Speciale crisi di Governo

SALVINI SFIDUCIA CONTE E FA PRESSING PER IL VOTO

Il leader leghista sospetta un "inciucio" tra M5S e PD, provocando l'ira dei suoi ex alleati e le dure parole dei Dem. Ma non arretra e si lancia verso le elezioni

Siamo di fatto in campagna elettorale. Certo, mancano date certe ed alcuni passaggi parlamentari che ufficializzino la crisi di Governo che di fatto è già aperta. Tuttavia, che nulla possa essere più recuperato nei rapporti tra il premier, Giuseppe Conte ed i suoi Vice, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, è una realtà ormai conclamata.

Prova ne è la mozione di sfiducia contro Conte che la Lega ha presentato ieri in Senato. Il Capo del Governo adesso deve solo recarsi nei due rami del Parlamento con le sue comunicazioni, cosa che è deciso a fare come da lettere inviate ai presidenti di Camera e Senato. Una mossa che potrebbe neutralizzare il dibattito d’Aula se Conte dovesse rendere nota la sua intenzione di rimettere il mandato nelle mani del presidente Mattarella.

La giornata di ieri però, non è stata connotata solo dalla mozione anti-Conte ma anche da un dubbio che attanaglia Salvini: quello che i suoi ormai ex alleati del Movimento Cinque Stelle stiano organizzando un “inciucio” con il Partito Democratico. Un dubbio che il leader leghista ha voluto esternare innescando pesanti reazioni pentastellate: “giullare” e “traditore” sono soltanto due dei titoli che il Ministro dell’Interno ha dovuto incassare; senza parlare poi della Consigliera di Municipio genovese grillina che è arrivata al punto di evocare “Piazzale Loreto” per Salvini, ovvero finire appeso a testa in giù.

In questo clima pesantissimo ci si avvia al percorso istituzionale che dovrà rendere la crisi di Governo, tale a tutti gli effetti. Il primo passo sarà compiuto lunedì pomeriggio, quando i capigruppo del Senato si riuniranno in Conferenza su convocazione della presidente Casellati. In questa sede infatti, saranno decisi i tempi per l’apertura formale della crisi. Salvini nutre la speranza di poter discutere la mozione di sfiducia a Conte, prima che questi esponga le proprie comunicazioni. Il leader del Carroccio non vuole perdere la soddisfazione di impallinare in Aula il premier ma se Conte dovesse preannunciare le proprie dimissioni, la mozione non avrebbe più alcuna ragion d’essere. Le date più probabili per la convocazione di Camera e Senato sarebbero quelle del 19 e del 20 agosto. Questo favorirebbe un’ipotesi di voto per la fine di ottobre. Nel merito, la Lega vorrebbe come data per le elezioni, quella del 13 ottobre ma sarebbe più verosimile quella del 27 dello stesso mese.

Stando a quanto riferito da ambienti del Movimento Cinque Stelle, il fatto che Conte abbia già deciso di lasciare è qualcosa di abbastanza verosimile. L'”avvocato del popolo” come egli stesso si definì 14 mesi fa, ne avrebbe le tasche piene al punto di non voler nemmeno gestire l’ordinaria amministrazione. A questo punto subentrerebbe un Governo finalizzato a portare il Paese alle urne e Salvini sarebbe costretto a dire addio al Viminale.

Tra le ipotesi in campo c’è quella che Conte possa presentarsi alle Camere, una volta assolti alcuni impegni istituzionali come il G7 di Biarritz che aprirà i battenti il 24 agosto, appuntamento al quale si aggiunge la nomina del Commissario europeo rappresentante dell’Italia che, a quel punto, diverrebbe espressione dell’Esecutivo ancora in carica. Inoltre, il 14 agosto ricorre il primo anniversario del crollo del Ponte Morandi di Genova e Conte ha già annunciato che sarà presente alla commemorazione. La Lega però continua a far pressing ma a prescindere dalla fretta del Carroccio, è abbastanza difficile che si possa andare particolarmente in là rispetto al 20 agosto.

Dal fronte del M5S, viene lanciata l’idea di convocare le Camere nel minor tempo possibile per approvare il taglio dei parlamentari, prima ancora di affrontare la discussione sulla mozione di sfiducia a Conte in Senato. Il Partito Democratico coglie la palla al balzo e si rende disponibile purché si voti anche la mozione contro Salvini depositata tempo fa in merito alla vicenda dei rubli dalla Russia a favore della Lega.

E’ per questo parallelismo M5S-PD che Salvini ha cominciato a nutrire sospetti di accordi, per così dire, anomali. In un primo momento, il leader leghista ha pensato che si trattasse di una manfrina per ritardare i tempi del voto: “Tanta gente ha paura di non essere rieletta”, ha affermato il Vicepremier leghista. Poi, il dubbio che i suoi ex alleati stiano preparando il terreno per un Governo tecnico o peggio, un Esecutivo M5S-PD sul quale ha dichiarato: “Sento che ci sono toni simili tra Pd e M5S – dice – Sarebbe incredibile un governo Renzi-Di Maio. Sarebbe un governo inaccettabile per la democrazia”.

Entrambe le parti in causa hanno seccamente smentito l’esistenza di accordi sottobanco. Se i pentastellati hanno ricoperto di insulti Salvini, più diplomatico ma non meno duro è stato il Segretario Dem, Nicola Zingaretti: “Il populismo al Governo ha fallito” e non ritenendo persa la competizione elettorale, precisa: “Ci saranno due alternative: la Lega o il PD”. Alle parole di Zingaretti si sono aggiunte quelle dell’ex premier ed ex Segretario Dem, Matteo Renzi che ironicamente su Facebook ha commentato: “Caro Salvini, meno mojiti, più camomille”.

Pur non essendo completamente tranquillo, Salvini non arretra di un solo centimetro e prosegue il suo tour nelle regioni del Sud per consolidare ulteriormente la posizione della Lega. Chiede “pieni poteri” agli elettori e non esclude di poter correre in solitaria nella campagna elettorale per potersi “pesare” dopo il voto e successivamente, se sarà il caso, cercare alleanze nel suo alveo naturale, ovvero quello di Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Sia la leader di FdI, Giorgia Meloni che il capo di FI, Silvio Berlusconi, gelano però l’idea di accordi post-elettorali. “Noi le alleanze le facciamo prima del voto e non dopo. Non avrebbe molto senso rischiare di fare un altro governo con un gioco di palazzo dopo il voto, piuttosto che un’alleanza che gli italiani invocano da mesi”, ha affermato la Meloni. Berlusconi, sulla stessa linea della sua ex Ministro, ha dichiarato: “Non facciamo perdere al Paese altro tempo e sottoscriviamo un accordo prima del voto per regalare un nuovo sogno agli italiani”.

Preso atto della posizione di Berlusconi e Meloni, Salvini ha aggiustato il tiro dicendo: “Non si è deciso se correremo da soli. Abbiamo un’idea di Italia per i prossimi cinque anni che sottoporremo a chi la condivide con noi”.

Prove tecniche di campagna elettorale in una calda estate italiana. Ancora permangono molti dubbi a fronte di poche certezze se non una: i “matrimoni” politici contro natura, prima o poi palesano le loro criticità date dalle profonde differenze: il Governo gialloverde ne è la prova.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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