Melendugno: manifestazione No Tap contro il gasdotto. Bruciate foto dei politici e simboli del M5S

Su manifesti e striscioni portati dagli attivisti sul lungomare di San Foca di Melendugno (Lecce) per manifestare contro il governo Conte si legge: "Questa terra non è in vendita"

In Salento il movimento No Tap continua a protestare contro la costruzione del gasdotto trans-adriatico. Nella giornata di ieri ha preso il via la manifestazione contro il governo Conte e contro la costruzione del gasdotto che ha recentemente ricevuto l’avallo di legittimità dall’esecutivo. Sui manifesti e sugli striscioni degli attivisti si leggeva: “Questa terra non è in vendita, M5s dimettetevi”. L’incontro si è svolto svolge davanti alla Torre della marina di Melendugno, luogo simbolo delle battaglie dei No Tap.

Gianluca Maggiore, il leader del movimento No Tap, ha chiesto nuovamente le dimissioni dei portavoce pentastellati eletti in Salento: proprio per questo alcuni attivisti hanno bruciato le proprie tessere elettorali e le foto che ritraevano i volti dei parlamentari del M5S eletti in Salento, compresa quella del ministro del Sud, Barbara Lezzi, e il simbolo del Movimento pentastellato: “Barbara Lezzi, vattene dal Salento” hanno urlato gli attivisti, aggiungendo “Questo meritate, questo meritate, il fuoco”, mentre bruciavano la bandiera con il simbolo del M5S. Gli attivisti hanno spiegato il gesto dichiarando di sentirsi traditi dalla Lezzi che aveva promesso – in campagna elettorale – che il gasdotto Tap sarebbe stato bloccato in due settimane, invece il governo Conte ha avallato la costruzione dell’opera.

Prima della conclusione della manifestazione è intervenuto anche Marco Potì, sindaco di Melendugno, che ha dichiarato: “La battaglia contro il gasdotto Tap non è persa, visto che in piedi ci sono ancora vari procedimenti pendenti, sia in sede di giustizia amministrativa che penale. Il voto dei cittadini è una cosa seria, i sindaci lo sanno bene perché quando vanno davanti ai cittadini a dire ‘io faccio questa cosa’, ci mettono la faccia – ha spiegato Potì – Quest’opera è stata considerata da tutti, esperti, professori universitari, uno stupro al territorio ed è per questo che stiamo ancora in piazza”. All’incontro hanno partecipato anche una decina di sindaci del territorio, compreso Pompeo Molfetta, sindaco di Mesagne, un altro territorio interessato all’attraversamento dell’infrastruttura.

Beatrice Spreafico

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