Running

Running: i principi del “mindful running”

L'esercizio fisico diventa sinonimo di benessere soltanto imparando ad allenare la testa, insieme al corpo

Bentornati nella rubrica dedicata al running. L’argomento di oggi è il “mindful running”, ovvero uno speciale training psicofisico che aiuta a ridurre lo stress e ad allenare la mente ad una maggiore attenzione e alla sensibilità in generale. L’esercizio fisico diventa sinonimo di benessere soltanto imparando ad allenare la testa, insieme al corpo.

Questo metodo fa appello ad antiche filosofie orientali ed insegna ad applicare la meditazione alla corsa. Il training si sviluppa su più livelli, che possono coinvolgere diversi contesti; da quello clinico a quello lavorativo, anche se ovviamente in questa sede la parte che interessa maggiormente non può che ricondursi al momento sportivo.

Uno degli aspetti che ha destato il più significativo interesse verso l’argomento risiede nel fatto che tale approccio alla corsa, oltre ad aiutare il runner a perfezionare le proprie capacità atletiche, fornisce un considerevole supporto nella riduzione della sensazione di fatica e stanchezza. Si tratta di un allenamento che è stato ideato da Andrea Colombo, ex atleta azzurro, protagonista tra l’altro anche alle Olimpiadi di Sydney, il cui metodo ha destato grande interesse, tanto che le maggiori testate del settore ne hanno parlato e scritto più volte.

Il training si struttura in più parti:

  • correre tanto per farlo, serve a poco o nulla; è indispensabile porre un limite ai km che si intende percorrere, così da imparare a non inseguire propositi vaghi anche nella vita;
  • prima di uscire a correre, bisogna procedere ad un check-up mentale del proprio corpo controllando respiro, battito e tensioni, per poi ripetere l’analisi a fine corsa, in modo da capire cosa è migliorato;
  • inspirare contando per 5 secondi, trattenere il respiro per 6, espirare per 7; correre a questo ritmo può rivelarsi ideale, ancor più con l’aiuto del timer di uno sportwatch;
  • prima di iniziare a correre, è necessario utilizzare tutti i sensi per prendere contatto con l’ambiente; è fondamentale osservare attentamente il cielo e non partire finché non si nota qualcosa o non si prova una sensazione;
  • camminando, il primo impatto del piede a terra è con il tallone, correndo, invece, appoggia prima il metatarso e subito dopo le dita; è opportuno verificare che sia effettivamente così mentre si corre, poiché un appoggio corretto dimezza sforzi e dolori;
  • correndo ci si “dimentica” spesso degli arti superiori; si può allora provare a correre con due piccole palline in mano, in modo da eliminare i blocchi e da evitare che le braccia restino troppo rigide, cosicché ne possano beneficiare la postura, ma anche la qualità del sonno;
  • “per non pensare ad una pera, occorre focalizzarsi su un limone”; funziona così anche nella corsa con i vari “non ce la faccio”, “non andrà mai bene”, ecco perché bisogna correre focalizzando il lieto fine dell’obiettivo, rigirando in positivo ogni “film mentale” negativo della giornata, concentrandosi sui successi futuri, in modo da ritrovare il piacere dell’attesa, e da riscoprire un nuovo entusiasmo.

Oltre ad ulteriori dettagli teorici, online è possibile trovare parecchi video che spiegano più chiaramente le procedure da seguire. A questo punto, non mi resta altro che salutarvi, ricordandovi di scrivermi per dubbi e curiosità. E, come sempre, buone corse a tutti.

Antonio De Vito

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Redazione La Voce

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