Storia

Pico della Mirandola, il grande umanista italiano dalla memoria prodigiosa

Una cultura da erudito per uno dei più grandi pensatori italiani di sempre

L’Italia rinascimentale, come risaputo, e stata ricchissima di personaggi di rilievo che hanno influenzato l’arte, la cultura, la filosofia e il sapere, lasciando un marchio indelebile nella storia. Vedremo ora un personaggio di quell’epoca che con il suo pensiero, i suoi studi e le sue conclusioni, viene considerato uno dei più grandi pensatori del suo tempo e di sempre.

Giovanni Pico dei conti della Mirandola e della Concordia nacque a Mirandola (oggi in provincia di Modena) il 24 febbraio del 1463, da famiglia nobile strettamente imparentata con gli Sforza, i Gonzaga e gli Este. Fin da piccolo Pico mostrò una forte propensione per lo studio e l’apprendimento, arrivando ad imparare perfettamente il latino, il greco, il francese, l’arabo, l’aramaico e l’ebraico; si dice che il giovane avesse delle capacità mnemoniche portentose, tanto che sarebbe stato in grado recitare nientemeno che l’intera Divina Commedia a memoria, così come qualunque altro poema appena letto (tra l’altro Matteo Boiardo, l’autore dell’ “Orlando Innamorato” era suo cugino). A quattordici anni Pico cominciò a studiare diritto canonico a Bologna dato che, essendo figlio cadetto (i suoi due fratelli maggiori si diedero al mestiere delle armi ed alla politica), i genitori avevano scelto per lui la carriera ecclesiastica; ma pico decise di fare di testa sua e si spostò in varie città per ampliare i suoi studi: Ferrara, Padova e Pavia, per poi giungere a Parigi e nel 1483 si trasferì a Firenze, dove si fece notare nientemeno che da Lorenzo il Magnifico.

L’oggetto dei suoi interessi nello studio erano la religione e la filosofia ma, a differenza dei suoi contemporanei che si limitavano ad avere come punto di riferimento i classici latini, Pico spaziò tra autori di nazionalità e religioni diverse allo scopo di conciliare le antiche filosofie greche e latine con quelle orientali, arrivando a maturare la convinzione che le letterature cristiana e pagana non fossero in contesa, ma dovessero essere usate assieme allo scopo di raggiungere la verità.

Nel 1486 il nostro protagonista decise allora di organizzare a Roma un congresso filosofico, al quale avrebbe dovuto partecipare lo stesso pontefice Innocenzo VIII, per discutere delle 900 tesi che Pico aveva appositamente preparato; ma queste tesi finirono al vaglio dei teologi della Chiesa, che ne dichiararono eretiche alcune. Ovviamente il congresso non ebbe luogo e il nostro studioso dovette fuggire trovando rifugio in Francia, riuscendo poi a fare rientro in Italia solo grazie all’intercessione del suo potente protettore Lorenzo il Magnifico (la condanna per eresia verrà poi revocata da papa Alessandro VI Borgia).

La vita amorosa e sentimentale di Pico fu piuttosto intensa e segnata anche da un fatto curioso, ossia l’aver inscenato il rapimento della sua amante allo scopo di fuggire assieme. La donna era una certa Margherita, moglie di Giuliano Mariotto de’ Medici (lontano parente di Lorenzo), ma il tentativo fallì dato che il marito tradito riuscì a riprendersi la moglie, sicché la focosa quanto scandalosa storia d’amore (entrambi erano all’epoca due personaggi piuttosto in vista) ebbe ben presto fine. Comunque nella vita del nostro protagonista gli amori di certo non mancarono, sembra anche quelli con persone del suo stesso sesso, ma secondo alcuni in questo caso si sarebbe trattato di amori platonici, ossia privi di contenuti erotici.

Pico della mirandola morì il 17 novembre del 1494 all’età di 31 anni, ufficialmente di sifilide, ma studi recenti hanno avvalorato l’ipotesi dell’avvelenamento, essendo state trovate nei suoi resti delle notevoli quantità di arsenico.

Per la profondità del suo pensiero ed il livello della sua filosofia, Pico della Mirandola viene oggi considerato il più grande pensatore della cristianità dopo sant’Agostino.

Marco Ammendola

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Marco Amendola

Anche se faccio tutt'altro lavoro, sono da sempre appassionato di storia, un romanzo talmente avvincente che non necessita di un finale a sorpresa

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