Nations League: l’Italia perde in Portogallo

Per Mancini è buio pesto

È ancora notte fonda per gli Azzurri; in Nations League, nel secondo incontro del gruppo 3 della Lega A, un’Italia sconfortante capitola a Lisbona per 1-0 contro i Campioni d’Europa del Portogallo, a cui peraltro mancava Cristiano Ronaldo. Con un solo punto conquistato in due partite, la candidatura azzurra all’accesso diretto al prossimo Europeo sbiadisce forse irreparabilmente.

Rispetto all’undici schierato contro la Polonia, Mancini rivoluzione la formazione, confermando solo Donnarumma e Jorginho. In difesa, il duo bianconero formato da Bonucci e Chiellini viene sostituito dalla corrispondente coppia di marca milanista, composta da Romagnoli e Caldara; sui lati giocano Criscito e Lazzari, motivo di orgoglio, quest’ultimo, per la SPAL e per Leonardo Semplici. A centrocampo, insieme a Jorginho, operano Cristante e Bonaventura, mentre in avanti l’attaccante di riferimento è Immobile, coadiuvato da Zaza e da Chiesa.

I cambiamenti apportati dal tecnico jesino non imprimono però colore agli Azzurri, che per tutto il primo tempo subiscono le iniziative dei lusitani; poco prima della mezz’ora, Romagnoli è provvidenziale salvando sulla linea la conclusione di Bernardo Silva, dopo un’uscita incerta di Donnarumma. Successivamente, Cristante devia sulla propria traversa il cross del partenopeo Mario Rui, mentre in prossimità dell’intervallo la conclusione di Carvalho si spegne a poche spanne dal palo; all’attivo degli Azzurri, a fine primo tempo, si annota unicamente una conclusione con poche pretese di Chiesa.

Ad inizio ripresa arriva il gol decisivo dei portoghesi, con André Silva che castiga Donnarumma, suo ex compagno in rossonero, con un sinistro a giro da centro area, dopo una galoppante incursione di Bruma. Il portiere azzurro è poi chiamato nuovamente ad intervenire su Bernardo Silva e su Renato Sanchez. Dall’altra parte del campo, l’Italia non si produce in alcunché di rilevante e a nulla servono gli innesti a partita in corso di Berardi, Emerson Palmieri e Belotti.

A fine partita, in casa Italia c’è comprensibile amarezza; che la transizione verso il nuovo corso fosse destinata a rivelarsi lunga e non esente da complicazioni, era cosa nota fin dall’insediamento in panchina di Roberto Mancini, chiamato a plasmare una Nazionale prostrata dalla mancata qualificazione al Mondiale e forse per troppo tempo avvitata sui fasti del 2006. La fioritura dei tanto invocati giovani risulta al momento ben lontana dalla piena maturazione, ma il loro ritardo giustifica solo in parte la modestia delle ultime due prestazioni; manca indubbiamente una leadership tecnica ed emotiva dal centrocampo in avanti, con Jorginho che fatica ad imporsi come faro del centrocampo ed un reparto offensivo che è a dir poco asfittico. Tra poco più di un mese, il 14 ottobre, ad attendere gli Azzurri ci sarà la già determinante trasferta polacca, quando, con un maggior numero di partite nelle gambe, i ragazzi di Mancini sapranno (o almeno questo è l’auspicio) proporsi in maniera più frizzante.

Gigi Bria

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