Politica

REGIONALI: TRA CONTE E SALVINI VOLANO GLI STRACCI

Duro scontro a distanza tra il premier ed il leader leghista

Le recentissime elezioni regionali in Emilia Romagna ed in Calabria, hanno creato terreno fertile per l’ennesimo scontro tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ed il leader della Lega, Matteo Salvini.

“C’è stato chi ha inteso fare di questo appuntamento elettorale, impropriamente, un referendum contro o pro il governo nazionale. Mi riferisco a Salvini che esce il grande sconfitto di questa competizione”, ha affermato Conte. “Mi rivolgo al popolo leghista – ha proseguito il premier -: chi è stato Ministro dell’Interno e ora è leader dell’opposizione, ha tutte le opportunità di entrare in una caserma dei Carabinieri e fare delle segnalazioni. Ma andare a citofonare a un privato cittadino… io avevo detto già dopo le Europee che non sarebbero stati più accettabili strappi istituzionali, ci sono state varie occasioni in cui ho invitato Salvini a rispettare le regole”. Conte ritiene che Salvini abbia “impostato la sua campagna elettorale in un certo modo ed è stato sconfitto. I citofonatori sono rimasti a casa”.

A stretto giro è giunta la replica di Salvini che non ha fatto passi indietro rispetto a quanto compiuto negli ultimi giorni, citofonate incluse. “Rifarei tutto”, ha affermato il leader del Carroccio. “Fin qui ci sono state 9 elezioni regionali, ne abbiamo vinte 8 su 9, poteva andare peggio. Io sono un perfezionista e avrei preferito fare 9 su 9, ma ce ne sono sei in primavera e siamo già al lavoro per le squadre”. Quindi, la risposta a Conte: “Leggo che il signor Conte passa il tempo ad attaccarmi e a dire che deve lavorare per contrastare me e le destre. Gli ricordo che deve lavorare per il bene degli italiani, non perché odia qualcuno. Chi vive di rabbia e di rancore vive male, poverino. Camomilla per Giuseppi!”.

Intanto, a Roma si scaldano i motori per l’ormai imminente verifica di Governo. Il premier aspetta che il nuovo Capodelegazione del Movimento Cinque Stelle dia un segnale per poter quindi dar vita ad un incontro con la maggioranza. Il Segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, ha qualche rimpianto per la sconfitta in Calabria e si è detto convinto del fatto che, se il Centrosinistra si fosse presentato unito all’appuntamento elettorale calabrese, con ogni probabilità la regione del Sud non sarebbe andata persa. Il leader Dem non intende perdere tempo e si concentra per dar vita ad un’alleanza di Centrosinistra sufficientemente ampia da poter affrontare il voto alle elezioni politiche.

Nel corso della festa tenutasi a Modena per la vittoria di Bonaccini, Zingaretti ha dichiarato: “Oggi il Partito democratico è tornato a essere il punto di riferimento, un punto di riferimento importante, incredibile, l’abbiamo fatto in un anno e mezzo, non ci credeva nessuno e sono contento di aver dato una mano. Missione compiuta!”. Zingaretti intende “rilanciare l’azione di governo su temi concreti” con “maggiore collaborazione da parte degli alleati”. A tal proposito, per il Capogruppo del PD al Senato, Andrea Marcucci, le priorità devono essere la sicurezza e la prescrizione.

Un concetto, quello di Zingaretti, che Bonaccini condivide in larghissima parte: “Serve un Pd largo, più aperto, con una identità piu’ marcata. Però i voti che ha preso qui dimostrano che è in salute ma non basta aver vinto l’Emilia-Romagna. E’ illusorio pensare che se hai vinto qui.. veniamo da 9 sconfitte consecutive, delle batoste. Quindi nessuno si illuda di aver risolto i problemi perche’ abbiamo vinto l’Emilia Romagna. Ora bisogna governare”, ha dichiarato il Governatore emiliano.

Va detto che in Emilia Romagna, la maggioranza degli elettori ha scelto di riconfermare Bonaccini alla guida della Regione ed il Partito Democratico è tornato in possesso della maggioranza relativa persa nelle due ultime elezioni regionali. A determinare la vittoria di Bonaccini è stato anche il voto disgiunto: prova ne è il 3% in più del gradimento elettorale rispetto a quanto incassato dai partiti che lo sostenevano. Il dato certo è che il Governatore è riuscito ad intercettare voti personali anche dall’elettorato che avrebbe dovuto, in linea teorica, prediligere i suoi competitor di Centrodestra e del Movimento Cinque Stelle, Borgonzoni e Benini che invece si sono ritrovati con una percentuale di voti inferiore a quella incassata dai partiti a loro sostegno.

Per quanto riguarda il Movimento Cinque Stelle, la situazione è gravissima: pesantemente sconfitto sia in Emilia Romagna che in Calabria dove, in quest’ultimo caso, non riesce ad esprimere neanche un consigliere regionale. Il reggente pentastellato, Vito Crimi, cerca di capire le ragioni della debacle e commenta: “Non dobbiamo replicare i partiti, ma occuparci dei temi che interessano i cittadini”. Crimi ritiene che la sconfitta elettorale sia stata causata dalla “polarizzazione” del voto nelle due regioni. “Il M5S è in un momento di rinnovamento – spiega Crimi -. E’ nato in una fase in cui il bipolarismo aveva fallito, perché erano due facce della stessa medaglia e noi siamo entrati in questo meccanismo tentando di portare una ventata di aria fresca”. “Da questo momento in poi il nostro compito è rilanciare, non fermarci”, aggiunge Crimi sottolineando che i due punti cardine devono essere il taglio delle tasse per le imprese e per i lavoratori ed il salario minimo. Circa un’alleanza strutturale con il PD, Crimi non ne vuole nemmeno sentir parlare: “Ho ascoltato sia le parole di Giuseppe Conte che di Nicola Zingaretti; anzi, con il premier mi sono sentito. Non parlerei di collocazione”. Ciò significa che il Movimento correrà certamente solo anche alle Regionali in Toscana, Puglia e Liguria. “Restare uniti, non lasciarsi irretire da facili sirene”, sottolinea il nuovo capo politico del M5S.

Le parole del reggente hanno però come sottofondo, il silenzio assordante di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Beppe Grillo e Davide Casaleggio. Dalla stagione dello ‘Tsunami Tour’ paiono essere trascorse due ere geologiche ed all’oggi, è impossibile capire che ne sarà del Movimento.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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