Ambiente

Ripresa in Italia e UE: puntiamo a salvare la biodiversità. In calo i gas serra, tra i primi in Europa per l’economia circolare

Grave la situazione per fauna e flora, minacciate da inquinamento e specie aliene. In buono stato solo il 48% dei fiumi e il 20% dei laghi italiani. Bene le aree protette del nostro Paese. Temperature crescono in Italia più che in altre parti del mondo (+1,71° nel 2018 contro +0,98° globale). Diminuiscono i gas serra (-17,2% dal 1990 al 2018). Inquinamento atmosferico: si sforano i limiti giornalieri (nel 21% delle stazioni il PM10), ma in Italia nel medio-lungo periodo gli inquinanti sono in discesa. Bacino padano malato d’Europa. Con 18,3% di energie rinnovabili, Italia supera obiettivo 2020 fissato da UE (17%)

L’Ispra presenta l’Annuario dei dati ambientali 2019, un quadro aggiornato sullo stato di salute del nostro Paese. Quest’anno le informazioni sull’ambiente in Italia si confrontano con i recenti trend europei elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente e illustrati lo scorso dicembre a Bruxelles nel “SOER 2020 – State of the Environment Report”. A questi report, si aggiunge un altro documento, il Rapporto Ambiente di Sistema, che propone alcuni focus regionali.

I dati sono stati presentati ieri nel corso di una diretta streaming in collegamento con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli e con il ministro dell’ambiente Sergio Costa. 

Come si pone l’Italia davanti a questi trend e alle priorità politiche dell’UE in campo ambientale? Il quadro nazionale e le esperienze regionali vengono oggi delineate nel corso della presentazione dei tre report ambientali. Nonostante le politiche climatiche e ambientali dell’Unione europea abbiano portato vantaggi sostanziali negli ultimi decenni, il nostro continente deve affrontare questioni di grande portata: perdita della biodiversità, uso delle risorse, impatti dei cambiamenti climatici e rischi ambientali per la salute e il benessere.

“Presentiamo oggi questi Rapporti in un momento in cui la politica italiana ed europea guarda con occhi nuovi allo European Green Deal – ha dichiarato il Presidente Ispra ed Snpa Stefano Laporta – un obiettivo ambizioso ma non impossibile, a patto che si attui una profonda trasformazione industriale, ambientale, economica e culturale in Europa.  Un’occasione per rilanciare un nuovo modello economico, con una maggiore attenzione all’ambiente e alla biodiversità. Abbiamo tutti compiti importanti e sfide ambiziose per accompagnare il Paese verso quello sviluppo sostenibile che è l’unica strada da percorrere per il rilancio economico e sociale”

L’Annuario ISPRA esce nel momento in cui il mondo intero è impegnato nella sfida senza precedenti del Covid-19. Dalla contrazione forzata delle attività economiche è venuto un miglioramento delle condizioni ambientali, con un costo sociale altissimo. La sfida oggi è far sì che tali condizioni non siano transitorie, ma socialmente sostenibili. La “ripartenza” riceve un nuovo e ambizioso impulso dalla Commissione europea grazie anche allo European Green Deal.

Tre le priorità politiche ambientali indicate dall’UE nel Settimo programma di azione per l’ambiente: proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione europea; trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell’impiego delle risorse, verde e competitiva; proteggere i cittadini da pressioni legate all’ambiente e da rischi per la salute e il benessere. Vediamo nel dettaglio come l’Italia risponde alla sfida.

PROTEGGERE, CONSERVARE E MIGLIORARE IL ‘CAPITALE NATURALE’ DELL’UNIONE EUROPEA:  FLORA, FAUNA, FIUMI E LAGHI, CONSUMO DEL SUOLO, DISSESTO

La situazione in Europa. In base alle elaborazioni del SOER 2020, solo 2 dei 14 indicatori  utilizzati per monitorare  il  ‘capitale naturale’ – l’insieme delle risorse naturali essenziali per lo sviluppo del Paese, in termini economici e sociali – mostrano andamenti auspicabili per l’Europa : solo le aree protette sono in buono stato, sia terrestri che marine, mentre va male la tutela della flora, fauna, degli ecosistemi e del suolo.

La situazione in Italia. Con le sue 60 mila specie animali e 12 mila vegetali, l’Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità in Europa e con livelli elevatissimi di endemismo (specie esclusive del nostro territorio). Un patrimonio che vede alti livelli di minaccia per flora e fauna. Forte argine al degrado sono la Rete Natura 2000 e il Sistema delle aree protette italiane: quelle terrestri sono 843 e coprono il 10,5% del territorio nazionale, 29 le aree marine protette, 2.613 i siti della Rete Natura 2000 (19,3% del territorio nazionale). 

Quanto allo stato di salute della fauna in Italia, tra i vertebrati sono i pesci d’acqua dolce quelli più minacciati (48%), seguiti dagli anfibi (36%) e dai mammiferi (23%). Tra le piante più tutelate dalle norme UE, il 42% è a rischio. 

Le minacce più gravi vengono, però, dal costante aumento delle specie esotiche introdotte in Italia – più di 3300 nell’ultimo secolo – dal degrado, dall’inquinamento e dalla frammentazione del territorio. 

Lontana dagli obiettivi europei la salute di fiumi e laghi in Italia. Neanche la metà dei 7.493 corsi d’acqua raggiunge uno “stato ecologico buono o elevato” (43%), ancora più grave la situazione dei laghi (solo il 20%). Va meglio la situazione se si analizza lo stato chimico: è buono per il 75% dei fiumi (anche se il 18% non è ancora classificato), e per il 48% dei laghi. 

C’è anche il consumo di suolo a gravare sulla perdita di biodiversità. Sono ormai persi 23.000 km2, con una velocità di trasformazione di quasi 2 m2/sec tra il 2017 e il 2018. Sebbene il fenomeno mostrasse segnali di rallentamento, probabilmente a causa della congiuntura economica, dal 2018 il consumo di suolo ha ripreso a crescere. Nel 2018 è stato sottratto anche il 2% delle aree protette.   Il territorio italiano è fortemente esposto al dissesto idrogeologico. La popolazione a rischio frane che risiede in aree a ‘pericolosità elevata e molto elevata’ ammonta a 1.281.970 abitanti, pari al 2,2% del totale. 

TRASFORMARE LA UE IN UN’ECONOMIA A BASSE EMISSIONI DI CARBONIO, EFFICIENTE NELL’IMPIEGO DELLE RISORSE, VERDE E COMPETITIVA

La situazione in Europa L’obiettivo UE di trasformare l’economia in senso circolare e sostenibile si intreccia fortemente con le attività di produzione e consumo. Ciò significa creare sistemi di produzione che favoriscano la diminuzione delle quantità di rifiuti o che aumentino l’efficienza riducendo le materie prime utilizzate. Per trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, la UE deve raggiungere entro il 2020 gli obiettivi sul clima e l’energia e deve ridurre entro il 2050 le emissioni dei gas serra dell’80-95% rispetto ai livelli del 1990. Nel quadro dell’impegno generale, si inserisce anche quello di limitare l’aumento della temperatura media sotto i 2°C rispetto ai livelli preindustriali. 

Il Programma chiede che entro il 2020 i rifiuti siano gestiti responsabilmente alla stregua di una risorsa, così da evitare danni alla salute e all’ambiente, la produzione di rifiuti in termini assoluti e i rifiuti pro capite siano in diminuzione, le discariche siano limitate ai rifiuti residui e il recupero energetico sia limitato ai materiali non riciclabili. 

il rapporto tra il livello dell’attività economica (prodotto interno lordo) e la quantità di materiali utilizzati dal sistema socio-economico (CMI – consumo di materiale interno). 

Diminuiscono del 17,2% le emissioni di gas serra in Italia nel medio periodo (1990-2018). Nel primo trimestre di quest’anno, si stima  per il 2020 una riduzione, a causa del lockdown, dei gas serra del 5,5% a fronte di una variazione congiunturale  del PIL pari a -4,7 %. Nel 2018 la diminuzione era stata dello 0,9%, rispetto all’anno precedente e per il 2019 la tendenza è di una riduzione del 2,0% rispetto al 2018. 

Per i rifiuti urbani si stima per il 2019 una produzione pari a quella del 2018, mentre gli scenari al 2020 individuano un calo in linea con la diminuzione del PIL pari al 4,7%. 

In Italia, la quota di energia da fonti rinnovabili è pari al 18,3% rispetto al consumo finale lordo, valore superiore all’obiettivo del 17% da raggiungere entro il 2020. Prossimo obiettivo da raggiungere è i 32% entro il 2030. 

PROTEGGERE LA SALUTE E IL BENESSERE DEI CITTADINI. I DATI SU CLIMA, INQUINAMENTO DELL’ARIA, RUMORE, RISCHIO CHIMICO

La situazione in Europa. Negativo al 2020 il bilancio generale UE su inquinamento, salute e benessere dei cittadini UE. Nessun risultato positivo per la qualità dell’aria: superati, in diverse parti dell’Europa, i valori limite e gli obiettivi previsti dalla legislazione per il materiale particolato, il biossido di azoto, l’ozono troposferico e il benzo(a)pirene. Negativa la situazione anche per l’esposizione al rumore e il rischio chimico. 

L’accelerazione dei cambiamenti climatici porterà probabilmente  a un aumento dei rischi anche in Europa, in particolare per i gruppi vulnerabili. Gli impatti possono derivare da ondate di caldo, incendi boschivi, inondazioni e alterazioni nella larga diffusione di malattie infettive.

La situazione in Italia. La temperatura cresce nel nostro Paese più che in altre parti del mondo. Nel 2018 è stata registrata un’anomalia media pari a +1,71°C rispetto alla media climatologica 1961-1990, superiore a quella globale sulla terra ferma (+0,98 °C). È stato calcolato un aumento della temperatura media pari a circa 0,38 °C ogni dieci anni nel periodo 1981-2018. Elemento che porta l’Italia ad allontanarsi dagli obiettivi di contrasto dei cambiamenti climatici. Nuovo picco per la temperatura dei mari italiani nel 2018 (+1,08°C), il secondo dopo il 2015, rispetto al periodo 1961-1990. 

La situazione rimane preoccupante per gli inquinanti atmosferici. Il Bacino padano è una delle aree dove l’inquinamento atmosferico è più rilevante in Europa. Guardando ai dati del 2019, il valore limite giornaliero del PM10 è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio (50 microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte l’anno). Rispettati invece i limiti per i PM2,5 nella maggior parte delle stazioni di rilevamento. 

Uno degli effetti del lockdown è stata la riduzione del biossido di azoto tra il 40 e 50% nelle regioni del Nord e nella Pianura padana.

È costante l’attenzione dei cittadini verso la questione dei campi elettromagnetici, legati a smartphone, elettrodotti, impianti per la radiocomunicazione. Tra luglio 2018 e settembre 2019, i casi di superamento dei limiti di legge sono aumentati (+ 6%) sia per gli impianti radio televisivi (RTV) sia per le SRB – Stazioni Radio Base della telefonia mobile (+4%), mentre per le sorgenti ELF risultano sostanzialmente invariati.

Infine, le sostanze chimiche. L’UE è il secondo produttore mondiale dopo la Cina e si stima che sul mercato europeo siano presenti circa 100.000 sostanze chimiche. L’Italia è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, con più di 2.800 imprese attive e 110.000 addetti. Il Regolamento europeo REACH (Registration, Evaluation, Authorisation and restriction of Chemicals) richiede che le sostanze vengano registrate ufficialmente: nel 2018 ne state catalogate più di 22.000 in Italia. A preoccupare sono soprattutto i pesticidi: nelle acque superficiali il 24,4% dei punti monitorati mostra concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale; il 6% nelle acque sotterranee.

La Voce

Fonte: Ufficio stampa Ispra

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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