Antonio Tajani difende la riforma della legge europea sul copyright: “E’ sacrosanto!”

Il 12 settembre il Parlamento europeo sarà chiamato a votare la direttiva sul diritto d'autore nel mercato unico digitale

Nella giornata di mercoledì 12 settembre il Parlamento europeo dovrà votare la direttiva numero 2016/0280 sul diritto d’autore nel mercato unico digitale. Presto, quindi, la riforma della legge europea sul copyright potrebbe diventare realtà. Cosa si voterà di preciso? L’insieme di norme che dovrebbe mettere fine alla possibilità per i colossi del Web di trarre profitti dai contenuti senza corrispondere alcunché alle case editrici. Come ha sottolineato Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo e vicepresidente di Forza Italia: “La libertà d’espressione non viene messa in pericolo da questa direttiva, è vero il contrario. E’ il Far West attuale che mette a rischio la democrazia: il copyright è sacrosanto”.

Il presidente ha spiegato come sul web ci sia la falsa idea che tutto debba essere libero: “Ma è il confronto, la discussione che deve essere libera, non la fruizione di un prodotto dell’ingegno, quale esso sia, un libro, un film, una canzone o un articolo – ha precisato il presidente – Dietro c’è sempre del lavoro, che va pagato. Anche questo è un diritto e dobbiamo difenderlo. Peraltro a quei partiti che parlano tanto d’identità nazionale vorrei ricordare che la sua difesa passa anche da qui. Un film, un libro o un articolo sono cultura, la nostra cultura. Difendiamola”.

Tajani ha difeso a spada tratta la direttiva, garantendo che l’informazione e il diritto di espressione con queste regole “verranno garantite molto di più che dall’attuale assenza di norme. Noi difendiamo l’informazione, quella vera, che verifica i fatti. Del resto l’informazione giornalistica è un presidio di democrazia perché se il giornalista sbaglia, se pubblica notizie non vere, ne paga le conseguenze, penalmente e in solido. Questa si chiama responsabilità, quella che non hanno le grandi piattaforme, che non pagano mai e non creano posti di lavoro, anzi, semmai li distruggono, mettendo in Rete gratis il lavoro degli altri su cui poi raccolgono la pubblicità. E su quei ricchi ricavi non pagano nemmeno le tasse. Un andazzo a cui bisogna mettere fine”.

Beatrice Spreafico

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