Speciale Sanremo 2019

SANREMO 2019. Il Festival degli sconosciuti tenuto in piedi solo dagli ospiti

Manca la qualità in qualunque reparto, ma la cosa peggiore è che manca nella maggior parte delle canzoni in gara

Se qualcuno si stesse chiedendo perché le canzoni di Sanremo non vendono più, perché non circolano sulle radio, perché gli interpreti, nella maggior parte dei casi, li si vede solo da un anno con l’altro, è sufficiente che guardi la replica della prima serata del Festival della Canzone italiana di quest’anno.

Su 24 cantanti in gara, se ne salvano veramente in pochi, pochissimi. Sono gli artisti che hanno avuto il coraggio di non uniformarsi alla linea editorial-musicale in voga da qualche tempo, tenendo fede al loro stile.

In un vai e vieni di interpreti per lo più sconosciuti, si è sentito ben poco di buono. Si salvano Nek, ottima musica ma testo oggettivamente debole; Loredana Berté con un brano sicuramente alla sua altezza ma probabilmente non originalissimo; i ragazzi de Il Volo che hanno proposto sonorità liriche ottimamente miscelate con una vena quasi rock; Simone Cristicchi, con una poesia in musica che lo fa essere un gigante in mezzo ai nani. Interessanti i Negrita, coraggioso Irama che ha scelto di parlare di un tema spinoso come la violenza. Bravo Ultimo, intenso ed emozionante. Ingenerosa la collocazione di Arisa che avrebbe meritato più della fascia intermedia. Delusione Renga che, con le sue capacità vocali ed interpretative, avrebbe dovuto osare di più. Spiace aver visto ciò che resta di Patty Pravo, interprete enorme ma ormai nella condizione di dover fare un passo indietro rispetto al palco: per rispetto della sua storia, ancor prima che del suo pubblico. Quanto al resto, sottratto per tre minuti di musica all’anonimato dove tornerà da qui a breve, non c’è molto da dire.

Parlando della conduzione, la cosa può essere tranquillamente liquidata con il vecchio proverbio che recita, a ciascuno il proprio mestiere. Claudio Bisio e Virginia Raffaele sono eccellenze nelle loro abituali attività professionali, ma condurre, specie un Festival della canzone con 69 anni di età, è altra cosa. Si vedeva che Bisio era terrorizzato, ingessato, almeno sino a metà serata. La Raffaele che tutti ricordiamo travolgente in un’altra condizione sanremese, ha strappato giusto qualche sorriso a denti stretti. Quanto a Baglioni, vuoi la tensione del debutto, vuoi il non poter minimamente fare affidamento sui co-conduttori, è stato disinvolto solo quando faceva il suo mestiere vero: cantare.

Non eccezionale neanche la scenografia, specie per quanto riguarda le poltrone delle prime file, rese semoventi per lasciare più spazio al palco. Coloro i quali erano seduti su quelle poltrone, saranno verosimilmente rientrati in albergo con il mal di mare, con tutti quegli spostamenti da sinistra a destra e da destra a sinistra.

A salvare la serata, gli ospiti. Andrea Bocelli e suo figlio, Matteo incantano ed emozionano quando cantano insieme. Giorgia, semplicemente monumentale. Entrambi gli ospiti hanno avuto la capacità di mettere in secondo piano quella che avrebbe dovuto essere le vere protagoniste della serata: la gara dei cantanti e le loro canzoni. Simpatici come sempre, Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria.

Nel corso della serata, i commenti sui social sono stati impietosi sia per i cantanti che per i conduttori. Si potevano leggere post che ricordavano con nostalgia le conduzioni di Pippo Baudo e le partecipazioni di interpreti che, sino a 20 o 30 anni fa, venivano snobbati se non derisi dai fruitori di musica.

Come partenza, non la si può certo definire col botto. Manca la qualità in qualunque reparto, ma la cosa peggiore è che manca nella maggior parte delle canzoni in gara, certamente destinate a durare nella memoria delle persone, il minimo sindacale.

Probabilmente, il Festival comincia a sentire il peso di tutti i suoi 69 anni e forse, non c’è neanche più convenienza da parte delle case discografiche nel mandare i loro artisti in quella che, della gara appassionante di un tempo, mantiene in piedi solo vecchie vestigia.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo

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