Politica

Centrodestra ad Arcore. Possibile apertura con M5S, ma il premier non deve essere pentastellato

Vertice ad Arcore tra i leader di Forza Italia, Lega e Fratelli dʼItalia. Di Maio cerca dialogo con il Pd dopo il fallimento del primo giro di consultazioni. Ma Martina replica: "Evidente ambiguità politica"

Il vertice di Arcore a cui hanno partecipato Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si è concluso con una rivendicazione: “la necessità che dopo anni di governi nati da giochi di palazzo, il prossimo esecutivo sia rispettoso della volontà espressa dai cittadini nelle elezioni del 4 marzo”. “Quasi il 40 percento degli italiani ha scelto di dare la propria fiducia ai partiti del centrodestra ai quali oggi spetta, indubbiamente, il compito di formare il governo”, hanno precisato in una nota. I tre leader del centrodestra, durante il vertice di Arcore, hanno messo a punto “gli elementi dai quali non intendono prescindere: un presidente del consiglio espressione dei partiti di centrodestra, l’unità della coazione e il rispetto dei principali punti del programma sottoscritto prima del voto, quali il taglio delle tasse, incentivi al lavoro, il blocco dell’immigrazione clandestina, garanzie per la sicurezza dei cittadini e sostegno alle famiglie”.

Salvini si è dimostrato molto fiducioso di un governo con il M5S e spera che “nessuno voglia perdere tempo o tirare a campare senza fare nulla. Io non vedo l’ora di passare dalle parole ai fatti, di mantenere gli impegni presi con voi!”. Mentre esclude a priori la possibilità di fare un governo col Pd, bocciato dagli italiani. A questo proposito, Salvini ha poi sottolineato il suo voler finalmente un governo scelto dai cittadini: “Se il voto degli italiani conta, è giusto che la coalizione che ha preso più voti abbia la responsabilità di governare. Cancellare la legge Fornero, tagliare sprechi e burocrazia, difendere l’Italia dalle disastrose politiche europee, ridurre le tasse a famiglie, lavoratori e imprenditori, garantire il diritto alla legittima difesa, valorizzare comunità e autonomie, controllare i confini ed espellere i clandestini. Si parte da qui, di altro si può discutere”, ha spiegato il leader della Lega.

Salvini ha poi aggiunto, “il voto del 4 marzo ha premiato la coalizione di centrodestra e poi il M5S, quindi penso che un governo stabile, che faccia le riforme che gli italiani vogliono passi attraverso un dialogo tra il centrodestra che ha vinto e i Cinque stelle. Ogni veto, ogni no, ogni simpatia o antipatia è un ostacolo sulla via del governo del cambiamento”. La Meloni ha invece ribadito: “E’ al centrodestra che spetta mettere in piedi un governo. I numeri si cercano. Rispetto a chi tenta di spaccare la coalizione – come M5S, arrivato secondo -, noi diciamo che il premier deve essere espressione del centrodestra, la coalizione deve rimanere compatta, in perfetta armonia, il programma è il nostro. Su questo chiediamo l’incarico e vediamo chi ci sta in Parlamento, con il Pd ho più difficoltà”.

Nessun dubbio sull’incarico di governo: “Parliamo con M5S ma il premier deve essere nostro e su certi temi programmatici non transigiamo, sennò andiamo in Parlamento e parliamo con i singoli parlamentari – ha dichiarato la Meloni – L’incarico come centrodestra lo chiediamo per Matteo Salvini, la Lega è il primo partito della coalizione. Neanche Berlusconi nega questa realtà. Andremo da Mattarella, chiederemo l’incarico per Salvini e cercheremo i voti in Parlamento”. Salvini ha mandato anche un messaggio chiaro a Di Maio: “No a un governo senza Forza Italia. Basta con i veti. Bisogna dialogare con i Cinque Stelle e chi dice di no sbaglia.” Di Maio, dal canto suo, dopo questa chiusura del Centrodestra alla proposta di un accordo solo con la Lega e dopo il fallimento del primo giro di consultazioni, ha ripiegato a sinistra e rivisto le sue posizioni nei confronti del Pd: “Se rimaniamo ognuno sulle proprie posizioni – ha detto – non si va da nessuna parte. Io credo che ci potranno essere molte più convergenze di quel che si crede”.

Di Maio ha così teso un braccio al Partito democratico per la formazione di un governo insieme. “Il governo si fa per risolvere i problemi concreti della gente – ha proseguito Di Maio – e abbiamo il dovere di provarci partendo dalla situazione uscita dalle urne: forze politiche distanti, ma che devono trovare una sintesi su temi cruciali, portando ognuna le proprie soluzioni e proposte. Con chi troveremo le convergenze maggiori, lavoreremo”. Un ripensamento di posizione notevole per il M5S, che Di Maio ha così motivato: “Io non sto rinnegando le nostre idee né le critiche che in più momenti abbiamo espresso anche aspramente nei confronti del Pd, e che anche il Pd non ci ha risparmiato. Credo però che ora il senso di responsabilità nei confronti del Paese ci obblighi tutti, nessuno escluso, a sotterrare l’ascia di guerra”, ha spiegato, aggiungendo: “Sediamo intorno a un tavolo, per ragionare e trovare insieme una sintesi che serva a dare risposte e non a scontrarsi muro contro muro”.

Ma il Pd dopo l’invito al dialogo dal capo politico del M5S, è rimasto un po’ perplesso: “L’autocritica nei toni è apprezzabile, resta evidente l’ambiguità politica”, ha commentato Maurizio Martina. “Noi continuiamo a pensare che la differenza la fanno i contenuti – ha aggiunto Martina – Da questo punto di vista non vedo novità. Il tempo dell’ambiguità è finito.” Il ministro Dario Franceschini ha invece ritenuto una novità la questione e ha spiegato: “Serve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo: rispondiamo affrettatamente e ci dividiamo tra noi”. La risposta di Di Maio alla sua richiesta di dialogo con il Pd non ha tardato ad arrivare: “Registro come un passo avanti la dichiarazione di Martina. Matteo Salvini – ha aggiunto Di Maio – sappia che al Quirinale o ci vai con il 17% o con il 37%, in ogni caso non hai il 51% e quindi la maggioranza”.

Beatrice Spreafico

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Beatrice Spreafico

"Leggere, scrivere, chiacchierare, ascoltare, ridere, amare.. queste sono le costanti della mia vita senza le quali non potrei essere io. Amo emozionarmi e sorprendermi, cercando di lasciare un bel ricordo di me nelle persone che incontro. Credo nell’empatia e nel potere della determinazione: la mia testardaggine incallita è rinomata e - guarda caso - il mio motto è “mai arrendersi. Le cose belle richiedono tempo”. Porto gli occhiali, che sono la mia estensione sul mondo e vivo tra ricci e capricci. Sono Social Media Manger In Wellnet, dove mi occupo di Social e sviluppo Piani Strategici ed Operativi per i clienti, su differenti piattaforme. In poche parole? Trasformo le loro richieste in parole ed immagini da ricordare. A LaVoce, invece, mi occupo della prima pagina scrivendo di politica, economia, attualità e scienza."

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