Radioterapia super mirata: tecnica hi-tech per bloccare la progressione delle metastasi cerebrali

La radiochirurgia è una tecnica radioterapica non invasiva che permette di irradiare piccole lesioni tumorali con un’elevata dose di radiazioni, fermando la malattia nel 99% dei casi

Uno studio pubblicato sul Journal of Cancer research and Clinical oncology ha dimostrato l’efficacia di una nuova tecnica di radioterapia super mirata, che bombarda con potenti radiazioni piccole lesioni tumorali, attaccando contemporaneamente molte metastasi cerebrali e bloccandone così la progressione. Un importante passo avanti nella lotta al tumore al cervello: la radioterapia super mirata viene utilizzata al posto della radioterapia convenzionale in alcuni tipi di metastasi, ma è stata utilizzata negli ultimi tempi anche per le metastasi al cervello.

Questa tecnica radioterapica nuova, hi-tech e altamente innovativa non è invasiva e permette di irradiare piccole lesioni tumorali con un’elevata dose di radiazioni. Adesso, grazie a un nuovo software da integrare all’apparecchiatura di radiochirurgia, si possono anche trattare contemporaneamente fino a dieci metastasi cerebrali diversamente dal passato, quando era possibile trattarne una alla volta e l’iter richiedeva numerose sedute, con il rischio di dilazionare troppo i tempi di cura.

Il primo ha trattare 381 metastasi encefaliche in 64 pazienti, è stato Filippo Alongi (nella foto accanto), direttore dell’Unità operativa complessa di radioterapia oncologica e professore associato all’Università di Brescia, con risultato sorprendenti. A una prima visita di controllo a distanza di due mesi, infatti, nel 99% dei casi si è manifestato un arresto della progressione e una remissione parziale o completa di ogni metastasi trattata. Inoltre non sono stati segnalati effetti collaterali significativi.


Alongi ha spiegato: “Questa metodica permette di colpire in una unica seduta di tre minuti fino a dieci metastasi intracraniche contemporaneamente, in modo non invasivo, senza anestesia o bisturi. Per chi viene da un’altra regione questo rappresenta un’opportunità enorme, considerando costi e problematiche logistiche che accompagnano le terapie. Stiamo continuando il follow-up dei pazienti – ha commentato il professore – per capire quanto a lungo nel tempo questo risultato positivo possa essere garantito rispetto alle tecniche convenzionali”.

Beatrice Spreafico

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