Calcio Serie A

Calcio: il protocollo FIGC non convince

Club scettici, Lotito preme per ripartire, Ferrero frena

Il 4 maggio si avvicina e tra le attività che potrebbero seppur parzialmente riaprire i battenti figura anche il calcio; il protocollo proposto al Governo una manciata di giorni fa dalla commissione medica della FIGC (e presieduta da Paolo Zeppilli) sembrava alimentare cautamente l’ottimismo in tal senso, ma nei giorni scorsi da più parti sono emerse serie perplessità sulla questione.

Primi fra tutti hanno sollevato le proprie incertezze i medici sportivi delle società della massima categoria; 17 su 20 (si sono dichiarati sostanzialmente favorevoli al progetto i responsabili di Genoa, Lazio e Juventus) infatti, chiedono modifiche sostanziali al protocollo, che non può non considerarsi inadeguato sotto diversi profili. In tale contesto, più di ogni altro resta irrisolto il nodo circa le contromisure da assumere nel caso in cui dovesse rilevarsi la nuova positività di un atleta. La posizione dei medici, sia chiaro, non presenta carattere di inflessibilità; anzi, i responsabili sanitari dei club sono unanimemente d’accordo circa la realizzabilità del programma di ripresa, ma restano scettici su diverse modalità di attuazione dello stesso, che pertanto dovrebbe diventare oggetto di una revisione.

Gianni Rezza, responsabile del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore della sanità, ammonisce sui rischi derivanti dalla ripresa essendo il calcio uno sport di contatto in cui sarebbe velleitario pensare di raggiungere il rischio zero. La decisione, dunque, non può che maturare a livello politico dove, mentre la FIFA stanzia 150 milioni di dollari a sostegno delle oltre duecento federazioni affiliate, si inaspriscono le acredini tra Giovanni Malagò e Gabriele Gravina, vertici rispettivamente del CONI e della FIGC.

I presidenti dei club, a loro volta, oscillano tra posizioni del tutto unilaterali; totalmente contrari a ricominciare a giocare (foss’anche solo in termini di allenamenti) sono Urbano Cairo e Massimo Cellino, numeri uno di Torino e Brescia. Al polo opposto si colloca invece Claudio Lotito; il massimo dirigente della Lazio preme invece per la ripresa ricordando il miliardo di euro e più di entrate che il calcio garantisce allo Stato. Certo, l’insistenza del fumantino presidente laziale non può non essere anche in parte figlia della volontà di non frustrare definitivamente le concrete possibilità dei biancocelesti di arrivare al titolo; e, se ancora si discute dell’eventuale ripresa del mondo del pallone, probabilmente si deve proprio ai piedi puntati del numero uno capitolino.

A metà strada, non va infine taciuta la posizione iniettata di scetticismo di Massimo Ferrero, patron della Sampdoria, che sottolinea come dopo quasi due mesi di quarantena sottoporre gli atleti ad un ulteriore isolamento di trenta giorni eccederebbe il buonsenso; inoltre, sull’esigenza di far riprendere le competizioni a tutti i costi prima dell‘estate (senza peraltro avere la certezza che il campionato perverrebbe a conclusione) dovrebbe prevalere una maggiore accuratezza organizzativa verso la prossima stagione, con l’Europeo che seguirà il campionato.

Le riflessioni del presidente blucerchiato incontrano peraltro la benedizione anche del ct azzurro Roberto Mancini, che “egoisticamente” ha manifestato la propria contrarietà ad una ripresa che ammasserebbe serie di partite in pochi giorni, con il naturale rischio di aumento di infortuni che, inevitabilmente, andrebbero ad incidere anche sulla composizione della sua Nazionale per l’appuntamento continentale della prossima estate.

Gigi Bria

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Gigi Bria

Le cose migliori arrivano per caso. Per caso, ormai dieci anni fa, iniziai ad insegnare diritto ed economia politica in una scuola superiore di Milano. Sempre per caso, qualche anno fa, mi fu proposto di scrivere. Ho visto "La Voce" quando era ancora un embrione; ora è il giovane figlio di cui mi prendo cura ogni giorno parlando di sport e dirigendone la relativa redazione. Seguo il mondo del calcio, confidando di riuscire a non far mai trasparire la mia pur blanda fede calcistica.
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