Politica

C’ERAVAMO TANTO AMATI…

La crisi di Governo è ormai aperta. Lega e Movimento Cinque Stelle sono distanti anni luce sulla TAV. Ed ora che succede?

Tanto tuonò che piovve: con questa espressione si potrebbe sintetizzare la crisi, perché di crisi si tratta, nell’alleanza di Governo. Che il matrimonio politico tra Lega e Movimento Cinque Stelle fosse qualcosa contro natura, era chiaro ormai da parecchi mesi. I battibecchi tra i due leader dei partiti di Governo, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, cominciavano ad essere sempre più frequenti ed aspri. Il punto di rottura pare essere arrivato e si chiama TAV.

Non è mistero per nessuno che le posizioni dei due, nel merito dell’Alta Velocità Torino-Lione, fossero e siano differenti come il giorno e la notte. Il nodo è venuto al pettine con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Bastava vedere le facce di entrambi al termine del vertice di mercoledì notte, per capire che stava per divampare un incendio di vaste proporzioni. Le giornate di giovedì e venerdì sono state segnate da dichiarazioni al vetriolo che hanno raggiunto il loro culmine proprio ieri, quando da una parte, Salvini ha minimizzato le parole del suo omologo pentastellato che gli aveva dato dell’irresponsabile. Contestualmente, il leader leghista aveva mantenuto ben dritta la barra sul Sì alla TAV. Nel pomeriggio di ieri, Di Maio ha convocato una conferenza stampa durante la quale le ha cantate in gloria al leader leghista, tornando a dargli dell’irresponsabile ed aggiungendo neanche troppo velatamente che quello del Ministro dell’Interno è un atteggiamento da bambini.

In tutto questo, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è di fatto schierato col suo Partito di riferimento, dichiarando il suo No alla TAV.

In serata, a confermare la crisi di Governo in essere, è stato il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il grillino Stefano Buffagni.

Salvini aveva detto che ieri avrebbe parlato solo della Festa della Donna. Appare tuttavia poco credibile che, alla luce delle parole poco lusinghiere del capo politico pentastellato, il leader del Carroccio non abbia impugnato il cellulare per replicare a tono: troppo sanguigno per pensare che non abbia agevolato alcuna reazione.

Invece, un’ora dopo le dichiarazioni di Buffagni, Salvini decide di romepre il silenzio che si era imposto ed afferma: “Nessuna crisi di Governo e nessuna nostalgia del passato, lavoriamo per unire e per dare lavoro, sviluppo e futuro all’Italia. Col buonsenso si risolve tutto”.

Parole che se da una parte smentiscono Buffagni, dall’altra colgono di sorpresa Di Maio che controreplica: “Il Governo e la sua tenuta sono una cosa seria, stiamo parlando del Paese. Io voglio solo che si rispetti il Contratto e non si faccia cadere il Governo, questo è buonsenso: pensare che c’è ancora molto da fare”.

Parole che potrebbero sembrare intenzionali per ridimensionare i toni ma che in realtà, rappresentano una gara a chi lascia in mano il cerino a chi. La frattura è troppo profonda per essere sanata con due paroline di circostanza. Salvo incredibili colpi di scena che si potrebbero configurare solo col cedimento di uno dei due contendenti alle ragioni o torti dell’altro, il percorso pare essere ormai spianato. Difficile ipotizzare cosa potrà accadere ma è certo che non si può mandare un Paese alle elezioni europee con una situazione interna di questo genere. Tanto vale chiudere l’imbarazzante pantomima quanto prima.

Ne conseguirà una corsa in solitaria del Movimento Cinque Stelle ed il probabile ritorno alla corte di Silvio Berlusconi per Salvini, a ricompattare quel Centrodestra per il quale molti italiani, il 4 marzo del 2018 avevano votato, salvo poi assistere ad innaturali alleanze tra avversari il cui epilogo era fin troppo scontato.

In bocca al lupo, Italia!

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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