ragione per cui i giapponesi, desiderosi di affermare il proprio ruolo di potenza asiatica, dovettero necessariamente fare i conti con il loro ingombrante vicino. Essi lavorarono quindi sia per via diplomatica, isolando la Russia dalle altre potenze, sia preparandosi all’inevitabile confronto militare potenziando il proprio strumento bellico. Di contro, i gravi contrasti tra russi ed austriaci per la questione balcanica impedivano al colosso moscovita di dirottare forze verso il teatro asiatico, dove intanto i giapponesi si stavano preparando a regolare i conti.

Il 7 febbraio del 1904 si arrivò quindi, dopo una serie di schermaglie, alla rottura dei rapporti diplomatici tra le due nazioni, e il 9 dello stesso mese la flotta giapponese attaccò di sorpresa quella russa ancorata nella rada di Porto Arthur, nella regione cinese della Manciuria, riportando una schiacciante vittoria. In terra poi, i giapponesi sconfissero i russi nella battaglia dello Ya-lu (1°maggio 1904) al confine tra Cina e Corea, presero la fortezza russa di Nanshan (26 maggio sempre del 1904) e infine conquistarono Port Arthur (2 gennaio 1905). La causa di queste sconfitte trova spiegazione nella validità della macchina militare giapponese, ma anche nella pessima conduzione della guerra da parte dei comandanti delle forze zariste; i russi continuavano a ricevere rinforzi consistenti trasportati dalla ferrovia transiberiana, ma i soldati, sebbene numerosi, erano male armati ed equipaggiati, demotivati e pessimamente comandati da ufficiali che non perdevano occasione di dimostrare la loro inettitudine.

Si arrivò quindi allo scontro decisivo, quando i russi si posizionarono in schieramento difensivo a 20 Km dalla cittadina di Mukden (oggi Shenyang, Cina nord-orientale) con una forza di 360.000 uomini e 1.360 cannoni; i giapponesi disponevano di forze equivalenti, ovvero 380.000 soldati e 1.000 cannoni.

Il 20 febbraio 1905 cominciò un ciclo di operazioni che si protrasse fono al 10 marzo, durante il quale i giapponesi riuscirono man mano a spingere le forze russe fino all’abitato di Mukden, arrivando a minacciare i russi di accerchiamento il giorno 8 di marzo; quando il 10 le prime colonne giapponesi entrarono in città, i comandi russi ordinarono la ritirata lasciando il campo ai giapponesi vincitori. Le perdite furono ingenti per entrambi i contendenti, ammontando a 91.440 uomini per i russi e 71.000 per i giapponesi.

Con la successiva battaglia navale di Tsushima del 28 maggio (nello stretto che separa il mar della Cina dal Mar del Giappone), conclusasi disastrosamente per la flotta russa, la vittoria giapponese fu totale, tanto da costringere i russi a chiedere la pace. Il 5 settembre fu firmato il trattato che sanciva la fine delle ostilità a tutto vantaggio del Giappone.

La guerra russo-giapponese fu di importanza cruciale per la storia del Novecento per due ordini di motivi. Innanzitutto la netta sconfitta russa dimostrò alle potenze occidentali che l’epoca del loro dominio dei mari asiatici era ormai conclusa; da quel momento in poi avrebbero dovuto tenere conto del nuovo Giappone, moderno ed intraprendente, che aveva piegato il colosso militare russo. Inoltre, il malcontento che serpeggiava in tutto l’impero zarista per la situazione di miseria della gran massa della popolazione, fu aggravato dalla frustrazione e dall’umiliazione conseguenti alle dure sconfitte militari subite contro i giapponesi. Ormai le idee rivoluzionarie serpeggiavano in tutto l’impero russo dall’Ucraina alla Siberia, e di li a poco troveranno sfogo nella rivoluzione che cambierà per sempre il volto della Russia e la storia del mondo.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa

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