Gli Esseni, la Vita a 360°

Risvegliarsi osservandosi attraverso l’esperienza del Maestro Gesù

Il Maestro Gesù, come tutti i grandi mistici, ha praticato la tec­nica di osservarsi allo scopo di risvegliarsi, di raggiungere la cono­scenza di sé stesso e di manifestare l’Essere autentico.

L’ignoranza porta alla debolezza e all’incoscienza. Solo la piena conoscenza dona la forza e la luce. L’osservazione è uno degli stru­menti principali della conoscenza. Per utilizzarla correttamente, bisogna aver già raggiunto un certo grado di risveglio. Bisogna pos­sedere il fuoco per lo studio, il desiderio di imparare, di scoprire, di andare a fondo nelle cose. Colui che si accontenta dell’apparenza, di risposte già pronte, dei pensieri degli altri, non avrà la forza di incontrare il grande invisibile.

Partire alla conquista di sé è l’avventura più formidabile che possa vivere un essere umano. Ma essere pienamente sé stessi non è semplice, questo richiede una grande forza. È l’osservazione cal­ma e penetrante di sé e del mondo, al di là di ogni pregiudizio, che genera la forza, perché essa nutre la coscienza e la fa crescere. Più la coscienza è presente, più la forza può manifestarsi.

Tutti sono circondati da forze e tutti ne utilizzano un gran numero quotidianamente per vivere, ma si tratta spesso di un processo inco­sciente. Ciò può divenire un fantastico soggetto di osservazione e di presa di coscienza. Per parlare, respirare, mangiare, guardare, amare, desiderare, muoversi, agire… noi utilizziamo delle forze sottili attinte dalla grande riserva invisibile della natura vivente. Da dove vengono queste forze? Di che qualità sono? Dove si dirigono e cosa ne facciamo? Vengono dall’Io divino o dall’io terrestre effimero?

Effettivamente, imparare a osservare è semplicemente imparare a guardare, ad aprire gli occhi e a divenire coscienti e viventi. Così come abbiamo degli occhi che ci rivelano il mondo esteriore, pos­sediamo anche degli occhi interiori che aprono la percezione dei regni invisibili.

Essere è aprire gli occhi e guardare il mondo così com’è, non soltanto in basso, nella realtà terrestre, ma anche in alto, nella per­fezione del Padre. Essere sé, è manifestare la perfezione nel caos, è guarire, è raddrizzare, è consolare.

Solo ciò che è reso cosciente può condurre l’uomo verso la pa­dronanza e dunque verso la libertà, la saggezza e l’amore.

Osservare, significa analizzare, sorvegliare, scoprire, amare. Os­servare un oggetto è renderlo cosciente in sé, per poi incanalare una corrente di energia che si dipana da esso verso noi stessi.

Osservare sé stessi è prendere contatto con la propria realtà in­teriore, ma è anche elevarsi al di sopra di sé, distaccarsi, divenire impersonale e trasparente. Colui che non pratica mai l’osservazione di sé assomiglia a un essere che non si lava mai il corpo fisico. Egli diventa sporco, maleodorante e portatore di malattie. L’igiene fisica insegnata dagli Esseni e dagli ierofanti dell’Egitto faraonico è una sorgente di salute e di risveglio. È anche un rispetto di sé stessi e degli altri; e lo stesso è per l’igiene interiore della coscienza e della vita psichica insegnata dagli Esseni moderni.

È curioso notare che l’esercizio di osservarsi produce nella co­scienza e nella vita interiore la stessa sensazione di una doccia per il corpo fisico. Ciò attiva la presenza di una specie di acqua psichica trasparente e fresca. Questo produce uno stato di benessere, di rige­nerazione, di chiarezza di spirito, di risveglio, di padronanza di sé, addirittura di euforia e di gioia serena.

Gesù è il più bell’esempio di un uomo che si conosceva perfetta­mente e che aveva il coraggio e la forza di essere sé stesso. Egli sapeva dire sì e no e andava fino in fondo alle sue convinzioni, accettandone le conseguenze. Egli ha mostrato che la conoscenza di sé non si limita all’io terrestre, ma tocca essenzialmente il Divino, l’eterno. Lui stesso ha lottato contro il non terrestre nel deserto e nel giardino degli Ulivi. Egli incarna un sublime ideale di bellezza e perfezione e mostra un duro cammino da compiere, perché il suo esempio e la sua scienza sono difficili da realizzare e richiedono una grande forza.

Siamo lontani dalla filosofia e dalla psicologia moderne, per le quali il coraggio di essere sé si può riassumere nell’osare dire no alla propria donna, al proprio marito, al proprio datore di lavoro. Certo è utile, ma è sufficiente? È un inizio.

Occultare la dimensione dell’Io eterno e sacro, la quale è il fon­damento di ogni uomo che viene in questo mondo, è separarsi dalla piena luce del giorno, è immergersi nella dipendenza verso il regno delle ombre, è negare l’umanità.

In comunione di spirito con tutti i nostri antenati in tutte le cul­ture dei popoli, conoscersi è fare l’esperienza di Dio, dell’infinito, dell’eternità, della pienezza, della semplicità. È rincontrare l’origine di questa piccola voce di verità che mormora così misteriosamente al centro della coscienza.

Agire in conformità con il proprio essere più elevato è tutto un cammino, un’arte che necessita di molta forza e coraggio. È un impe­gno, una lucidità, una convinzione profonda e intima. Ci si sente al­lora uniti al Bene e alla verità nascosta in tutte le creature del mondo.

La vita personale diventa utile e bella unicamente quando è legata alla vita universale. Un atto è veramente grandioso e giu­sto quando la sua musicalità entra in risonanza con tutte le stelle dell’universo. L’ego, la convinzione di essere, prende tutta la sua di­mensione nel momento in cui il suo nome si inscrive nel Libro del­la vita eterna e diventa insignificante quando vive unicamente per – 36 –

adorare sé stesso. Adorandosi, egli si perde; riflettendo il cosmo egli guadagna la sua vera immagine. L’osservazione calma e amorevole di sé e dell’ambiente permette di scoprire il luogo della plenitudine e della perfezione.

Proposto da Barbara Frattini

Sacerdotessa essena e Ierogrammata, Discepola del Maestro Esseno Olivier Manitara

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Redazione La Voce

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