Care Amiche e Cari Amici de La Voce, ormai il Natale ce lo siamo lasciati alle spalle. Qualche giorno ancora, giusto il tempo di riprenderci dalle mangiate e dalle bevute, che spero siano state per voi più che soddisfacenti ed occorrerà pensare al Capodanno. Come salutare nel modo migliore l’arrivo del 2020? A quale bottiglia di birra far saltare il tappo allo scoccare della fatidica mezzanotte che dal 31 dicembre ci traghetterà al 1° gennaio?
Il suo nome lo si deve proprio ai lupi che, secondo quanto tramandato da generazioni, avevano eletto quest’area geografica a loro territorio, provenienti pare dalla Slovenia, patria di luppoli dal prestigio mondiale. Il denominatore comune tra lupo e luppolo è dato da come i latini chiamavano la pianta: humulus lupulus, ovvero piccolo lupo umile. Ed il cerchio floro-faunistico si chiude.
La Lupulus che viene prodotta con impianti sì moderni ma nel rispetto delle tradizioni, pur proponendosi con profumi e sapori che non hanno precedenti, è una bionda dalla gradazione alcolica importante: parliamo infatti di 8,5% Vol. I mastri birrai hanno scelto di non filtrarla, tanto meno pastorizzarla garantendo così le sue caratteristiche organolettiche del tutto inalterate. Si rifermenta nelle bottiglie e nei fusti. Il luppolo, nella produzione della Lupulus, dalla caldaia alla fermentazione, fa la parte del leone ed anche i palati meno raffinati non possono non accorgersi di questa imperativa presenza. E’ suggeribile conservarla al pari di un vino di livello e servirla ad una temperatura compresa tra gli 8 ed i 12° C.
A questo punto, non mi resta che augurarvi una buona fine 2019 ed un’eccellente 2020 che possa far avverare ogni vostro desiderio che custodite nella mente, nel cuore e nel boccale. Alla prossima!
Tanti auguri a tutti e… Salute!
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