RENZI-PD: LE RAGIONI DELL’ADDIO

L'ex premier spiega: "Non voglio morire socio di Rousseau"

Roma, 17 settembre – Era nell’aria e, come volevasi dimostrare, Matteo Renzi ha lasciato il Partito Democratico portando con sé una discreta pattuglia di suoi fedelissimi parlamentari. Nella serata di ieri avva informato il premier, Giuseppe Conte, pur garantendogli il sostegno al Governo. In un’intervista rilasciata a ‘La Repubblica’, l’ex premier ha spiegato i motivi che lo hanno indotto alla scelta.

“Oggi il PD è un insieme di correnti – ha detto Renzi -. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5S”. “I parlamentari che mi seguiranno saranno una trentina, più o meno. Non dico che c’è un numero chiuso, ma quasi”, ha aggiunto l’ex Segretario Dem. Prendendo le distanze da quella che, riferendosi al PD, definisce un’unità di facciata, Renzi ha annunciato: “Voglio passare i prossimi mesi a combattere contro Salvini”.

Parlando poi più dettagliatamente dei motivi dello scisma, Renzi ha affermato: “I gruppi autonomi nasceranno già questa settimana. E saranno un bene per tutti: Zingaretti non avrà più l’alibi di dire che non controlla i gruppi PD perché saranno “derenzizzati”. E per il Governo probabilmente si allargherà la base del consenso parlamentare, l’ho detto anche a Conte. Dunque l’operazione è un bene per tutti, come osservato da Goffredo Bettini. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Il ragionamento è più ampio e sarà nel Paese, non solo nei palazzi”.

“Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare – ha detto ancora l’ex leader Dem -. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società. E credo che le liturgie di un PD organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo non funzionino più”.

Parlando del Segretario del PD, Nicola Zingaretti, Renzi gli ha riconosciuto il merito di essersi impegnato per mantenere l’unità del Partito e di non avere con lui alcun “problema personale, né lui ha un problema con me. Abbiamo sempre discusso e abbiamo sempre mantenuto toni di civiltà personali. Qui c’è un fatto politico. Il PD nasce come grande intuizione di un partito all’americana capace di riconoscersi in un leader carismatico e fondato sulle primarie. Chi ha tentato di interpretare questo ruolo è stato sconfitto dal fuoco amico. Oggi il PD è un insieme di correnti. E temo che non sarà in grado da solo di rispondere alle aggressioni di Salvini e alla difficile convivenza con i 5 Stelle”.

Circa il governo giallorosso, il giudizio di Renzi è netto: “Di Maio non convince. Non ho fatto tutto questo lavoro per morire socio di Rousseau. Per me la politica è un’altra cosa rispetto all’algoritmo di Casaleggio. Ma non voglio disturbare il PD”. Per quanto riguarda le prossime consultazione elettorali, l’ex premier ha affermato: “La nostra Casa non si candiderà né alle regionali né alle comunali almeno per un anno. Chi vorrà impegnarsi lo farà con liste civiche o da indipendente. La prima elezione cui ci presenteremo saranno le politiche, sperando che siano nel 2023. E poi le Europee del 2024. Abbiamo tempo e fiato”.

Per quanto riguarda il nome del nuovo soggetto politico, Renzi preferisce mantenere ancora il segreto: “Il nome non glielo dico, ma non sarà un partito tradizionale, sarà una casa. E sarà femminista con molte donne di livello alla guida. Teresa Bellanova sarà la capo delegazione nel Governo”.

La Voce

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti