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Coronavirus, ‘Immuni’: tra speranze e polemiche, il Copasir approfondirà

L’ottimismo di Bending Spoons si scontra con i dubbi dei cittadini riguardo all’archiviazione dei dati personali connessi all’app: e non ha ancora visto la luce!

L’app ‘Immuni’ è ormai argomento di tutti i giorni sia per le speranze che porta ma anche per le polemiche che genera.

Andiamo per ordine. ‘Immuni’ è stata sviluppata da Bending Spoons, dall’inglese piegare i cucchiai, citazione della famosa trilogia di Matrix. Cinque ingegneri si sono riuniti per fondare la S.p.A che oggi ha fatto di ‘Immuni’ il suo cavallo di battaglia nella lotta al coronavirus. L’azienda è stata è stata scelta dal Governo, tra le tante che si sono proposte al bando, per l’dea più innovativa in sostegno dei cittadini durante questa pandemia. Luca Ferrari, Amministratore Delegato di Bending Spoons commenta: “Sono molto orgoglioso della passione, abnegazione e competenza dei nostri ingegneri, scienziati e di tutto il team Immuni. Abbiamo fatto, e faremo, del nostro meglio […] Ma bisogna ricordare che la Presidenza del Consiglio dei Ministri è il licenziatario dell’uso del prodotto. Bending Spoons agisce completamente gratuitamente, finanziando autonomamente i propri costi e non ricevendo alcun corrispettivo per il suo impegno”. Già nell’articolo scorso presente al link (https://www.lavoce.online/2020/04/20/immuni-la-app-per-tracciare-il-coronavirus-potrebbe-essere-linizio-di-una-nuova-strategia-globale/) il fisico e CEO del Centro Medico Santagostino, Luca Foresti che ha partecipato alla realizzazione dell’app, in un’intervista affermava: “L’app è solo un tassello di una strategia globale del Governo, abbiamo fornito un menù di caratteristiche tecniche ma quali saranno quelle definitive sarà una decisione che dovrà prendere il Governo”.

Tuttavia, molti dubbi sono sorti sia da parte dei cittadini che da parte dei politici. Primo tra tutti, la questione legata alla sicurezza dell’app ed in particolare, della privacy dei cittadini che forniranno i dati: ci si chiede dove saranno tenuti i server che archivieranno i dati e chi potrà avervi accesso. A tal proposito, il Copasir, Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, entra in gioco per “approfondire le varie questioni sollevate sull’app ‘Immuni’”, ritenendo che siano questioni di sicurezza nazionale. Infatti, non si esclude la possibilità di un confronto con lo stesso con il Commissario all’emergenza, Domenico Arcuri. Il 21 aprile scorso, Arcuri, alla conferenza stampa della Protezione Civile ha dichiarato: “Per me è impensabile far depositare i dati su un cloud o su un server al di fuori dell’Italia”. Tuttavia, ha anche affermato che la tutela della privacy dei cittadini, il rispetto della privacy e la totale trasparenza dell’app sono di sicurezza nazionale. Un’altra domanda sorge spontanea: che ne sarà del codice sorgente dell’app?

In risposta, la stessa Bendig Spoons ha affermato che, sebbene l’app sarà gratuita, di dominio pubblico, il codice sorgente resterà all’interno dell’azienda e non potrà essere visionato da nessuno.

Queste evidenti criticità sull’app, lasciano molto da pensare: anche su chi ha avuto l’idea di svilupparla. ‘Immuni’ potrebbe aiutarci ad evitare il contagio ma chi ci assicura che i nostri dati non possano essere usati per una seconda Cambridge Analitica?

Dario Naghipour

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