Storia

Ottobre 1805, sfuma sul mare il sogno di Napoleone: l’Inghilterra è salva

Superiorità degli equipaggi ed un comandante audace, ricetta vincente per gli inglesi

Nella storia d’Inghilterra ci sono stati vari tentativi d’invasione, l’ultimo dei quali è stato quello della battaglia di Hastings del 1066, di cui abbiamo già parlato. Dopo quell’episodio, nessuno riuscirà più a mettere piede sul suolo inglese da invasore: nel 1588 l’Invincibile Armata spagnola fu distrutta, con la flotta che la trasportava, ancor prima che i soldati spagnoli riuscissero anche solo a sbarcare; Hitler perse la battaglia aerea sui cieli d’Inghilterra, presupposto fondamentale per realizzare l’invasione dell’isola, e dovette rinunciare; e tra questi due episodi si colloca il tentativo di Napoleone di sbarazzarsi una volta per tutte del più accanito dei suoi nemici.

Se si guarda il rapporto di forze tra i due eserciti, lo sbarco dell’armata d’invasione francese avrebbe portato senz’altro ad una rapida occupazione dell’Inghilterra, la quale non era in condizione di competere con le forze terrestri francesi; l’imperatore stava ammassando il suo esercito in attesa del momento propizio per dare il via all’invasione dell’Inghilterra. Ma il problema per Napoleone era proprio questo, ovvero riuscire a sbarcare. Fu per conseguire tale obiettivo che l’imperatore dei francesi mise a disposizione della forza da sbarco 1.400 unità navali di vario tipo per traghettare le sue truppe al di la della Manica, così da poter invadere l’odiata Inghilterra; ma per farlo era indispensabile la protezione di queste unità da sbarco da parte delle navi della flotta francese; senza tale protezione attraversare il canale sarebbe stato un suicidio. Fu così che per la marina britannica divenne compito essenziale e vitale impedire la concentrazione delle forze navali francesi nello stretto di Dover.

La diplomazia inglese era però riuscita a dare vita alla Terza Coalizione contro Napoleone, assieme a Russia Austria e Svezia, per cui i piani napoleonici d’invasione dell’Inghilterra sfumarono. L’imperatore dovette quindi ordinare all’Ammiraglio Villeneuve, comandante della flotta che avrebbe dovuto raggiungere la Manica per fornire protezione alle forze da sbarco, e che al moneto ara all’ancora nel porto spagnolo di Cadice (la Spagna era alleata della Francia), di dirigersi verso il Mediterraneo per concorrere al trasporto di truppe dalla Francia all’Italia. Ma nel tragitto verso il canale di Gibilterra, e di qui verso il Mediterraneo, la flotta francese avrebbe trovato ad aspettarla la squadra navale inglese al comando dell’ammiraglio Horatio Nelson.

Il 19 ottobre del 1805 la flotta franco-spagnola di Villenueve lascio il porto di Cadice e alle prime ore del mattino del 21 ottobre furono in vista della squadra inglese, al largo di Capo Trafalgar.

Nelson, grande innovatore della tattica di combattimento in mare, considerava superate le vecchie manovre finalizzate a portare le formazioni navali su linee parallele rispetto al nemico, cosa che si risolveva in una moltitudine di scontri singoli tra vascello e vascello. Decise quindi di schierare le sue navi su due linee parallele tra di esse, che avrebbero attaccato la linea delle navi nemiche perpendicolarmente rispetto ad essa, con l’obiettivo di spezzarne la formazione. In questo modo avrebbe esposto ad un grave rischio le navi di testa, che sarebbero state inevitabilmente bersagliate dal fuoco concentrato dell’intera linea nemica, ma Nelson sapeva che le sue navi erano qualitativamente superiori a quelle della flotta avversaria, e confidava sul valore dei suoi equipaggi, che si erano sempre dimostrati superiori al nemico. Egli stesso, a bordo della sua ammiraglia, la Victory, si pose alla testa della colonna di sinistra.

La flotta alleata al comando di Villenueve era composta da 18 vascelli e 7 fregate francesi, per un totale di 12.500 uomini e 1.594 cannoni, più 15 vascelli spagnoli con altri 9.080 uomini e 1.326 cannoni. La flotta inglese contava 27 vascelli e 6 fregate, complessivamente 16.820 uomini e 2.164 cannoni.

Alle 11,40 Nelson diede l’ordine di attaccare e alle 12,30 si arrivò alla distanza di tiro. Come previsto, le due linee parallele delle navi inglesi attaccarono in direzione perpendicolare rispetto alle linee della formazione alleata, insinuandosi tra le navi nemiche e ingaggiando i duelli tra le rispettive artiglierie di bordo, che misero subito in luce la superiore tecnica ed esperienza degli equipaggi inglesi rispetto a quelli franco-spagnoli. La Vicotry si diresse verso la Bicentaure, la nave su cui si trovava Villenueve, colpendola con le bordate dei suoi 50 cannoni (in tutto i pezzi sulla Victory erano 100 ma, ovviamente, le bordate contro una nave nemica riguardavano i cannoni posti su uno solo dei due lati). L’ammiraglia di Villenueve si vide mettere fuori combattimento 400 uomini del suo equipaggio e 20 dei suoi 80 cannoni; la Victory proseguì oltre, e le navi al suo seguito terminarono il lavoro, costringendo la Bicentaure ad arrendersi al vascello inglese Conqueror. Villenueve fu catturato e si suicidò al ritorno dalla prigionia. Nel frattempo la nave di Nelson ingaggiò un combattimento ravvicinato con la nave nemica Redoutable, e una palla di fucile colpì l’ammiraglio inglese alla schiena; alle 16,30 Nelson morì. L’intervento di un’altra unità inglese costrinse alla resa la Redoutable.

La battaglia continuò in una serie di confronti tra le navi franco-spagnole e i vascelli inglesi man mano che questi arrivavano al contatto con le unità nemiche, ma la tattica di Nelson si era ormai rivelata vincente, e l’aver spezzato perpendicolarmente la linea della formazione avversaria fece venir meno la coordinazione tra le manovre della varie unità francesi e spagnole. Alle 17 circa i cannoni smisero di tuonare.

I franco spagnoli persero 18 navi, molte furono catturate dagli inglesi, e solo 11 riuscirono ad allontanarsi e a ritornare a Cadice. Benché molte delle loro navi avessero subito gravi danni, gli inglesi non ne persero neanche una.

La battaglia di Trafalgar fu un trionfo per gli inglesi, ma non ebbe alcuna influenza sull’andamento della guerra, che vide comunque Napoleone vincitore contro gli eserciti nemici (il 2 dicembre i francesi avrebbero trionfato contro gli austro-russi ad Austerlitz). Ma quella vittoria sul mare ribadì la superiorità della flotta inglese su quella del nemico francese, e sancì il totale dominio dei mari per la flotta di Sua Maestà Britannica, di li fino alla fine del secolo. Bisognerà difatti aspettare l’inizio del ‘900 per assistere al sorpasso sulla flotta britannica, quando gli Stati Uniti arriveranno ad allestire una flotta da battaglia tale da superare quella inglese; difatti già allora cominciava a profilarsi quella competizione con il Giappone che quarant’anni dopo avrebbe visto altre due grandi flotte confrontarsi sul mare, che questa volta sarà l’Oceano Pacifico.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa

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