Running: la corsa a tempo

Non si tiene conto dei chilometri percorsi, ma soltanto del tempo di allenamento

Bentornati nella rubrica dedicata al running. L’argomento di oggi è la corsa a tempo, che, va precisato, non deve essere confusa con la “tempo run”, che è una sessione di allenamento finalizzata ad abituare ai ritmi di gara. Il principio che sta alla base di questo tipo di allenamento è estremamente semplice; non si tiene conto dei chilometri percorsi, ma soltanto del tempo di allenamento.

Proprio in questo aspetto risiede la natura ludica della corsa a tempo dato che, se ci si impone di cominciare da un certo punto e di farvi ritorno, bisognerà riuscirci entro un tempo prestabilito; si tratta di una modalità di allenamento spesso trascurata a beneficio di tabelle più dettagliate che talvolta possono risultare sovraccariche; per la verità, anche in questa sede, con i primi articoli della rubrica, si è preso il via suggerendo delle tabelle, ma non va dimenticato che il running è anche, se non soprattutto, un divertimento. Per i principianti, in particolare, la corsa a tempo è indubbiamente utile perché permette di uscire dalle logiche standard della distanza, consentendo di concentrarsi maggiormente sulla gioia della corsa, libera da altri pensieri.

Fondamentalmente, anche l’articolo sul “fartlek” di qualche settimana fa poggiava sullo stesso principio; se, tuttavia, per quella pratica il parametro di riferimento era rappresentato dal sentore fisico e dalla stanchezza, con la corsa a tempo si giocherà unicamente con il cronometro, senza curarsi dei chilometri percorsi né di altre grandezze legate alle distanze. Uno dei metodi più elementari per mettere in pratica questo allenamento consiste nell’evitare di preparare preventivamente un percorso specifico, ma di improvvisare; molto semplicemente, se, per esempio, si è deciso di correre per 40 minuti, 20 minuti dopo la partenza sarà sufficiente girarsi e ritornare indietro lungo lo stesso percorso.

Alcuni studiosi, inoltre, hanno spiegato come questo tipo di allenamento garantisca notevoli benefici, che tuttavia risultano poco evidenti poiché non riguardano il fisico; è infatti il cervello a trarre i maggiori vantaggi, poiché impara a gestire le distanze spazio-temporali ed acquisisce una maggiore consapevolezza del ritmo tenuto durante la corsa. Per di più, è stato dimostrato come nelle prove a tempo maturi spontaneamente una maggiore capacità di costanza nel mantenimento del passo.

Essendo ormai giunta la fine di agosto e non essendo improbabile che nel corso delle vacanze ci si sia lasciati un pochino andare (specialmente a tavola…) un metodo valido per una graduale ripresa dell’attività fisica è costituito proprio dalla corsa a tempo, che favorisce il recupero del ritmo dopo un periodo in cui gli allenamenti possono essere stati più diradati o meno diligenti. Bisogna solamente provare.

A questo punto, come sempre, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento alla prossima settimana, augurando a tutti buone corse a tempo.

Antonio De Vito

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