Calcio Serie A

Calcio: più nero che azzurro in casa Inter

Spalletti, Icardi e Nainggolan nel centro del mirino

Non manca di che riflettere in casa Inter da qualche settimana in qua. La classifica, fatta la tara al divario di 20 lunghezze dall’irraggiungibile Juventus, resta accettabile con un terzo posto che probabilmente rispecchia correttamente le gerarchie mostrate dal campionato. Limitando la valutazione ai numeri, inoltre, la retroguardia nerazzurra si è dimostrata solida con 16 reti subite; solo i bianconeri hanno fatto meglio, incassando un gol in meno.

Eppure, ormai da un mese a questa parte, sembra dominare l’inquietudine. La pausa invernale dal campionato e la contestuale finestra di mercato hanno in verità favorito il convogliarsi di vicende non strettamente legate al campo che hanno inciso su un equilibrio fragile, benché faticosamente costruito da Spalletti. L’episodio legato agli ululati indirizzati a Koulibaly e la conseguente squalifica del pubblico interista è sembrato esacerbare i rapporti tra la tifoseria e la società. Nello stesso periodo, i mancati innesti sul mercato di riparazione hanno irritato ulteriormente la frangia più insoddisfatta del tifo; il futuro arrivo di Godin non sembra infatti aver nutrito gli entusiasmi, a maggior ragione considerando che negli stessi giorni la Juventus firmava Ramsey per giugno e il Milan si rinforzava con Paquetà e Piatek.

Le ripercussioni in campionato e in Coppa Italia (per non citare la mai digerita estromissione dalla Champions League) sono state immediate, con un 2019 che sostanzialmente per l’Inter non è mai iniziato; dopo il pareggio interno con il Sassuolo, sono infatti arrivate le sconfitte con Torino e Bologna, inframmezzate dalla prestazione incolore contro la Lazio, che ha decretato l’esclusione dei nerazzurri dal novero delle quattro candidate alla conquista del trofeo nazionale.

A giorni alterni, il dito accusatorio è stato puntato contro Spalletti e contro la squadra. L’allenatore di Certaldo non è più così al sicuro; manca un gioco, manca personalità nei giocatori, manca ferocia nell’approccio alle gare. Il terzo posto, è vero, è ancora appannaggio nerazzurro, ma Milan, Roma, Atalanta e Lazio sono troppo vicine per dormire sonni tranquilli. Se l’addio del tecnico appare un destino segnato, resta da valutare se tale eventualità possa concretizzarsi già nell’immediato o più probabilmente in estate. Gli avvistamenti di Conte e Mourinho, più volte pizzicati a Milano, hanno fatto il resto, favorendo un animato chiacchiericcio sul futuro di Spalletti.

Non mancano poi le riflessioni di carattere tecnico. Troppo prolungata per i palati del tifo nerazzurro risulta essere infatti l’astinenza dal gol su azione per il capitano Mauro Icardi; agevole ed immediata, di conseguenza, è l’associazione tra il digiuno offensivo dell’argentino e la tiritera sul suo rinnovo contrattuale, con, per di più, la moglie-manager dell’attaccante che è assurta ad un ruolo primario troppo vistoso quanto poco gradito ai sostenitori nerazzurri. La spirale involutiva in cui si è avvitato Perisic non è passata inosservata, così come la sua mancata cessione durante il mercato invernale, che con tutta probabilità sarebbe stata vissuta come la liberazione da un fardello. Non si può infine non spendere qualche parola su Radja Nainggolan, arrivato in estate a Milano con un carico di promesse; tuttavia, i ripetuti infortuni, la non irreprensibile condotta fuori dal campo, l’irresistibile ascesa di Zaniolo (rientrato nel pacchetto per l’acquisizione del belga) e in ultimo il rigore fallito in Coppa Italia contro la Lazio hanno con il tempo relegato il centrocampista in un angolo del cuore dei tifosi nerazzurri.

In questo contesto, sabato è prevista la trasferta di Parma, squadra ostica che già vincendo a San Siro all’andata iniziò ad incrinare più di qualche certezza in casa Inter. Urge nuovo entusiasmo, ma al momento l’unica possibile iniezione di brillantezza porta il nome di Keita, che scalpita per rientrare prima possibile dall’infortunio e andrebbe a rattoppare l’assenza di Politano, fermo per scontare la seconda giornata di squalifica dopo l’espulsione rimediata a Torino.

Gigi Bria 

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Gigi Bria

Le cose migliori arrivano per caso. Per caso, ormai dieci anni fa, iniziai ad insegnare diritto ed economia politica in una scuola superiore di Milano. Sempre per caso, qualche anno fa, mi fu proposto di scrivere. Ho visto "La Voce" quando era ancora un embrione; ora è il giovane figlio di cui mi prendo cura ogni giorno parlando di sport e dirigendone la relativa redazione. Seguo il mondo del calcio, confidando di riuscire a non far mai trasparire la mia pur blanda fede calcistica.
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