Cronaca

CORONAVIRUS: IL DECRETO DELLA DISCORDIA

Ai governatori non è piaciuto il modo di operare del Governo ed hanno preteso chiarezza. Intanto il virus continua a mietere vittime. Nella giornata di ieri, altri 1.326 malati e 133 morti

Il coronavirus in Italia continua a mietere vittime e fa balzare il nostro Paese al secondo posto a livello mondiale per numero di decessi, dopo la Cina e superando la Corea. L’ultimo bollettino diffuso ieri dalla Protezione Civile riferisce 6.387 malati: 1.326 persone rispetto a sabato; 366 sono i morti con un balzo in avanti di 133 decessi nell’arco delle 24 ore. Le persone guarite sono 622 delle quali, 33 nella giornata di ieri. Complessivamente, Complessivamente, includendo i morti ed i guariti, il virus ha colpito 7.375 italiani.

Intanto fa discutere l’ultimo Decreto approvato dal Governo che prevede la chiusura della Lombardia e di 14 province. Lo scontro vede i governatori di Centrodestra da una parte, sostenuti anche dall’opposizione, ed il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte dall’altra. La cosa ha infastidito anche gli amministratori di Centrosinistra. Citandone uno per tutti, il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala che ieri ha dichiarato: “Milano, piaccia o no, è il cuore del Paese. Stamattina (ieri mattina ndr) ho ascoltato il Presidente del Consiglio lamentarsi della fuga di notizie. Non va bene, infatti, che il Sindaco e il Prefetto di Milano sappiano di queste norme dai media”. Non da meno il Governatore Dem, Stefano Bonaccini il quale ha puntato il dito verso “alcune ambiguità che hanno creato incertezze fra cittadini, imprese e lavoratori”. “Il nostro compito – ha detto ancora Bonaccini – è dare risposte, quindi è urgente fare chiarezza”. Sconcerto anche dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che ha lamentato la scarsezza di confronto con il Governo. Il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana ritiene che il Decreto sia piuttosto blando ed avrebbe preferito misure più drastiche in merito al “cosiddetto distanziamento sociale”. Il presidente del Veneto, Luca Zaia invece, giudica il DPCM troppo rigido, definendo “esagerata e inopportuna” la misura che rende zone rosse tre province del Veneto per le quali ha chiesto lo stralcio. Zaia ha poi ridimensionato la polemica nella serata di ieri, garantendo collaborazione con Palazzo Chigi.

Ai governatori ed ai sindaci interessati dal provvedimento, non è piaciuto l’esserne stati messi al corrente dagli organi di stampa e non da Palazzo Chigi. La prima reazione è stata quella di chiedere “subito, con assoluta urgenza, un tavolo di confronto tra il governo, le Regioni e le Province autonome”.

Va da sé che le polemiche delle ultime ore hanno compromesso quello spirito di collaborazione che si era ottenuto con non poca fatica.

Il confronto in videoconferenza tra i governatori ed il Governo, è servito per fare chiarezza su alcuni aspetti che già nella serata di sabato avevano innescato le prime discussioni aggravate anche dalla fuga di notizie ritenute “ufficiose”. Uno dei punti cruciali riguardava il transito delle merci, dei lavoratori nelle zone chiuse, oltre all’apertura degli uffici pubblici. A tal proposito, la Protezione Civile ha diffuso una nuova ordinanza che ha sgombrato il campo dai dubbi. Il Ministro Francesco Boccia ha dichiarato che si è aperta una “”nuova fase con regole omogenee per tutti”. A completare poi gli elementi di chiarezza, la Direttiva del Ministro dell’Interno ai prefetti contenente le misure di controllo nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti e lungo le strade della Lombardia e delle province interessate.

Di seguito, i comunicati del Viminale.

Comunicato-stampa

Misure-e-sanzioni

Antonio Marino

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Antonio Marino

Cinquantunenne ma con lo spirito da eterno ragazzo. Adoro la compagnia degli amici con la 'A' maiuscola, la buona tavola e le buone birre. Appassionato di politica ma quella con la 'P' maiuscola, sposato più che felicemente. Difetti: sono pignolo. Pregi: sono pignolo
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