Dopo aver già vinto la “Palma d’oro” al Festival di Cannes ed il Golden Globe, “Parasite”, il film del regista sud coreano Bong Joon Ho ha vinto ben quattro Oscar in quest’ultima edizione dell’evento che si è chiuso il 9 febbraio scorso a Los Angeles: l’Oscar per il miglior film in assoluto, quello per il miglior film straniero, quello per la migliore regia ed, infine, quello per la migliore sceneggiatura, risultando anche il primo film non americano e non in inglese a vincere l’ambito premio.
E’ difficile inquadrare l’opera in un ambito preciso: è un thriller ma anche una satira sociale con momenti di pura commedia o, al contrario, drammatici che racconta la storia di una famiglia povera che attraverso sotterfugi ed inganni si infiltra in una famiglia ricca per cercare di sfruttarne i vantaggi e migliorare la propria condizione sociale.
Le due famiglie sono le due facce del contesto sociale in cui si muove l’odierna Corea del Sud, forse con qualche accento marxista e poco liberista che viene facilmente perdonato per l’alto livello estetico e tecnico che impronta tutto il film soprattutto nella messa in scena con immagini di grande impatto.
Sta di fatto che il film è molto accattivante (finora ha incassato ben 165 milioni di dollari nel mondo a fronte di un costo di nemmeno 12 milioni di dollari) con un ingranaggio di trama complesso ma in perfetto equilibrio tra commedia, dramma e thriller che tiene lo spettatore incollato alla poltrona fino all’ultima scena.
Riccardo Bramante