Politica

CORONAVIRUS, FASE 2. SUL TERMINE “CONGIUNTI” DIVAMPA LA POLEMICA

L'Arcigay: "Inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti". Il PD del Lazio: "Discriminante". La Lega presenta un'interrogazione parlamentare. Palazzo Chigi fa chiarezza e corre ai ripari

“Consentiremo le visite ai congiunti ma nel rispetto delle distanze e con le mascherine”. Sono state queste le parole usate domenica sera dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, illustrando il passaggio degli spostamenti per poter raggiungere i parenti, contemplato nel nuovo DPCM.

Il termine “congiunti” però, dice tutto e nulla. Non è neanche menzionato nel nostro Codice Civile che nell’ambito, parla di parenti ed affini identificandoli come recita l’Articolo 307: “Ascendenti, discendenti, coniugi, le parti di un’unione civile tra persone dello stesso sesso, fratelli, sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti”. Non si parla nemmeno di cugini, pur essendoci un legame di parentela. Men che meno, di fidanzati e coppie di fatto. Da un punto di vista meramente tecnico quindi, tra parenti ed affini non sono compresi tutti coloro i quali non hanno un vincolo affettivo di rilevanza giuridica.

L’uso evidentemente improprio del termine “congiunti”, ha suscitato non poche polemiche da parte di chi si è sentito potenzialmente escluso dalla concessione prevista dal nuovo Decreto.

Immediata la reazione dell’Arcigay che, per mezzo del suo Segretario Generale, Gabriele Piazzoni, ha commentato duramente: “Il fatto che l’allentamento delle restrizioni sulle relazioni sociali sia circoscritto alla definizione di ‘congiunti’, che nei nostri codici è riferita inequivocabilmente alla dimensione formale della parentela, di sangue o acquisita, rappresenta un inedito e inaccettabile intervento dello Stato nella definizione della gerarchia degli affetti”.

Anche il mondo politico ha espresso criticità. I deputati leghisti Tiramani e Giglio Vigna hanno presentato un’interrogazione parlamentare: “Conte ci faccia capire la ratio secondo la quale è possibile, giustamente, far visita ai parenti all’interno della propria regione ma non alla propria fidanzata o fidanzato, se abitano al di fuori del comune di residenza. Ci auguriamo sia stata l’ennesima svista del Premier e del suo pagatissimo staff, altrimenti solo una mente disturbata sarebbe in grado di partorire una perla di queste dimensioni”, hanno dichiarato gli esponenti del Carroccio. Non meno duro il parere del Partito Democratico del Lazio che in una Nota afferma: “Riteniamo discriminante la scelta di limitare le visite in sicurezza ai soli congiunti, perché non tiene conto di tutte le altre relazioni e affetti non formalizzate dal matrimonio o da legami di sangue. Auspichiamo che si intervenga presto a precisare, anche solo in via interpretativa, la portata del decreto approvato domenica sera, su questo specifico punto e ferme restando tutte le necessarie precauzioni”.

Palazzo Chigi, preso atto delle reazioni più che giustificabili, ha fatto sapere che nei prossimi giorni farà chiarezza attraverso le ‘Faq’ che saranno pubblicate sul sito del Governo. Sarà possibile così far luce almeno su questo punto oscuro del provvedimento. Dalla Presidenza del Consiglio hanno comunque anticipato che con il termine “congiunti” si è voluto intendere “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”.

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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