Amore

Non “per te”… “per noi”!

Privilegiare la coppia all’ orgogliosa individualità

Carissimi Amici, carissime Amiche, il tema di oggi riguarda la disponibilità a modificare alcuni aspetti di  noi stessi, non “per amoredella persona amata”, bensì  “per amore del rapporto con la persona amata”.

Tale disquisizione appalesa ed enfatizza la differenza tra  due atteggiamenti  mentali opposti  – subente/  volitivo – che,  seppur entrambi orientati allo stesso obiettivo – una relazione felice – sono contrastanti e, l’uno – il subente–  è quello che seapparentemente sembra più accomodante, poiché derivante da uno stato di “bisogno”, in realtà pone a serio rischio la realizzazione del sogno.

“lo faccio per te”, “con tutto quello che ho fatto per te”,  urla il soggetto subenteal culmine del risentimento e della frustrazione per “non sapere più cosa fare”per ottenere l’approvazione del partner. In effetti, assumere comportamenti non propri, esclusivamente per compiacere il nostro compagno, ci pone in uno stato di sudditanza, dapprima implosivo, poi destinato ad esplodere sino a scadere in ambito moralmente ricattatorio. Il  rinfacciamentoè  pertanto uno dei comportamenti più soventi, irragionevole ed illogico, ma detentore dell’immediatezza liberatoria insita nello sfogo.

Viceversa, la scelta– propria, partecipativa e consapevole – di privilegiare il benessere della relazione –“Noi”- rispetto all’orgogliosa affermazione individuale, proviene dal desiderio– che ben si differenzia dallo stato di bisogno – di volere apportare valore al rapporto ed implica coinvolgimento e complicità con il partner. Al contrario della sudditanza,  accresce l’autostima stimolando altresì la nostra creativitànell’esplorazione della “sfera piacevolezza”, alla ricerca di tutto quello che può rendere felici “Noi”.

In sintesi : “lo faccio per te” – salvo eccezioni – sottende un atteggiamento passivo, generato da bisogno, la cui conseguenza è elemosinare amore, sin tanto che si “resiste” alla frustrazione; “scelgo di farlo per Noi”, implica la consapevolezza che ci stiamo prodigando perché lo vogliamo.

 “Scelgo di privilegiare – “noi”– accogliendo i tuoi desideri e/o limiti con amorevole intento adeguativo”, non significa affidarsi alla speranza di essere accettati – sarebbe davvero umiliante ed insano – bensì alla propria partecipazione attiva nella creazione del rapporto che desideriamo appagante, in primis per noi stessi. Una sorta di “lo faccio per me”.

Ovviamente non ci trasformeremo in attori recitanti una parte non nostra, quand’anche fosse possibile non sarebbe onesto e ci assicurerebbe all’infelicità,  ma potremo provare a comprendere se è nelle nostre possibilità assecondare alcuni bisogni del partner che, a volte non sono capricci, ma costituiscono un fattore bloccante al proseguo del rapporto. Resistiamo anche dal porre condizioni del genere “visto che io ho fatto questo, allora tu devi fare quest’altro per me”: è una “contabilità” meschina. Chiediamo quello che realmente è importante per noi. 

Lapalissiano che la differenza di pensiero – e conseguentemente di atteggiamento – non garantisca la riuscita di una relazione, tuttavia optare una scelta, anche in caso di malaugurata separazione, tutelanoi stessi ed il partner dal risentimentoin quanto – entrambi – non vittime di una condizione privativa.

Un abbraccio!

Daniela Cavallini

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