La Fondazione Vuitton ha organizzato nella sua sede di Parigi una originalissima mostra in cui vengono messe a confronto le opere di due geniali artisti aventi molti punti di contatto, non ultimo quello di essere scomparsi giovani: Egon Schiele, il ragazzo della Vienna “fin de siecle”, e Jean-Michel Basquiat, il giovane della New York underground degli anni Ottanta.
Ne risulta una presentazione simultanea dei due artisti che, non sovrapponendosi, ne mostra gli aspetti essenziali di rottura con le tendenze correnti nelle loro rispettive epoche.
Ma ben presto Schiele si allontana da questo stile per pervenire ad un tratto tutto suo caratterizzato dalla distorsione dei corpi, dalla ricerca dell’introspezione dei personaggi ritratti e, in generale, da un senso tragico che emana da tutte le sue opere successive; indicativi al riguardo, tra quelli esposti, sono soprattutto i dipinti “Autoritratto con lanterna cinese”, “Ritratto di Edith Schiele”, moglie del pittore e il “Nudo femminile in piedi con tessuto blu”, tutte opere provenienti da diversi Musei d’Europa e degli Stati Uniti.
Particolarmente significative, al riguardo, sono una dozzina di opere che esprimono la rabbia e la contestazione nei confronti di una cultura in cui risaltava l’assenza di artisti neri, rabbia e contestazione che si concretizza nella raffigurazione di grandi personaggi afro-americani come i pugili Sugar Ray Robinson, Joe Louis e Cassius Clay.
Da ricordare anche una serie di opere nate dalla collaborazione con Andy Warhol iniziata nel 1982 con il ritratto “Dos Cabezas” e proseguita con un insieme di disegni e serigrafie realizzate a quattro mani, fino a giungere alla sua ultima opera che chiude la mostra “Riding with Death” eseguita solo qualche giorno prima della sua morte avvenuta per overdose nell’agosto 1988.
La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 14 gennaio 2019.
Riccardo Bramante